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La villa romana come anticipazione della curtis

Il castello 1,  2, 3, 4.

L'investitura feudale  

La signoria locale e il diritto di banno.  

Economia curtense  

La cavalleria e la sua evoluzione

La gerarchia feudale

La società trinitaria

 I vescovi conti e la lotta per le investiture

 Evoluzione del  paesaggio agrario  

La cavalleria e la sua evoluzione.

La cavalleria e l'ideale cavalleresco

 

"Il valentuomo si china e gli calza lo sperone destro, come era allora costume di chi addobbasse un cavaliere.  Molti sono i valletti che fanno ressa intorno per armarlo.  Il valentuomo prende la spada. gliela cinge e gli dà l'abbraccio.  Consegnandovi questa spada - gli dice - vi conferisco l'ordine della cavalleria che non tollera nessuna bassezza". Questa scena si legge in uno dei primi capitoli di un romanzo assai famoso nel Medioevo e oltre: Percival il Gallese o Il racconto del Graal, scritto, e lasciato incompiuto, da Chrètien de Troyes. autore francese che compone i suoi lavori fra il 1160 e il 1190.  Ma questa cerimonia è comune a molte opere del tempo.  

Cavalieri armati di lancia in un codice del 1028. - La figura del cavaliere era al tempo stesso elemento di forza e di disgregazione all'interno dell'aristocrazia feudale, ma la cavalleria rimase per secoli l'organizzazione tattica tipica dell'esercito feudale, la cui efficienza si basava sul valore e sulla fedeltà personali. Nell'alto medioevo infatti i combattimenti si risolvevano in una serie di corpo a corpo. La cavalleria dal punto di vista tattico diminuì la sua funzione nel XV secolo con l'introduzione delle armi da fuoco e il potenziamento della fanteria ( ma già nella battaglia di Legnano del 1176 la fanteria dei comuni lombardi ebbe la meglio sulla cavalleria feudale di Federico I Barbarossa.

La cavalleria è un ordine

E’ dalla seconda metà dei secolo XI che i testi accennano sempre più frequentemente a cerimonie destinate a «fare un cavaliere», che danno accesso all'ordine della cavalleria: come per divenire sacerdoti così per essere cavalieri è necessario essere «ordinati», «vestiti». li cavaliere non è tale solo perché possiede armi e cavallo.  Questa è la condizione preliminare. Il cavaliere è pienamente nell'ordine perché accetta delle regole, si obbliga a dei doveri.  Ciò è ben espresso da un elemento della primitiva cerimonia della vestizione. poi in parte caduta in disuso. Dopo che gli erano state consegnate le armi,  il cavaliere riceveva da chi lo ordinava un forte colpo sulla guancia o sulla nuca, l'unico colpo che da allora avrebbe ricevuto senz'essere obbligato a restituirlo.  In tal modo il cavaliere si sottometteva simbolicamente ai doveri dell'ordine rappresentato da chi lo vestiva.  

L'idea dei crociata fu sempre presente agli uomini del Medioevo a tutti livelli. Qui il cavaliere crociato è effigiato su un acquamanile, oggetto di uso comune tra i signori medioevali, che lo usavano per detergersi le mani a mensa.

L'ideale cavalleresco

Nella Canzone di Rolando - composta, pare, intorno al 1080, Carlo Magno, cingendo la spada al comes prediletto, gli augura valore, ardire, virtù e grandi vittorie sui miscredenti. Il primo dovere di un cavaliere, infatti è di mantenere e difendere la santa fede cattolica, si legge in una celebre opera sulla cavalleria dei 1280.  Di qui gli altri suoi obblighi.  In particolare: difendere i deboli ( vedove, orfani, poveri), perseguire i malvagi, portare aiuto al suo signore ).  L'ideale cavalleresco è un ideale di nobiltà d'animo; disegna la figura di un uomo che vive secondo rigidi principi morali.  La realtà era ben diversa.  Che  motti cavalieri siano diventati avventurieri ed anche banditi di strada, che abbiano protetto preferibilmente dominae belle e non prive di eredità, che abbiano confuso la difesa della debolezza con l'adulterio, fu una realtà.  Il problema storico non è però quello di valutare se i cavalieri erano o meno onesti.  Il punto decisivo è chiedersi perché mai nasce e si sviluppa l'ideale (o il codice) cavalleresco.  

Cavalleria e nobiltà

Si ha la convergenza di molti interessi.  Intanto, l'esigenza di incanalare la violenza, sentita dalla gente comune e fatta propria da una parte dei clero.  Inoltre. lo sviluppo di un ideale guerriero «puro», per così dire, tendeva a mettere sullo stesso piano la capacità professionale del combattente, un fatto per lo più  fisico, e la sua qualità morale, un dato essenzialmente spirituale: corpo e anima tendevano a essere considerate due entità quasi paritetiche.  E questo la Chiesa non poteva permetterlo per motivi religiosi ma anche di potere concreto nella società. Nell'affermarsi dell'ideale cavalleresco e dell'«ordine» della cavalleria c'era pure un altro interesse.  Per designare chi stava in alto nella scala sociale si era affermato l'uso dei termine miles.  In tal modo si sottolineava la funzione svolta dall'individuo e si metteva in ombra la sua linea ereditaria. il ceto da cui proveniva, la famiglia alla quale apparteneva.  Si potrebbe dire che c'era una tendenza a sostituire alla tradizione nobiliare un'aristocrazia guerriera e ricca nello stesso tempo , cui poteva accedere chiunque fosse capace di procurarsi le ricchezze necessarie e dimostrasse abilità militare. Insomma si assiste alla formazione di una nuova nobiltà.  

Bassorilievo del XII secolo: un cavaliere alla Reconquista e un Moro. L'opera incarna l'ideale  dei cavalieri cristiani della Reconquista. Un cavaliere in groppa ad un robusto destriero, vestito della cotta e protetto dallo scudo e da un elmo conico, con una pesante spada sguainata si scontra con un musulmano con il turbante inginocchiato in posa di sottomissione.

Non tutti i milites però erano di pari grado.  E già nell'877 il capitolare di Quierzv, riconoscendo l'ereditarietà dei feudi maggiori, sancisce l'esistenza di una grande nobiltà per diritto di famiglia. indipendentemente dalla funzione svolta da ogni suo singolo membro.  

D'altra parte il sovrano, il signore, chi possedeva vasti feudi, aveva bisogno di guerrieri che spesso armava a sue spese a volte traendoli anche dagli schiavi di casa. Erano questi i ministeriali: in generale schiavi scelti per svolgere funzioni specifiche fra cui quelle militari; nell'Impero germanico essi costituivano un ceto di non liberi legati ereditariamente alle terre regie,  fra cui i sovrani reclutavano il personale per i più vari compiti amministrativi, giudiziari, militari.

L'aristocrazia, dunque, fra epoca carolingia e inizi del millennio è una classe dai contorni instabili, «aperta».  Man mano che si consolida un gruppo aristocratico ereditario, esso tende a imporre una più precisa definizione del profilo della propria classe sociale, per differenziarla dalle altre: e fra gli elementi essenziali di differenziazione sociale ci sono assieme alla ricchezza e al potere che si ha - gli stili di vita, l'immagine che dei membri di questa classe sociale si percepisce nel suo complesso.  L'ideale cavalleresco appare allora come la somma dei comportamenti di un individuo riconosciuto dalla società quale appartenente alla nobiltà. 

Diverranno gradualmente prerogative ammirate dell'ideale di vita cortese cavalleresco ( e quindi per estensione anche in parte della classe nobiliare nel suo complesso ) la prodezza, la lealtà, la fedeltà alla parola data, la generosità, la magnanimità, il valore,  il disinteresse, il senso dell'onore e lo spirito di avventura. Naturalmente questo quadro di valori risulta del tutto idealizzato, in quanto la realtà della cavalleria e della nobiltà altomedioevale è ben più compromessa con bassezze, antagonismi, tradimenti e spirito di conquista ad ogni costo.  

Ereditarietà dei feudi e successione

L'aristocrazia ha poi un' esigenza interna di regolamentazione.  L'ereditarietà dei feudi implica un problema di successione: devono ereditare tutti i figli o solo alcuni?  Una prima distinzione è tra maschi e femmine: la tendenza, pur con notevoli eccezioni, è a estromettere le femmine dalla linea ereditaria o a subordinarle alla linea maschile.  La seconda è tra i primogeniti e gli altri (cadetti): si cerca di applicare il più possibile e in modo rigido il diritto di maggiorascato, il diritto cioè del primogenito a ereditare i beni della famiglia.  I restanti hanno due strade: o la vita ecclesiastica o la cavalleria errante

I cavalieri erranti sono giovani di famiglia aristocratica, riconosciuti appartenenti al ceto superiore in quanto ordinati cavalieri e professanti gli ideali cavallereschi, che girano il mondo in cerca di fortuna con la loro attività militare.  La cavalleria è in tal caso un modo per definire l'appartenenza per nascita all'aristocrazia anche di chi dal punto di vista economico non ne farebbe più parte. Ordine e ideale cavallereschi sono strumenti per rendere chiusa l'aristocrazia, ridefinirla in modo rigoroso.  Ma in ogni società la «chiusura» di una classe non è mai assoluta e varia secondo regioni e paesi.  

La prova delle Crociate: gli Ospedalieri ed i Templari

 

I Crociati alle porte di Gerusalemme - miniatura del secolo XIV-  

La nobiltà europea fu impegnata direttamente in Terra Santa nelle Crociate a partire dalla fine dell'XI secolo . Per far sopravvivere gli Stati Latini d'Oriente, nati dopo la conquista di Gerusalemme nel 1099, furono istituiti Ordini religioso - cavallereschi che ricevettero continui rinforzi armati dall'Occidente. Già nell'XI secolo era nato l'ordine cavalleresco degli Ospedalieri, che offriva un ospizio ai pellegrini a Gerusalemme. Dopo la conquista della città, l'Ordine assunse sempre più funzioni militari, che conservò anche in seguito prima a Cipro, poi a Rodi e infine a Malta. L'Ordine, infine,  esaurita la sua funzione militare sopravvisse fino ad oggi svolgendo attività di beneficenza come Ordine di Malta.

L'altro Ordine religioso-militare importante fu quello dei Templari, sorto agli inizi del XII secolo per la difesa contro i musulmani e così chiamato perché ebbe la sua sede presso il Tempio di Gerusalemme. I Templari ebbero un forte rilievo militare, ma soprattutto divennero una potenza economica e finanziaria, custodendo nei loro castelli, ben presto sparsi per tutta l'Europa, i tesori affidati loro dai principi, compiendo operazioni di esazioni, di prestiti, di invio di denari. Proprio per questo si attirarono invidie e accuse, fino allo scioglimento dell'Ordine decretato da Filippo il Bello agli inizi del Trecento.

Questo particolare dell'affresco che si trova nella cappella dei Templari nel castello di Saint Floret ( Francia ) rappresenta una scena del combattimento tra musulmani e Templari 

Un altro famoso ordine cavalleresco fu quello dei cavalieri Teutonici , anch'esso creato in Terrasanta, che assalì le popolazioni slave della Germania nord-orientale a partire dalla fine del XII secolo. Dopo massacri, conversioni forzate al cristianesimo e la germanizzazione della popolazione baltica dei Prussi, ottennero un vasto dominio territoriale sotto la giurisdizione dell'Ordine. L'asservimento della popolazione indigena aprì la strada alla colonizzazione dei contadini e degli artigiani tedeschi, cosicché la Prussia divenne una regione totalmente germanizzata. I cavalieri Teutonici avevano in tal modo risposto al bisogno di terre delle popolazioni tedesche occidentali, espandendo nel Trecento i propri domini fino al Golfo di Finlandia, ponendo le condizioni per il radicamento di una vasta e stabile presenza etnica tedesca. Anche le città della lega hanseatica videro l'estensione della loro area commerciale facilitata dai successi dei cavalieri Teutonici. La spinta verso est fu fermata nel 1242 dal principe di Novgorod Aleksandr Nevskij .

Domini dell'Ordine Teutonico nel corso del XIII secolo.

 

La guerra santa e la cavalleria come modello culturale e letterario

 

La prodezza militare dei cavalieri ( ormai identificabili con la nobiltà in armi delle nascenti monarchie feudali europee ) dopo il Milleduecento ebbe modo di manifestarsi soprattutto nella lotta secolare contro gli arabi di Spagna . Qui si ebbe il terreno di scontro che porterà nel 1492 alla completa reconquista del territorio iberico.

In Francia nasce intanto nel XIII secolo una vera e propria cultura cavalleresca che dà vita alle canzoni di gesta ( o canzoni di stirpe ) che parlano della conflittualità tra i vari signori feudali, affiancati da fedeli vassalli ( cavalieri ) legati dal sacro patto dell'investitura all'obbedienza verso il loro signore. La più famosa tra le Canzoni di gesta è la Chanson de Roland, che parla dell'eroica difesa di una postazione pirenaica da parte del paladino Rolando. In quest'opera il tema militare si affianca a quello religioso e la figura di Rolando, ampiamente mitizzata dall'immaginario cavalleresco nei secoli successivi, si identificherà con quella dell'eroe cristiano che si sacrifica per la fede.

Altri sviluppi avrà l'immaginario cavalleresco in Bretagna e nella Francia del Nord con i romanzi cortesi- cavallereschi ( Lancillotto, Ivano, Perceval ) e nelle regioni provenzali con la poesia dei trovatori. In entrambi i casi la figura del cavaliere, sempre pronto ad affrontare avventure pericolose per la sua dama, obbediente fino al sacrificio alla domina ( signora ) è sinonimo di combattente spregiudicato ma anche di amante passionale e tenace. La fedeltà alla domina cela simbolicamente il tema della fedeltà al signore. Obbedienza e rispetto della parola data infatti continuano ad essere ideali essenziali per il buon cavaliere.

                   

Un cavaliere medioevale: il poeta tedesco Hartmann von Aue - La dama e il cavaliere-

 

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