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L'Italia settentrionale ai tempi di Federico II

Le circoscrizioni territoriali dei singoli poteri locali - soprattutto comunali - si sono rinsaldate dopo la morte di Enrico VI, all'epoca dei disordini tedeschi e della minorità di Federico II. Le magistrature consolari sono state sostituite da quelle podestarili e nessuno fa più caso all'obbligo che esse dovessero essere ratificate dall'imperatore. Allo stesso modo nessuno fa più ricorso ai tribunali imperiali per le cause di appello e tutti abusano del permesso accordato di edificare castelli e mura, trascurando di  definire e pagare all'Impero i censi a cui si erano impeganti in cambio delle regalie da esso cedute. Era proseguito inoltre l'assoggettamento da parte del contado e dei comuni più piccoli da parte delle città maggiori.

L'Italia del nord era ancora una provincia dell'Impero, ma sempre più difficile appare per l'imperatore far cessare l'endemica conflittualità tra i vari comuni ed i feudatari ghibellini sul territorio, imponendo la comune disciplina alla sua autorità.

Il cartogramma evidenzia - per l'area centro-settentrionale dell'Italia -  alcuni grandi reggimenti feudali, alcuni dei quali di natura ecclesiastica ( Patriarcato di Aquileia, Principato di Trento, Contea di Savoia,   Marca Trevigiana, Marca Anconitana, Ducato di Spoleto ) e di un fitto reticolo di autonomie comunali e signorili  che contrassegnano tutta la pianura padana, la dorsale appenninica in direzione dell'area toscana, della Romagna e delle Marche. Il nome della regione deriva appunto dalle "marche", cioè dai vari possessi delle famiglie signorili, che controllano i contrafforti appenninici, solcati dai fiumi che sfociano nel mare Adriatico. Queste terre saranno in seguito, verso la fine del XIV secolo subinfeudate allo Stato pontificio ).

Scendendo a sud compare il territorio della Chiesa governato direttamente dal Papa solo nell'area laziale e quindi il regno di Sicilia di Federico II , molto più accentrato e coeso attorno alla sua capitale ( Palermo ) ed con una sua legislazione omogenea, nonostante l'autonomismo dei baroni.

 

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