Severini,
nelle sue memorie scritte dopo la seconda guerra mondiale, dice si
sentirsi particolarmente legato a due città, Cortona e Parigi.
La prima, antica città di origini etrusche che gli diede i
natali, grande metropoli internazionale la seconda, punto di
convergenza di tutte le avanguardie novecentesche, sede della sua formazione
culturale ed artistica.
La terza città alla quale Severini è obbligatoriamente legato è Roma,
la sonnolenta città umbertina, non ancora metropoli - che gli aprì agli
inizi del secolo la via della pittura e delle grandi amicizie (
Balla,
Boccioni,
Sironi ),
nella quale più tardi, con cadenza quasi decennale, non potrà fare a meno di
tornare.
La pittura di Severini, a partire dagli inizi divisionisti, ha
trovato un
riferimento costante nella realtà urbana: dalle
periferie romane ai notturni fiorentini,
fino alle elaborazioni futuriste,
approfondite nella ricerca di un linguaggio espressivo sempre più lontano
dalla descrizione e dalla figurazione. Alla città e al suo mondo rimanda
anche il mito della danza, costante
motivo ispiratore del pittore, dalle
rutilanti ballerine futuriste corrusche di lustrini, alle eleganti
astrazioni analogiche del tardo periodo futurista (
Mare =
Ballerina, 1913 - 1914 )
● La fase del divisionismo romano
Il giovane
Severini,
approdato a Roma nel 1899
quando ha già acquisito nozioni abbastanza precise di
disegno, incontra
Giacomo Balla e
conosce
Umberto Boccioni. Balla
lo avvicina
alla nuova tecnica del
divisionismo, attraverso i modelli di
Segantini,
Previati e
Morbelli, che si
distanziano notevolmente dai neoimpressionisti
francesi attenti unicamente a rendere la realtà esterna nelle forme
di una resa soggettiva delle atmosfere.
I divisionisti italiani ai
quali anche Severini è
ampiamente debitore, pur conservando alle vedute il senso di freschezza
capace di evocarne l'originalità atmosferica, restituiscono con grande
esattezza l'organizzazione dello spazio per piani prospettici ben
individuati.
Dintorni di Roma
( 1903 ) è un quadro di acendenza
segantiniana,
orizzontalmente allungato nel taglio, solcato dalla diagonale
della staccionata e dall'innalzamento della linea dell'orizzonte.
La calda fluidità della luce sembra
integrare la sagoma
della città che
si vede in lontananza con la
realtà rurale che si
staglia in primo piano. Si intuisce una sorta di continuità
spaziale dinamica, che unifica lo spazio nella luce
atmosferica.
Tali intuizioni saranno alla base dell'evoluzione del
divisionismo nelle teorie della pittura futurista, esposte nel
1910 nel
Manifesto
tecnico della pittura futurista sottoscritto tra gli altri da
Severini, Boccioni e
Balla.
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Notturno a Firenze, del
1906 ripropone l'ossequio ai modelli classici del divisionismo
italiano: in questo caso è evidente la citazione de
Il Sole di
Pellizza da
Volpedo. L'immagine - che può
definirsi uno studio di luce - è comunque "ancorata ad un saldo
telaio geometrico "
( da D. Fonti, Gino Severini, Art e dossier n°108,
Giunti 1996 )
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● Le influenze parigine ed i paesaggi urbani
in stile pointilliste
Tra il primo periodo del divisionismo romano e
l'adesione al
Manifesto
tecnico della pittura futurista ( 1910 ) si situa una produzione
di disegni di impegno sociale ( Tragedia, Disoccupato, Lavoro
notturno ) e soprattutto il primo soggiorno parigino del 1906,
che porrà per la prima volta l'artista a contatto della grande capitale
della cultura europea. Egli prende inizialmente contatto con il
neoimpressionismo di
Seurat e
Signac;
questo sarà solo un'occasione per accostarsi ad una nuova tecnica di
riproduzione dei fenomeni della luce. Severini risolverà questi modelli in
una ricerca pittorica che lo porterà - nelle scene di vita
parigina - all'impiego di macchie regolari di colori
complementari tra loro accostati, in scorci organizzati attraverso la
chiara costruzione di piani digradanti verso il fondo, che
richiamano le prime prove del divisionismo italiano.
La permanenza a Parigi non è facile inizialmente anche se appare da subito
essenziale per
Severini.
Lo stesso pittore dichiara nelle sue memorie, come
trascorresse il tempo ( fra mille difficoltà materiali ),
soprattutto lasciandosi assorbire
dal ritmo della città. " ...La
coscienza di far parte
del continuum urbano, la gioia di sentirsi immersi nel flusso di
un vitalismo collettivo, ben più dello scoramento derivante dalle
difficoltà economiche, sono il tratto distintivo delle pagine
autobiografìche dedicate a quei primi anni di Parigi. E qualcosa di più e di
diverso dalla sola spensieratezza giovanile del bohémien; è l’idea di
scoprirsi protagonista e non solo testimone di quella grande trasformazione
antropologica che porterà alla nascita dell’uomo moderno." ( D. Fonti )
Il Venditore di
cialde in Avenue Trudaine ( 1908 ) e
Primavera a Montmartre ( 1909 ) sono due delle poche tele
parigine che precedono il periodo futurista. Esse risentono certamente degli insegnamenti di
Balla, cioè di un divisionismo non
del tutto aderente alla visione francese di
Seurat e
Signac,
attento ancora alla costruzione prospettica dei piani.
Severini rende
attraverso la sua pennellata obliqua e lunga, fatta di aree di colori
complementari accostati. la sensazione atmosferica data dalle variazioni luminose,
accanto alla percezione emotiva della vita urbana che sta prendendo
forma.
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vc
G. Severini, Venditore di cialde in Avenue
Trudaine, 1908
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G. Severini, Primavera a Montmartre, 1909
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