I pellegrinaggi in Terrasanta
I pellegrinaggi di Terrasanta ebbero luogo fin dal primi secoli dell'era
cristiana. Questa pratica devozionale, protrattasi nel tempo, è
documentata dai diari manoscritti di pellegrini medievali che raccontano
le tappe del viaggio compiuto nei luoghi dove visse e morì Gesù Cristo.
Uno dei maggiori padri della cristianità latina, San Gerolamo, si stabilì in Palestina trascinando con sè il circolo di donne ricche ed eleganti che si riuniva attorno a lui in Italia. Insieme ad alcuni monaci fondò nel IV secolo a Betlemme una comunità religiosa. Nella sua cella riceveva una processione ininterrotta di viaggiatori che venivano a rendergli omaggio dopo aver visitato i luoghi santi. Una
visita a quel luoghi, fatta con il proposito di pregare e di acquistare
meriti spirituali faceva parte già ai primordi della storia della Chiesa
delle pratiche religiose cristiane. Con
il trionfo del cristianesimo quest'abitudine si diffuse e l'imperatore
Costantino se ne servì per rafforzare la religione da lui resa legale
dopo il periodo delle persecuzioni. In
Palestina l'imperatore fece costruire una chiesa che è rimasta nel tempo
il massimo santuario della cristianità: la Chiesa del Santo Sepolcro.
In realtà all'impegno, in parte leggendario di Elena, madre di
Costantino, si deve la ricerca di quella Gerusalemme scomparsa in seguito
alla distruzione di Tito ed alla profonda trasformazione urbanistica
voluta da Adriano. La stessa
Elena nel 326 aveva compiuto un primo pellegrinaggio in Terrasanta.
A lei la tradizione medioevale attribuì la certezza del
ritrovamento delle tre spelonche nelle quali si identificò il nucleo
principale dei Luoghi Santi: una tomba-sepolcro scavato nella roccia sotto
il tempio di Venere - Astarte, demolito per volontà dell'imperatrice
stessa, identificato come il "sepolcro nuovo" di Giuseppe di
Arimatea, una grotta naturale nel Monte degli Ulivi in cui, secondo la
tradizione, Gesù avrebbe insegnato la preghiera del Padre Nostro al
discepoli e la grotta della Natività a Betlemme.
Ad Elena si devono con certezza la costruzione della basilica di
Betlemme e di quella sul Monte degli Ulivi.
La
consuetudine devozionale del pellegrinaggio prese così forza, soprattutto
tra le donne. Tra queste
Eutropia, suocera di Costantino, Eudossia, moglie di Teodosio 11, ed
Egeria, monaca della fine del IV secolo forse originaria della Galizia o
del sud della Gallia. Quest'ultima
ci ha lasciato un diario dettagliato che ci permette di ricostruire tutto
il suo viaggio attraverso le maggiori tappe a Costantinopoli ed a
Gerusalemme.
Con
l'afflusso dei pellegrini si innestò il processo di monumentalizzazione
dei Luoghi Santi cristiani, avviato con la sistemazione delle grandi
basiliche costantiniane. Viene
così a poco a poco a delinearsi la "forma" cristiana di
Gerusalemme e di tutta la Terrasanta, sconvolta dall'intervento romano.
Il diario dell'anonimo pellegrino di Piacenza del 570 paragonato a
quello a quello di Egeria rivela chiaramente come in due secoli le
costruzioni delle chiese e degli ostelli nel luoghi santi si fossero
moltiplicate e nel contempo si fossero arricchite anche le leggende sulle
reliquie. Con la conquista
musulmana il pellegrinaggio al Luoghi Santi subì una interruzione.
Tra il VII e il X secolo la navigazione tra Oriente e Occidente
divenne difficile e problematica. Fu
difficoltoso anche spostarsi a piedi per l'insicurezza dell'area balcanica
percorsa da Slavi, Avari e Ungari. Per
queste difficoltà il rallentamento del flusso dei pellegrini ebbe come
contropartita l'afflusso verso il mondo cristiano delle reliquie
provenienti dalle terre bizantine e la creazione di una serie di Santuari
che cercavano di riproporre in patria ciò che i pellegrini avrebbero
potuto vedere in Terrasanta.
Nell'anno
1033, millenario della morte di Cristo, i pellegrinaggi verso i Luoghi
Santi ebbero grande impulso. Fu
impegno della cristianità la ricostruzione della basilica del Santo
Sepolcro e molti pellegrini, mossi dalle paure apocalittiche, si
riversarono in Palestina nella speranza che la fine dei tempi li cogliesse
in prossimità della valle di Giosafat.
Così nel 1065, anno in cui la Pasqua cadeva il 26 marzo in
coincidenza con quella ritenuta della Risurrezione storica, una folla di
pellegrini partì dalla Germania per prepararsi in Gerusalemme al giorno
del giudizio universale.
Nel
1221 si recò a Gerusalemme in pellegrinaggio San Francesco, accompagnato
e poi seguito da molti frati che, in seguito, si stabilirono in Terrasanta.
Essi elaborarono guide, itinerari e ricche descrizioni dei viaggi
stessi costituendo un'importante documentazione di riferimento per tutti
coloro che intendessero intraprendere l'affascinante, ma pericoloso,
viaggio verso la Terrasanta.
Le
diverse spedizioni crociate che si susseguirono a intervalli regolari tra
la fine dell'XI e la metà del XIII secolo portarono un grande scompiglio
negli orizzonti religiosi e canonici del pellegrinaggio. Infatti la crociata venne concepita come opera di penitenza,
condividendo i privilegi e le immunità che la chiesa aveva elaborato nel
tempo per favorire e proteggere materialmente quanti si assumevano
l'impegno di un pellegrinaggio. Il
pellegrinaggio vero e proprio però non si interruppe mai, neppure durante
le spedizioni crociate, ma il proliferare di santuari in cui erano
riprodotti i Luoghi santi, come le Case di Nazaret, i Sacri Monti
o le
Gerusalemme traslate nel quali si anticipava la devozione moderna della
Via Crucis, rendeva possibile interiorizzare il pellegrinaggio
trasferendolo dal piano materiale a quello mistico.
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