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Arti e corporazioni
Compagnie, gilde, confréries |
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Corporazioni,
associazioni professionali e di mestiere sorsero e si diffusero
nell’Europa comunale a partire dall’XI secolo con nomi vari: corporazioni
o arti o compagnie
in Italia,
gilde
nell’Inghilterra, nei Paesi Bassi e in Germania, confréries
in Francia, gremios
in Spagna. Le
gilde, inizialmente a carattere religioso e di mutua assistenza, si
svilupparono a partire dall’XI secolo in Inghilterra, in Svezia, nei
Paesi Bassi e in Germania come associazioni di mercanti.
Le gilde si assicurarono il monopolio delle attività produttive e del commercio delle città, controllando le varie attività e vendendo, sia all'ingrosso sia al dettaglio, ogni tipo di merce. I mercanti che non erano membri della gilda potevano vendere i loro prodotti solo all'ingrosso ed erano soggetti a speciali restrizioni; ad esempio, erano tenuti a versare tasse speciali al signore feudale o alla città, mentre la gilda pagava annualmente per tutti i propri membri, i quali erano esenti anche da altre imposte cittadine. Nel corso del XIV secolo le gilde persero la loro importanza economica in seguito al declino dei comuni, e quelle che sopravvissero si trasformarono nuovamente in associazioni religiose. In Italia le “arti” nacquero agli inizi del XII secolo e si diffusero soprattutto nei comuni dell’Italia centrale e settentrionale, in particolare a Firenze.
Divise in “arti maggiori” (mercanti,
banchieri, giudici e notai, Medici e speziali, Pellicciai e vaiai )
e “arti minori” (artigiani e
commercianti ), influirono profondamente
sull’organizzazione economica e politica delle città, insieme con le
professioni puramente intellettuali, organizzate in arti liberali. Generalmente, i membri di un’arte erano divisi in tre classi: maestri, apprendisti, garzoni, che svolgevano le mansioni più semplici e che non richiedevano una particolare abilità. Il maestro possedeva le materie prime e gli attrezzi e vendeva le merci prodotte nella propria bottega. Gli apprendisti e i garzoni vivevano nella casa del maestro; in genere gli apprendisti non ricevevano altro compenso che il mantenimento.
Farsettai e tintori, inizialmente non riconosciuti come arte, tentarono a Firenze una sollevazione ( Tumulto dei Ciompi, 1378 ) che portò alla formazione dell'arte dei Ciompi o del popolo minuto. Tuttavia la caduta di Michele di lando, che li aveva guidati, coincise con una nuova sconfitta di queste categorie di lavoratori. Sul finire del secolo si impongono economicamente e politicamente le sole arti maggiori che si riconosceranno, d'ora in poi, nel potere economico di grandi famiglie mercantili e bancarie. La corporazione promuoveva l'interesse dei propri membri soprattutto in due modi: proteggendoli dalla concorrenza di altre città e da quella dei professionisti della stessa città non appartenenti alla corporazione. La corporazione controllava il rispetto dei propri statuti con un'attenta e continua supervisione delle botteghe. Le corporazioni furono un'importante forza nella vita politica europea dal XII al XIV secolo. Quasi ovunque in Italia l'ingresso delle arti nei governi comunali fu lo sbocco obbligato della lotta tra nobiltà e ceti urbani emergenti. In Francia e nelle Fiandre, nel XII e XIII secolo, le corporazioni furono spesso sul punto di prendere in mano le redini del governo delle città. Nel XIV secolo, tuttavia, le corporazioni cominciarono a competere con le élite aristocratiche o mercantili delle città per il potere e, in alcune città, riuscirono gradualmente a ottenere il governo comunale. Le corporazioni del comune di Orvieto |
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Firenze, Palazzo dell'arte della Lana Si trova in via dell'Arte della Lana ( Calimala ) ed è unito alla chiesa di Orsammichele da una congiunzione muraria. Fu sede di una delle più ricche e potenti corporazioni, che contava più di 30.000 operai, 200 botteghe e 20 fabbriche. L'edificio fu costruito nel 1308 . |
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Nel
XV secolo, il potere delle corporazioni cominciò a declinare. La causa
principale del declino e della successiva sparizione delle corporazioni fu
la nascita, nel XVI secolo, di un nuovo e più dinamico modo di produzione
e distribuzione, quello capitalistico.
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Il mercante - imprenditore e l'affermarsi del capitalismo. |
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Un 'incisione del XV secolo raffigurante un mercante - banchiere.
Il
capitalismo
privilegiava la produzione di merci su larga scala, la concorrenza tra
produttori sui vari mercati e un'ampia distribuzione delle merci. Poiché
le corporazioni erano contrarie a questi tre principi, i capitalisti
generalmente impiantarono le proprie attività nei centri dove queste non
esistevano. Incapaci di produrre beni rapidamente ed economicamente quanto
le imprese capitaliste persino per i propri mercati locali, le
corporazioni vissero un lento declino
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Un riquadro della vetrata di Semour-en-Auxois dei fabbricanti di panno ( inizio XVI sec. ). Processo di spazzolatura finale. |
Tintura di una pezza. In queste tarde raffigurazioni delle attività legate alla manifattura compare ancora il segno della diversificazione delle lavorazioni. |