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L'evoluzione del paesaggio agrario dall'età comunale al XV secolo.
Rocche feudali e ville nel paesaggio della prima età comunale |
In questa sezione si esaminano due esempi, tra loro indubbiamente molto dissimili, di trasformazioni e permanenze nel lungo periodo di strutture feudali, di controllo del contado da parte di un'autorità esterna. I documenti iconografici della pittura toscana del XIV secolo ci aiutano soprattutto a cogliere costanti strutturali e modificazioni nel paesaggio agrario. E' profondamente trasformata ed ormai irriconoscibile la vecchia nobiltà toscana nel caso della città di Siena , prima guidata dal partito ghibellino ( vincitore di Firenze a Montaperti 1260 ) e poi dalla fazione guelfa. Dopo l'inurbamento la piccola nobiltà si confonde con la ricca borghesia. "Sulle pendici delle colline cominciano ad allargarsi le proprietà delle nuove classi possidenti borghesi, che qui più sovente acquistano i loro poderi e costruiscono le loro ville. A queste "genti nove", i "sùbiti guadagni" consentono investimenti monetari e anticipazioni culturali di un'entità che sarebbe stata inconcepibile per dei privati nell'età feudale. Questi poderi collinari suburbani - sui cui coloni il proprietario cittadino può esercitare una più facile sorveglianza - diventano sede di ricche culture arboree e arbustive. Molti statuti comunali fanno un obbligo a tutti i proprietari di piantare ogni anno almeno un certo numero di alberi o di piedi di vite. Si allarga così il paesaggio della piantata coi filari di viti alberate ed è in collina che più sovente si concentra la produzione di viti di qualità." Da E. Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Laterza, 1974 Ambrogio Lorenzetti, Marina - Esempio di dissodamenti individuali e sistemazioni estensive di collina Nel particolare dell'affresco di San Cosmo e Damiano del Beato Angelico ( inizio XV sec. ) trovano riscontro nuovi elementi paesaggistici della società comunale ( la cittadetta, le trenta ville ) che si mescolano con quelli della società feudale ( i dodici castelli ). Castelli e rocche feudali non restano più lontani nel loro minaccioso isolamento, ma sono ravvicinati, cosicché la distanza non risulta superiore ad un miglio, come dice in un suo sonetto Folgore da San Gimignano. Tali castelli hanno perduto molto della loro minacciosa imponenza e sono divenuti, con la villa del nuovo borghese, elementi di quel bel paesaggio pittorico e poetico, di cui rinasce il gusto in Toscana, mentre le genti nove dei Comuni e del contado tornano a imprimere forme e belle e congrue ai loro campi e alle loro dimore campestri. Dall'XI al XIV secolo - mentre con la rinascita comunale si viene riaffermando la preminenza delle città sulla campagna - viene numericamente crescendo l'importanza numerica della piccola nobiltà, che avrà d'altronde una parte di primo piano, accanto al popolo grasso, nella politica della prima età comunale. Le rocche feudali che nell'XI sec. erano 52 nel territorio tra Firenze e Fiesole, ma salgono a 130 nel sec. XII e a 205 nel XIII. Non meraviglia che, con questa densità di dimore, la piccola aristocrazia rurale si vada ravvicinando, nel suo modo di vita come nei suoi interessi economici e politici al popolo grasso delle città ( che già allarga il suo dominio e le sue proprietà sul contado ) piuttosto che ai maggiori feudatari, ancora minacciosi dai più lontani castelli. Beato Angelico, San Cosmo e Damiano ( particolare ) Beato Angelico, Deposizione ( particolare )
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Il contado del Comune di Siena attorno al 1304. |
Queste immagini tratte dal "Mito del Buon Governo" , affresco posto nel Palazzo comunale di Siena, (1340) testimoniano di un sostanziale controllo delle campagne da parte del comune. L'aristocrazia inurbata controlla dal centro le attività del contado e, pur conservando i suoi antichi possedimenti terrieri, si vede costretta sempre più a concedere forme di autonomie ai borghi . L'antico diritto di banno è ormai un ricordo e dopo la peste del 1348 si inizierà a parlare anche dei primi contratti agrari, che sostituiranno definitivamente la servitù dei rustici. Le attività delle campagne sono pienamente integrate con la vita economica della città. |
La figura alata è personificazione della Sicurezza; tiene in mano una pergamena su cui sta scritto : " Senza paura ogni uomo sicuro cammini e ogni contadino lavori seminando. Finché questo comune sarà nelle mani di questa buona forma di governo, ogni difficoltà sarà allontanata". Sotto la protezione di questa figura simbolica si svolge, ordinata e felice, la vicenda dei cittadini del Comune. La città è circondata da alte mura in cui si apre una porta che pone in rapporto l'interno del comune con il contado. Dalla città stanno uscendo a cavallo alcuni nobili per andare a caccia con il falcone, mentre stanno entrando i contadini con gli asini carichi dei prodotti della campagna che si venderanno al mercato. Nel contado c'è chi cura le viti, chi ara i campi, chi semina e chi miete. Non è questa tuttavia la rappresentazione reale di un particolare momento della vita lavorativa, ma la visione idealizzata dei positivi risultati che il buon governo provoca nella città e nella campagna circostante. Il documento iconografico testimonia il pieno superamento della chiusura dell'economia feudale con circuiti commerciali ormai pienamente integrati tra città e campagna. Anche la cura dei campi è maggiore, i fianchi delle colline appaiono ordinatamente suddivisi in appezzamenti, non compaiono più boschi, incolti e radure impenetrabili come nell'alto medioevo. L'uomo è rappresentato padrone della natura, all'interno di un paesaggio del tutto scandito e regolato dai ritmi del lavoro umano.
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Campi a chiusura viva nel paesaggio rinascimentale. |
Gentile da Fabriano, particolare della Fuga in Egitto, predella della Adorazione dei Magi ( 1423 ) Durante il '400 la penisola italiana - specie nella sua parte centro settentrionale - continua ad essere un'area economicamente avanzata. Assieme allo splendore delle sue città e al prosperare di traffici e manifatture, lo conferma la sua agricoltura. Nelle terre appoderate delle zone mezzadrili (parte del Piemonte, della Lombardia, dei Veneto, di Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Umbria) non c'è più traccia dell'organizzazione feudale dei coltivo. I fondi sono unità stabili, delimitati da confini fissi, al loro interno i campi sono circoscritti, da siepi o, altrove, da file d'alberi "maritati" alla vite. I confini stabili stanno a dimostrare che la proprietà è concepita ormai in modo moderno, come proprietà piena d'un singolo. Ogni podere, d'altronde, è un'unità produttiva ben distinta e organizzata in cui si pratica un'agricoltura promiscua: cereali, vite, olivo o, in altri luoghi, canapa e lino. In generale è presente anche il foraggio, per alimentare il bestiame da lavoro, che si trae o da prati stabili o dal maggese. Vi sono zone in cui il foraggio è una vera e propria coltura a sé, praticata con tecniche avanzate quale quella dei prati irrigui . Lo sviluppo economico e la ripresa demografica spingono poi alla conquista di nuove terre attraverso la bonifica di aree paludose o la messa a coltura di pendii montani e collinari prima non di rado coperti di macchie e boschi. Dissodamenti e piantagioni collinari e montane - da una mappa cinquecentesca di Serravalle Veneta
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