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La riforma della Chiesa e Cluny - La lotta per le investiture |
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XII- XIII sec. l'impero e la Chiesa L'espansionismo cristiano |
La crisi della Chiesa e la riforma di Cluny.
La
crisi della Chiesa |
L’aspetto più appariscente della crisi della Chiesa era di ordine morale, e rischiava di minarne la credibilità religiosa e il prestigio sociale. C’era, in primo luogo, il fenomeno del concubinato: fra il decimo e l’undicesimo secolo, l’obbligo del celibato ecclesiastico era di fatto caduto, e quasi tutti gli uomini di Chiesa, dai vescovi fino ai parroci, erano più o meno regolarmente sposati. Uno scandalo ancora maggiore era costituito dalla simonia, cioè dall’abitudine di fare mercato delle dignità ecclesiastiche: le cariche di vescovo, abate, parroco venivano sovente comperate e vendute, qualche volta persino messe all’asta; nel 1045 si giunse, da parte di Gregorio VI, fino a comperare le dimissioni di un papa per farsi eleggere al suo posto. La Chiesa era ormai così strettamente legata alla società feudale a tutti i suoi livelli, da essere costretta a condividerne gli usi e le modalità di funzionamento. Nell’ideologia dei tre ordini, il clero avrebbe dovuto essere nettamente distinto dagli altri due; ma esso tendeva piuttosto a identificarsi con la classe della nobiltà feudale, nei suoi livelli più alti, e in quelli più bassi con la classe dei contadini servi. Questa situazione sociale influiva sulla politica del papato, che veniva perdendo la sua autonomia per diventare uno strumento nelle mani di grandi feudatari o a partire dal decimo secolo, dell’imperatore.
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L'abbazia di Cluny ( Borgogna ) affiancata da uno schizzo delle sue strutture architettoniche. Essa raggiunse il suo massimo splendore con Pietro il Venerabile eletto abate nel 1122, ma il vero fondatore della grandezza di Cluny fu Oddone . Sotto la sua guida l'abbazia divenne il centro spirituale più importante d'Europa. L'antica regola benedettina venne sostituita da quella cluniacense , che eliminava l'impegno dei monaci ad impiegare parte del loro tempo in attività manuali e intellettuali ( ora et labora ). I lavori manuali venivano svolti da servi, mentre quelli intellettuali furono abbandonati. La preghiera divenne l'unica occupazione dei monaci; quando non pregavano mantenevano il silenzio, per rompere il quale comunicavano a gesti. La vita liturgica acquistò molta importanza ed ebbe uno sviluppo senza precedenti: essa doveva essere particolarmente curata per coinvolgere i fedeli. Per questo furono rinnovati i canti, le formule di adorazione e i riti sacri. Questo stile di vita affascinò gli altri ordini religiosi: numerosi abati chiamarono Oddone nei loro monasteri perché insegnasse ai loro monaci a vivere come a Cluny. Il senso più vero della riforma cluniacense consiste tuttavia nella rigida moralizzazione della vita della Chiesa che, intorno al Mille, era attraversata da molti mali: simonia ( commercio di beni spirituali e religiosi ), vendita delle cariche ecclesiastiche, mancato rispetto del celibato ecclesiastico. La riforma partita da Cluny tenderà soprattutto a sottrarre all'imperatore la nomina dei vescovi-conti , che non davano alcuna garanzia di fedeltà ai principi cristiani, in quanto quasi sempre privi di qualsiasi profonda religiosità e interessati solo a ricoprire un potere territoriale. Il più famoso dei monaci cluniacensi sarà Ildebrando di Soana, il futuro papa Gregorio VII, avversario di Enrico IV nella lotte per le investiture.
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Il monastero di Cluny e la riforma |
Il processo di riforma prese avvio già nel 910 con la fondazione del monastero di Cluny in Borgogna. Dal punto di vista religioso i monaci cluniacensi si richiamavano a un rigido rispetto della regola benedettina. Ma l’aspetto più significativo era un altro: il monastero e la sua terra erano stati donati al papa, dal quale pertanto l’ordine dipendeva direttamente, venendo così sottratto alla giurisdizione sia del feudatario sia del vescovo della zona. L’opportunità della riforma assicurò un rapido successo agli abati di Cluny : nell’undicesimo secolo ad essi facevano capo circa 1500 conventi, legati tra loro tramite il papato romano. Era un primo, importante passo nella direzione del rafforzamento dell’autorità centrale del papa. Alla metà dell’undicesimo secolo il papato è pronto a tentare lo scontro frontale: Leone IX (1048-1054) depone i vescovi simoniaci in Francia; nel 1059 Nicolò II fa approvare da un concilio la sanzione politica decisiva del processo di riforma. Il punto centrale consisteva nella trasformazione della procedura di elezione del pontefice. In precedenza, questi era eletto dai nobili e dal popolo di Roma, con la necessaria approvazione dell’imperatore. Con la riforma del 1059 questa elezione veniva invece ristretta ai principali membri del clero romano (i cardinali). |
La miniatura, contenuta in un codice parigino rappresenta uno degli altari della basilica di Cluny. Il papa Urbano II, già monaco e abate di Cluny, è raffigurato mentre consacra l'altare.
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