Il cabaret, il caffè-concerto,
il circo, il
"salon" delle case di tolleranza:
la vita del dandy, del viveur e della cocotte
● Il cabaret, attrazione
per il demi-monde Il caffè concerto ( o café-chantant ) prende vita in un locale pubblico (caffè o ristorante) dove ai clienti viene presentato un breve spettacolo musicale o d'arte varia; il termine indica per estensione anche il genere di spettacolo ad esso legato. Esso. sorse in Francia già nel XVIII secolo. e cominciò a diffondersi intorno al 1750, definendosi nelle sue principali caratteristiche prima della rivoluzione. La sua fortuna crebbe nel XIX sec. e raggiunse l'apice nel periodo del Secondo impero. Il repertorio divenne allora assai vario e incluse esibizioni di cantanti, attori e dicitori: nell'ultimo decennio del secolo si ebbe un sostanziale rinnovamento del tipo di comicità, dapprima piuttosto facile e ingenua, e anche le canzoni acquistarono un carattere più intellettuale, perfino sofisticato. Furono gli anni in cui coesistettero la vena satirica maliziosa e misurata di Yvette Guilbert e il tono polemico di impronta popolare di Aristide Bruant; furono gli anni in cui i caffé-chantant vennero frequentati dai principali esponenti della cultura francese e illustrati dai manifesti di Toulouse-Lautrec. Nei primi decenni del '900. il caffé-chantant decadde rapidamente, soppiantato dal music-hall e dal cinematografo. In Italia, dove si diffuse in ritardo, esso si estinse intorno al 1930, dopo aver inciso sensibilmente sul gusto e il costume.
Accanto al teatro, all’Opera, all’operetta, alle
Folies Bergères, al ballo Excelsior, al cinema dei fratelli Lumière, al
balletto, anche le chanteuses
offrivano dunque nei caffé-chantant
continue emozioni e suggestioni ad un pubblico sempre più numeroso. A questi
ambienti potevano accedere ormai personaggi appartenenti a qualunque ceto.
Così accadeva anche per le gare sportive e
per gli acquisti dei grandi magazzini.
Manca nelle due opere di
Degas
Cabaret ( 1876 - 1877 ) e
Al caffè concerto ( 1877 ) qualsiasi ricordo di
un realismo aneddotico, mentre c'è un senso fortemente sintetico
dei significati delle scene suggerito dalla semplice disposizione dei
personaggi nello spazio pittorico. La rappresentazione della Parigi
notturna è delegata agli effetti dell'illuminazione artificiale
sui volti e sui corpi delle attrici, offrendo una percezione di vivace
immediatezza, creata anche dalla lieve obliquità dell'angolo visuale e dalle
direttrici divergenti indicate dalle teste, dal fogliame e dagli strumenti. |
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E. Degas, Cabaret, 1876 - 1877 |
alc E. Degas, Al caffè concerto, 1877 |
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photo Il "promenoir"delle Folies-Bergère in una foto d'epoca |
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circ H. Toulouse-Lautrec, Al circo Vernando: cavallerizza ( 1887-1888 ) |
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● I manifesti Grazie alla ricerca di modelli adatti, Lautrec diede vita ad una produzione altamente innovativa, rispondendo ai problemi che agitavano il mondo dell'arte alla fine del XIX secolo. Una possibile chiave di lettura dell'intera sua opera passa attraverso le affìche, che inaugurano un versante nuovo nel contesto delle arti applicate. Molti fermenti visionar! del simbolismo, come l'insoddisfazione per il naturalismo impressionista trovano nelle affìche un'espressione modernissima e di grande valore creativo. La soluzione consiste nel tradurre in termini di comunicazione le tendenze più nuove delineate da artisti come Odillon Redon, i nabis, e soprattutto dalle atmosfere evocate da Puvis de Chavannes e di Maurice Denis. A livello di esiti le affiche di Toulouse-Lautrec ebbero un peso storico non indifferente negli ulteriori sviluppi della pittura europea, dall'«espressionismo» all'Art Nouveau.
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Mu M. Denis, Le Muse, 1893 |
Puvis de Chavannes, La famiglia del pescatore, 1887 |
Lautrec è aperto alle suggestioni dell'arte giapponese, la cui influenza è evidente nell'impiego di certi arabeschi che richiedono linee curve, qua e là innervosite da uno stringente ritorno su se stesse, nei colori "a plat" (stesi piatti), freddi o screziati, nello sviluppo formale che predilige la sproporzione anziché l'armonia, in funzione dell'impatto e dell'emozione visiva
Egli è prima di tutto un disegnatore, e un grande
litografo. Nella litografia semplifica le forme, limita l'uso
dell'impaginatura spaziale, stende in modo più uniforme il colore,
raggiungendo uno stile ancora più audace. E poiché riesce a cogliere con
immediatezza il senso di ciò che rappresenta, diviene anche un grande
cartellonista. Divan Japonais (1893). Si tratta di una litografìa realizzato per il locale omonimo. Il manifesto presenta soluzioni compositive e coloristiche improntate all'arte giapponese. In primo piano, la cantante Jane Avril e il critico musicale Edouard Dujardin; sulla scena, riconoscibile per i caratterisdci guanti neri, Yvette Guilbert, con la testa tagliata dall'"inquadratura".
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aff H. Toulouse Lautrec, Moulin Rouge, La Galou, 1891 |
H. Toulouse-Lautrec, Le divain japonais, 1893 |
Nel manifesto dì Jane Avril al Jardm de Paris ( 1893 ) si può notare la spregiudicatezza grafica dell'autore. La nostra attenzione è polarizzata dalle larghe stesure cromatiche della danzatrice (a contrasto con le zone bianche e nere). Un ampio spazio bianco è contenuto entro la linea elegante del manico e del riccio del contrabbasso retto dalla mano dello strumentista, la cui testa, scapigliata e spiritosa, riempie il vuoto dell'angolo inferiore.
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P. Bonnard, Moulin Rouge, 1891 |
Nel Ballo al Moulin Rouge
( Addestramento delle nuove arrivate da parte di Valentine-le-Désossé
) ( 1889 - 1890 )
lo spazio è realizzato con la prospettiva empirica delle lunghe linee del
pavimento ligneo, tipico delle sale francesi, che taglia in diagonale
la superfìcie, con un punto di vista fortemente rialzato, cosi
da rendere la
vastità del famoso locale. Indifferenti al ballo, le persone in primo
piano, fra le quali domina la bella signora vestita di rosa, fungono da
limite esterno della composizione, al di là del quale si svolge l'azione. Ad essa sono
relazionate proporzionalmente tutte le altre presenze: chi, a destra, conversa, chi,
a sinistra, segue lo spettacolo, mentre, al centro, come protagonisti,
ballano le due
vedettes del Moulin Rouge, la Goulue e
Valentin-le-Désossé, i cui profili mobili sono ripresi dall'ombra
del pavimento, impegnati in una danza frenetica. Nulla è
inventato.
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H. Toulouse-Lautrec, Ballo al Moulin Rouge, ( Addestramento delle nuove arrivate da parte di Valentine-le-Désossé ), 1889 - 1890 |
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Pablo
Picasso,
Le Moulin de la Galette,
1900
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pic P. Picasso, Il Moulin de la Galette, 1900 |
" Cabaret, caffé
chantant erano i luoghi di ritrovo e di divertimento della borghesia della Belle
Epoque, erano anche frequentati da artisti e letterati che li sceglievano
sia per le loro riunioni culturali che come palcoscenico nel quale esibirsi.
Ma il mondo di
Montmartre accoglieva soprattutto ceti e culture diversi ed assumeva
un ruolo di grande importanza come "luogo di mediazione" in un momento in
cui, dopo la Comune del 1871, nello scenario parigino, ormai saturato dal
fenomeno dell'urbanizzazione e soggetto ad un'espansione senza regole, la
borghesia cercava di stabilire un dialogo con i ceti del proletariato
urbano, resi più forti dal sindacalismo legato all'industrializzazione. La
classe borghese, si ritrovava così legata al popolo non solo per il timore
determinato dal potere e dalla coscienza di classe che il proletariato
stesso aveva acquisito, ma anche per interessi economici e per modelli
ideologici. Negli ambienti di
Montmartre, alcuni dei quali poveri e degradati, il pittore
poteva sì trovare una condizione di dramma e dolore simili al suo che lo
accomunavano agli sfortunati protagonisti, ma poteva altresì vantare una sua
superiorità, se non altro di tipo culturale, rispetto al popolo consumato
dal vizio e dalla fame. Così la produzione di
Toulouse-Lautrec presenta
tutta la forte connotazione emotiva di uno spirito tormentato, in cerca di
certezze e di soluzioni alla sua drammatica e sofferta esistenza; uno
spirito che, negli ambienti di Montmartre, visse il lusso e la degradazione,
il piacere e l'ebbrezza, l'odio e l'amore, il disprezzo e la condivisione,
la dipendenza ed il dominio". |
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G. Boldini, Cantante mondana, 1884 |
H. Toulouse Lautrec, La Goulue entra al Moulin Rouge, 1891-92 |
● Il
dandy, il viveur e la cocotte: connivenza e complicità in un universo
toccato da allucinate
Nei
ritratti di dandy si può
scorgere la definizione di un tipo sociale, che in
Lautrec non assume
comunque tratti stereotipati, ma si presenta all'interno di varie situazioni
e in varie modalità esistenziali. Fenomeno analogo a quello dei
contemporanei "lions" francesi, dello "zerbino"
cinquecentesco, del secentesco "galante", del "cicisbeo" del
Settecento, il dandismo ebbe il suo iniziatore e modello in
Lord George Bryan Brummel,
e si diffuse soprattutto in Francia nel corso dell'Ottocento. Nel 1887 il
dandy ebbe la sua consacrazione letteraria nel libro di
Jules Barbey d'Aurevilly,
Du dandysme et de George Brummel. |
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L'uomo ricco, ozioso, e che, anche se scettico, ha
come unica occupazione quella di correre sulla pista della felicità: l'uomo
educato nel lusso e avvezzo sin dalla giovinezza all'ossequio obbediente
degli altri, chi, in conclusione, non professa altro mestiere se non
l'eleganza, avrà sempre in ogni epoca, a suo beneficio una fisionomia
distinta, che fa parte per se stessa. Il dandismo è una istituzione
vaga, bizzarra quanto il duello; antichissima, (.... ) Il dandismo,
che è una istituzione al di fuori delle leggi, ha leggi rigorose alle quali
sono strettamente soggetti tutti i suoi mèmbri, quale che sia, comunque, la
passione, l'indipendenza del loro carattere. |
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Nella nuova realtà di fine secolo, Lautrec sceglie di riproporre gli schemi di un individualismo i cui caratteri costitutivi si sono polarizzati: tormentato dall'antitesi tra il bene e il male, l'estetico e l'anti-estetico, la pietà e la crudeltà, l'eterno e il contingente, la tradizione e la modernità, lo spirito e il corpo. In questo contesto, il dandismo sembra non essere altro che un modo improbabile, e tuttavia idealmente praticabile, di far convivere polarità inconciliabili. Ma anche il dandismo doveva rivelarsi una nuova utopia: immagine mitica, il dandy era in fondo un ruolo meno praticabile di quello del poeta o del pittore. Così, è forse proprio il fallimento sulla strada del dandismo e l'impossibilità di realizzare in se stessi la dimensione di quella moderna mitologia a scatenare in Baudelaire la grandezza del suo linguaggio (visionario più che simbolista) ed è quella stessa impraticabilità, non solo storica, a far da premessa alla pittura amara e allucinata che rese celebre Lautrec.
L'arte di Lautrec nasce proprio dalla fallita presunzione di attingere
l'olimpica imperturbabilità che accompagnava l'immagine mitica del dandy,
nei fatti incapace di sanare o
comunque di ridurre a serena convivenza le polarità contrapposte della vita
moderna. E questa quotidiana, ripetuta coscienza del fallimento
di un occhio che osserva, analizza e registra a far nascere lo stile di
Lautrec. E lo scarto tra dominio sulle cose e perdita della distanza che di
quel dominio è il presupposto a squilibrare l'occhio dell'artista,
deviandolo nell'emozione dello sguardo." |
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Dan H. Toulouse Lautrec, Ritratto di Louis Pascal, 1891 |
H. Toulouse Lautrec, Ritratto di Paul Leclerq, 1897 |
cort H. Toulouse Lautrec, Per strada: quanti anni hai piccola? 1887 |
H. Toulouse Lautrec, L'Inglese al Moulin Rouge, 1892 |
Toulouse-Lautrec
immortalò nei suoi quadri la vita notturna della Parigi degli
"scandalosi anni Novanta". Nella prima metà di quel decennio l'autore era
all'apice della sua carriera di disegnatore pubblicitario e di pittore. Egli
diviene un inesausto frequentatore di tutti i luoghi dove si possa
cogliere a nudo la vita di una grande metropoli moderna, che è anzitutto
un fenomeno sociale, collettivo, fondalo su valori laici ed
immanenti come la ricerca del benessere. degli agi. del piacere.
L'alcolismo brucerà la sua esistenza. Lautrec rispetto alla vita quotidiana non si pone né più in basso né più in allo. evitando ogni moralismo e simbolismo, in una partecipazione solidale che non si permette di giudicare, di condannare. provocando deformazioni o accentuazioni, se non quelle richieste dal ritmo stesso della vita moderna e delle sue regole. Nessuna ostentazione di superiorità in lui né di ordine culturale, né di ordine morale e sociale, verso le molte creature che popolano il suo universo, se non forse nell'impiego di toni talvolta un po' caricaturali in alcune rappresentazioni dei personaggi più famosi.
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H. Toulouse Lautrec, Reine de joie, 1892 |
rat H. Toulouse Lautrec, In una saletta privata al Rat mort, 1899 |
sal H. Toulouse Lautrec, Al Salon di rue de Moulins, 1894 |
H. Toulouse Lautrec, Al Salon, il divano, 1893 |
● L' ironia di Degas nel proporre la spudorata esibizione di donne dalle membra abbondanti
La festa della tenutaria
e L'attesa ( 1878 - 1880 ) sono esempi
degli undici monotipi di Degas
collezionati da
Picasso,
che gli ispirarono nel 1971 una serie di incisioni con Degas
protagonista, spettatore di scene di bordello. Entrambi furono artisti dalla
creatività vorace, sperimentatori inquieti. L'artista spagnolo
dimostra precocemente di conoscere l'arte di Degas, Le sue scettiche
considerazioni sulla coppia, la spregiudicatezza tecnica e le sue opere
polimateriche sono all'origine di molte riflessioni picassiane. (... )
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ft E. Degas, La festa della tenutaria, 1878 - 1879 |
E. Degas, L'attesa, 1880 |