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Le confraternite
Origine
delle confraternite. |
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L'eremìta Ranieri Fasani da Borgo San Sepolcro, nel 1260, diede inizio al
movimento dei disciplinati (o disciplinanti).
Questi penitenti itineranti, sull'esempio del Fasani, che predicava
la mortificazione del corpo mediante l' autoflagellazione, si battevano
con una "disciplina" e cioè con un mazzo di cordicelle
(generalmente cinque, in ricordo delle piaghe di Cristo) munite di nodi o
di palline di legno. A tale scopo, il saio o sacco indossato dai penitenti, era
munito, sulle spalle o sul dorso, di apposita apertura o finestrella. Flagellanti - incisione tedesca del XV secolo I
disciplinati si estesero a Perugia, Imola, Bologna, Modena, Reggio, Parma,
Piacenza, Tortona e Genova, poi all'Italia settentrionale, trovando anche
seguaci in Austria, Francia, Germania e Polonia. I
membri delle confraternita, alle pratiche religiose nei loro oratori,
accompagnate, spesso, dall'uso della "disciplina" come
pratica
devozionale, alternavano
opere di carità verso il
prossimo, assistendo i
confratelli
infermi
e suffragando quelli defunti.
Nei centri maggiori assistevano carcerati e
condannati a
morte,
erigevano
ospedali
per gli ammalati poveri e
ricoveri
per i pellegrini
diretti in Terrasanta od a Roma, in visita alla tomba di San Pietro.
Certamente l'origine può essere fatta risalire alle prime comunità cristiane, per cui possiamo senza dubbio affermare che la storia delle Confraternite laicali è intimamente connessa alla storia della Chiesa stessa. L'associazionismo laicale fu una esigenza che i cristiani sentirono fin da subito, per realizzare la fratellanza e l'amore di Cristo secondo il principio evangelico "se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome io sono in mezzo a loro" (Mt. XVIII, 20). Le Confraternite come le conosciamo oggi, e dalle quali discendiamo direttamente e senza interruzione, sorsero nel XII secolo quali associazioni di fedeli erette per l'esercizio di opere di carità e pietà, ma aventi anche lo scopo dell'incremento del culto pubblico. A differenza delle congregazioni religiose i membri delle Confraternite, allora come oggi, non emettono voti né vivono in comunità. La stabilità, elemento molto importante in una associazione, in quanto solo così possono essere raggiunti gli scopi più alti, viene assicurata da un formale decreto emesso dalla autorità ecclesiastica e dalla obbligatoria adozione di uno statuto, che fissa lo scopo della Confraternita e regola i rapporti sociali interni. La diffusione delle Confraternite, dal XII secolo in poi, fu rapidissima: Francia, Germania, Italia, Spagna. La presenza penetrante delle Confraternite in tutti gli strati sociali, la fiducia che incutevano nei fedeli, l'esempio di povertà e di rettitudine, contribuirono a salvare la Chiesa negli anni della divulgazione della eresia.
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Consorterie e torri nobiliari. |
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San Giminiano ( Siena ) |
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Associazioni di mestiere e confraternite . |
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Nel
Duecento - In particolar modo nell'ambito dell'Italia settentrionale
-esistevano perfino numerose fondazioni ospedaliere corporative: quelle
dei sarti, dei mugnai e dei mercanti di Piacenza, quella delle Quattro
Arti di Parma quelle dei mercanti e dei tavernai
di Modena,
quelle dei cambio e della mercanzia di Perugia. In
altri casi (a Venezia)
ogni corporazione si trovava affiancata dalla corrispondente confraternita
(la scuola) atta a soddisfare ogni esigenza di tipo religioso e
assistenziale degli artigiani. Anche questa realtà venne modificandosi
nel tardo medioevo sotto la spinta delle difficoltà economiche e sociali
sopra evocate. La spinta
assistenziale cominciò a proiettarsi al di fuori delle corporazioni verso
istituzioni già esistenti o create per questo scopo.
Si trattava di istituzioni in cui l'elemento laico si affiancava
sempre più robustamente al tradizionale referente ecclesiastico.
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Si
trattava di interventi
assistenziali di dimensioni assai più vaste,
globalmente, di quelle garantite dalla solidarietà corporativa, orientate
non tanto ai soci ma agli strati inferiori della popolazione cittadina
entro i quali la manifattura reclutava la mano d'opera salariata e sui
quali bisognava operare un sempre più attento controllo sociale. Per sostenere gli inevitabili bisogni di alcuni anziani maestri, ormai incapaci di reggere al confronto coi colleghi più giovani, si stabilì che ogni calafato attivo ne assumesse un certo numero in proporzione a quello degli altri dipendenti. Tra questi artigiani anziani si effettuavano distinzioni al fine di non danneggiare il datore di lavoro: quelli perfettamente abili ricevevano un salario pari a quello dei «lavorieri» giovani, e i meno vigorosi ricevevano un salario dimezzato. Non v'è dubbio che queste «angarie de' veterani», vigenti nel territorio veneto fossero una larvata forma di pensione. E si trattava di un sistema pensionistico intelligente, perché consentiva che il maestro veterano avesse contributi equi. da
Arti e mestieri nel medioevo, Storia e Dossier, Novembre 1995
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La continuità storica delle confraternite : il caso di Vercelli | ||
La confraternita di S. Sebastiano a Vercelli reca sempre il venerdì di Pasqua in processione la macchina raffigurante "Gesù legato alla colonna", emblema della sofferenza e della generosità divina.
Confraternita di S. Antonio a Vercelli. La macchina ha per titolo "Cristo con la croce". |