La
conquista araba
della Sicilia
avviene nell' 827 anche se l'isola aveva subito in tempi precedenti
molte incursioni musulmane delle quali si ha notizia fin dalla metą del
VII secolo. Gli Arabi del resto, erano molto vicini, in quanto installati
sulla sponda africana del Mediterraneo. Ifriqiya
(cioč l'Africa del Nord) ha ormai il volto musulmano, ed č governata da
emiri locali in pratica autonomi come in Spagna. La
Sicilia č inoltre bersaglio molto interessante, in quanto, sottraendo ai
Bizantini le basi navali dislocate sulla costa meridionale dell'isola, gli
Arabi avrebbero il pieno controllo sul traffico navale nel Mediterraneo
centro-occidentale.
Lo sbarco avviene a Mazara del Vallo, al comando della spedizione vi č Assad
Ibn al-Firat che punta su Siracusa, la capitale, che perņ resiste.
Cade Gergenti (Agrigento) e dopo un anno di lotta si arrende Palermo, che
diventerą capitale. Siamo nell' 831. Successive sono la resa di Messina,
Modica, Ragusa, passano dieci anni prima che si arrenda Castrogiovanni e
venti prima che si arrenda Siracusa.
A questo punto gli Arabi
vorrebbero invadere l'Italia Continentale, ma sono divisi da essa
dallo Stretto di Messina. Per questo nuovo capitolo della storia ci
vengono incontro le cronache latine del IX e dell' XI secolo. Si parla di
Saraceni a Brindisi, a Taranto.
Soggette a scorrerie saracene furono la Sardegna
e la Corsica, ma
maggiormente la Calabria, la Campagna e il Molise
dove gli Arabi si insediarono per qualche tempo. Si ricordano il sacco del
Monastero di Montecassino e
quelli delle Basiliche di San Pietro e San Paolo a Roma
e ancora, nel 935, erano in Liguria
a Genova. Gli Arabi risalivano anche l'Adriatico verso Ancona,
spingendosi fino a Cherso. Vanno considerati durevoli i due emirati di
Taranto e Bari (dall' 847 all' 871).
Il primo emiro barese, Al-Khal
Fun rilasciņ un diploma destinato a diventare un riferimento in
tutti i secoli della conquista musulmana:
" Nel nome di Dio, clemente e misericordioso. Questa č sicurtą
concessa dal servo di Dio, Omar, Principe dei Credenti, agli abitanti di
Aclia. A tutti senza distinzioni, o malati o sani, egli garantisce la
sicurtą per loro stessi, per i loro beni, per le loro chiese, per i loro
crocefissi e per tutto ciņ che riguarda il loro culto . . . Non saranno
maltrattati per causa della loro fede, né alcuno fra essi sarą
danneggiato . ".
La Sicilia, dopo la
conquista, gode di un periodo lungo di pace
e prosperitą, viene inserita in un'area ricca, il mondo islamico,
culturalmente ed economicamente. Il tutto viene favorito dalla facilitą
delle comunicazione, la disponibilitą delle risorse produttivi,
tecnologiche
e ideologiche e dall'uso dell'arabo come lingua franca.
Religiosamente la Sicilia occidentale fu intensamente
islamizzata , quasi al 50%. I Cristiani rimasti nell'Isola erano
tollerati e protetti generalmente, ma nella condizione di dhimmī
(comportava il pagamento di una tassa dagli aderenti ad una
religione rivelata, viventi sotto la protezione dell'autoritą
musulmana).
I Musulmani di Sicilia hanno contributo intensamente allo sviluppo delle
scienze teologiche:
Muhammad ben Khurāsān e Ismā'īl ben Khalaf nella raccolta e
nell'approfondimento degli ahādīth. Assad ben al-Fūrat e
Yahyā ben Umar nello studio di diritto o figh.
Abd Allāh, di origine siciliana, ha tradotto all'arabo un trattato greco
di botanica di Dioscuride. Nelle scienze linguistiche ricordiamo Mūsā
ben Asbagh, Abū abd-Allāh Muhammad al-Kattāni (1035-1118) e Sa'īd ben
Fat'hūn. Come poeti siculo-arabi ricordiamo Abd al-Rahmān ben Hassan,
Ja'far ben yūssuf e Ibn al-Khayyāt. A quel epoca era d'uso che i dotti
si spostassero frequentemente nell'Umma (mondo islamico) sia
per frequentare altri dotti, sia per apprendere o per insegnare. Questo
rendeva abbastanza vivace la circolazione delle idee.
Sono i Fatimiti di Ifriqiya
che delegarono i fedeli Kalbiti a rappresentare la sovranitą in Sicilia.
Lo scenario č di discordie, rivolte di palazzo e delitti di Stato,
incominciano a sorgere delle signorie locali e va anche fronteggiata la
costante minaccia bizantina.
Nonostante l'arrivo di rinforzi dal Maghreb e l'eroica resistenza
capeggiata da Ibn Abbāb (Benavet) Palermo cade nel 1072. La conquista
normanna guidata da Ruggero
il Guiscardo fu completata dopo 30 anni di guerra e fini nel 1091
con la caduta di Noto.
Finita la conquista Ruggero
fece seguire una grande tolleranza
per i Musulmani. Molti di loro furono arruolati come soldati in
reparti speciali nel suo esercito. Nel 1111 viene incoronato Ruggero
II, si faceva chiamare al-Mu'tazz bi-llāh e firmava spesso come al
qiddīs (il re grande e venerabile), mantenne la Sicilia nella grande circolazione
culturale e commerciale del mondo islamico. Per volere dello stesso
re, il geografo Al-Sharif
al-Idrissī, figura rappresentativa della comunitą islamica
sicula, scrisse la famosa opera Al-Kitāb al-Rujāri (il libro di
Ruggero), grande opera di geografia completata nel 1154. La sua corte era
affidata anche ai funzionari di lingua e competenza araba; c'erano dei fityān
(paggi), hājib (ciambellani), Janīb (aiutanti
di campo), Jāmadār (addetti agli abiti) ecc . . .
La Sicilia ritorna cristiana con i
Normanni, ma se furono lunghi i tempi della conquista, furono
ancora pił lunghi quelli della scomparsa della cultura musulmana
dall'isola. Il periodo di maggior fioritura artistica e culturale della
Sicilia musulmana ha coinciso con i tempi della terza dinastia Kalbita,
Palermo fu capitale di arti, lettere e soprattutto poesia, questa cittą
divenne il faro di questa civiltą che si propagņ per tutta la Sicilia e
giunse perfino a lambire il Mezzogiorno d'Italia. Non si contano gli influssi
islamici nell'architettura, nella pittura, nella ceramica, nella
decorazione per non parlare dei numerosi arabismi presenti nella nostra
lingua ( libeccio, scirocco, darsena, tariffa, fondaco, gabello, elisir,
sofą, zenit, ecc . . .) e nei numerosi toponimi: Alcamo, Marsala,
Caltagirone, Sciacca, ecc . . .
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