Le periferie di Umberto Boccioni e Giacomo Balla
L'esperienza artistica giovanile
di Umberto Boccioni si
intreccia a Roma con quella di
Giacomo Balla : insieme a
Severini frequenta infatti lo studio
romano del pittore nella sua fase divisionista. In particolare Boccioni
resta affascinato dal suo particolare modo di affrontare l'immagine e dal
taglio prospettico presente in alcuni suoi dipinti come il
Ritratto della signora Pisani
( 1901 ). Qui l'immagine della città si distende come di scorcio, in una
vista posta dall'alto di una terrazza, mentre la balconata taglia
decisamente la prospettiva aerea alla maniera delle inquadrature di tipo
fotografico di Caillebotte. |
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Già nel periodo romano Umberto Boccioni, mentre rifiutava lo studio dei modelli classici - alla base dell'insegnamento tradizionale, si impegnava in riproduzioni - disegni, schizzi - di paesaggi urbani, riproduzioni di realtà colte direttamente per strada, studi di automobili. Tali motivi sarebbero poi stati ripresi dai Futuristi. L'incontro con Giacomo Balla apri la sua ricerca all'avanguardia romana ed al Divisionismo, una tecnica pittorica fondata sull'accostamento di piccole macchie di colore puro derivata dal Neoimpressionismo francese. Diversamente dalla maggioranza degli artisti contemporanei, egli nutre uno spiccato interesse per il mondo del lavoro e per la vita urbana, che riflettono la realtà nuova della modernità tecnologica ed industriale. Insieme a Balla e Boccioni troviamo anche Severini, uno dei fondatori del Futurismo. I loro interessi comuni riguardavano nel campo filosofico i testi di Nietzsche, Marx, Engels e Sorel. Il trasferimento a Parigi pone in contatto Boccioni con una vera realtà metropolitana e qui, nell'esaltante atmosfera della città francese, riferisce eccitato dei tram, delle stazioni della metropolitana con le loro luci elettriche, dei caffè, delle donne imbellettate e delle bizzarre danze al Moulin de la Gaiette, dove era ammesso gratuitamente come disegnatore. Nel 1907, dopo un breve viaggio in Russia torna a Milano, dove rimane fino al 1915, stabilendosi con la madre e la sorella nei pressi di Porta Romana, nella periferia industriale della città. " Sento che voglio dipingere il nuovo, il frutto del nostro tempo industriale" . Cosi afferma Boccioni in quegli anni un'idea che si esprimerà ad esempio in Idolo moderno del 1911. Anche se la forma espressiva non è totalmente matura, anche se la sua ricerca pittorica deve ancora subire la rivoluzione futurista compare già in Mattino e in Officine a Porta Romana, opere entrambe del 1909, la nuova atmosfera della città, che si ridesta segnata dal fluire lento degli operai che vanno al lavoro. Periferie attraversate dalle ombre lunghe del mattino e dai carretti che trasportano materiale edilizio per una città che sta dilatandosi al suo esterno, celebrando così l'avvio dell'età industriale anche in Italia.
Mattino ( 1909 ) è senza dubbio uno
dei più suggestivi tra i paesaggi urbani dell'autore. La composizione, di
notevole forza espressiva, è relativamente semplice, impostata sulla
grande diagonale della strada e sull'intensa vibrazione cromatica che domina
l'insieme. La presenza delle fumanti ciminiere delle fabbriche
anticipa il tema futurista della città industriale con la sua attività
intensa e la sua animazione, legata alle nuove iniziative economiche.
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