● Sguardi ed emozioni vanno dal palcoscenico al pubblico
Le due opere di Daumier
sono legate alla forte carica espressiva insita
nella rappresentazione dei fatti di costume da esso illustrati nelle sue
opere. Dal
1860, ad oltre cinquant’anni, egli si era affacciato alla pittura, inserendo
nei suoi quadri alcuni caratteri tipici della sua
attività di incisore di litografie: il tratto molto deciso e netto, la
deformazione
espressionistica, la satira di costume tipica della caricatura.
Tali caratteristiche si notano in alcune opere relative alla vita dei
teatri.
L'attore raffigurato
nella prima di una serie di litografie del 1844 (
Carotes dramatiques )
si rivolge direttamente al
pubblico, tendendo ad ingraziarselo, proponendogli un'arietta
introduttiva allo spettacolo che sarà presentato.
Nel quadro Il dramma ( 1860 ) è
molto enfatizzato invece il rapporto tra attori e
spettatori, quasi in un
coinvolgimento diretto del pubblico con lo svilupparsi della vicenda
teatrale ( fatto di sguardi intensi, di gesti animati,
addirittura di piccoli spostamenti degli spettatori dalla platea verso il
palcoscenico ). La finzione teatrale viene rivissuta direttamente, senza
mediazioni e diventa proiezione di affetti e sentimenti, di emozioni e
tensioni. Il teatro non si esaurisce a puro spettacolo e a fatto di costume:
esso implica un profondo
rispecchiamento degli spettatori nella narrazione scenica.
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H. Daumier, Carote dramatique n.5, aria della
sentinella
( rivolta al pubblico ), 1844
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dr
H. Daumier, Il dramma, 1860.
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Nelle due opere di Mary Cassat,
che - come Degas - si
occuperà negli anni '80 di soggetti ritagliati dalla vita delle
sale teatrali, notiamo caratteristiche profondamente diverse nella
rappresentazione di questo ambiente. Innanzitutto si tratta di un
pubblico alto-borghese, che popola i foyer ed i palchi dei grandi teatri
parigini e non di platee popolari come quelle di Daumier. E poi è ben
visibile il relativo distacco mostrato dal pubblico per quanto
avviene sulla scena. Talvolta questo atteggiamento ha un che di
intellettualistico, come sembra intuirsi nella fredda perlustrazione
della donna con il binocolo protagonista di Donna in
nero all'Opera ( 1880 ). Altre volte si tinge di soffusa
ironia per le atmosfere luminose ma un po' annoiate dei palchi,
per gli ampi decolté di signore bellissime, più attente agli spazi
mondani della serata di gala che ai soggetti teatrali (
M. Cassat, A teatro 1879 ).
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M. Cassat, A teatro 1879 |
din
M. Cassat, Donna in nero all'Opera, 1880
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● La chanteuse dei caffè-concerto
A Parigi durante la Belle Epoque ( 1880 - 1914 )
l’arte si insinua dunque e fiorisce sotto tutti gli aspetti ed anche i
luoghi di incontro come i caffè, si animano di intrattenimenti musicali,
divenendo ben presto sede di veri e propri spettacoli.
La musica sanziona la naturale
vitalità del vivere urbano, aprendo brevi parentesi di
evasione al materialismo di scambi e produttività. Nel
caffè-concerto la
musica e lo spettacolo, non sempre in nitide forme e con qualche volgarità,
si insinuano e si confondono con la prosaicità del vivere quotidiano.
Ne La cantante di caffè concerto ( 1878 )
Degas ritrae Alice
Desgrandes, moglie del pianista Theodore Ritter. L'immagine è
bloccata in una posa emblematica, che sembra richiamare la tensione
vocale dell'artista. La rappresentazione della realtà ricorda, come al
solito, il taglio fotografico, capace di immobilizzare un gesto, con
l'enfatizzare linee, luci e colori. Il taglio in cui la scena è presentata è
estremamente nuovo ed originale. Il guanto nero sbarra la visione,
fino a diventare una specie di inserto sul fondo a strisce, richiamato dal
nero dello sfondo e dagli ornamenti scuri all'abito della cantante.
Negli spettacoli di caffè-concerto coesistettero la vena satirica maliziosa
e misurata di cantanti come Yvette Guilbert e il tono polemico di
impronta popolare di
Aristide Bruant; furono
gli anni in cui i caffé-chantant vennero frequentati dai principali
esponenti della cultura francese e illustrati dai manifesti di Toulouse-Lautrec.
Yvette Guilbert fu,
da giovanissima, commessa nei
magazzini Printemps. Esordì come cantante all'Eldorado; in seguito diventò
una vedette del Moulin Rouge e del Divan Japonais. I lunghi guanti
neri erano una caratteristica costante del suo abbigliamento. Lautrec la
ritrasse più volte, dedicandole un album e numerosi manifesti. In questo
ritrato, l'innato istinto caricaturale dell'artista emerge prepotentemente (
la Guilbert non mostrò mai di apprezzare molto lo stile del pittore, anzi fu
a un passo dalla querela per oltraggio ).
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H. Degas, La canzone del cane, 1876 - 1877
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ch
H. Degas, Cantante di caffè concerto, 1878
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Y
H. Toulouse-Lautrec, Yvette Guilbert canta
Linger Longer Loo, 1894
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H. Toulouse-Lautrec, Aristide Bruant
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● L'Opera. La danza: gesti codificati fatti di esercizio e ripetizione
L'appartenenza a una classe sociale più
elevata porta Degas e
Manet a sviluppare interessi e
abitudini diverse da quelle degli altri impressionisti, i quali amavano
dipingere all'aperto, prediligendo i paesaggi e una vita legata alla
"bohème". I due artisti amavano altri ambienti come le corse dei cavalli e
condividevano la passione per la musica, cosa che li porta a frequentare
i
teatri. Proprio negli anni '80
Degas , che
predilige la pittura degli interni, affronta soggetti
teatrali e musicali, anche se non disdegna certo il paesaggio.
La classe di danza ( lezione di danza ), terminata nel 1875, è il primo dipinto di grandi
dimensioni dedicato alle ballerine. La sua pittura è fatta
in questo periodo di
luci artificiali, di studi sul movimento del corpo umano e
tende a riproporre molte opere e disegni preparatori su questo stesso
soggetto. Il tema della danza
si ripresenta con insistenza fino agli anni '90 e finisce per svilupparsi
autonomamente anche sul piano dell'evoluzione formale delle tecniche,
parallelamente ad un approfondimento di significati del tema stesso. Una dichiarazione
sintetizza il senso delle sue scelte, che pure offrono una testimonianza
realistica e preziosa del mondo dello spettacolo nella Parigi degli anni '70
e '80:
"La pittura è innanzitutto un prodotto
dell'immaginazione, non deve mai essere una copia. L'aria che si vede nei
quadri non è respirabile"
|
or
E. Degas, L'orchestra dell'Opera, 1868
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E. Degas, Musicisti all'orchestra, 1870-1871
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E. Degas,
La stella [La
danzatrice sulla scena] 1873-1875
|
sd
E. Degas, La scuola di danza, 1873-1875
|
. Degas,
La danzatrice
con il bouquet, 1877
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. Degas,
Il ballo al
foyer de l'opera
|
● Lo sfaldarsi della grazia in metafore di consunzione
Degas si diverte
talvolta a stravolgere i lineamenti dei suoi personaggi, lasciando
intuire qualcosa di oscuro e impuro al di là della leggerezza
morbida e disinvolta dei movimenti delle danzatrici, trasformate talora in
"fanciulle-scimmie". In alcune opere degli anni '90, come
Ballerine in rosa, il volto femminile
viene inspiegabilmente oscurato, quasi annullato dall'ombra
dello sfondo, mentre il realismo della scena viene superato da
contrasti di colori sempre più violenti e brillanti ( qui il rosa
intenso ). Huysmans
vede in questi nuovi soggetti pittorici la compiaciuta rappresentazione
della decadenza della figura
femminile, costretta a reiterarsi in meccanici movimenti senza
più produrre grazia e bellezza significativa. Lo stesso
Huysmans affianca
gli studi di nudo al bagno a queste
opere, come testimonianza dell' evoluzione del realismo di Degas, verso la
completa demistificazione e l'avvilimento dell'idealismo che
circondava la donna.
Per la quinta mostra degli impressionisti,
nel 1880,
Degas annuncia l'esposizione di una statua in cera,
La
ballerinetta di quattordici anni,
alla quale lavorava dal 1878. E' una realizzazione policroma e
polimaterica, con il volto proteso verso l'alto e le mani incrociate
dietro la schiena. Il corpo è in cera rossa, la capigliatura di crini di
cavallo, pettinati in una grossa treccia ripiegata su se stessa, è vestita
con un corsetto chiaro con due bottoni lasciati aperti, porta un paio di
scarpette da ballo. Ogni elemento dell'abbigliamento è ricoperto con cera
di diversi colori: i capelli, "segnati", con uno strumento appuntito,
sono castani, il corsetto, dalla scollatura modellata con un piccolo volant,
è giallo pallido, le scarpette rosso chiaro.
Viene così mimetizzata la materia degli elementi che vestono il corpo,
conservandone le caratteristiche, come la trama satinata della stoffa.
Liberi da velature, sono ovviamente il tutù in tulle grezzo a diversi strati
e il nastro di raso, che fissa la treccia. Alta 98 centimetri, la ballerina
è collocata su una base di legno, a mimare le tavole del palcoscenico o
il parquet della sale d'esercizio.
Fu questa l'unica scultura i polimaterica a essere esposta, e da molti fu
considerata un'inaccettabile provocazione. Una delle definizioni dei
detrattori fu «scimmia»,
termine già usato da Goncourt
nel 1874 per definire le ballerine dipinte. Che il volto esibisca
attraverso la morfologia vizi e virtù è un concetto radicato nella
cultura cristiana, rappresentato anche da
Michelangelo, che in
alcuni visi della Sistina ha reso evidente con alcune difformità il peccato
o la mancata conoscenza della rivelazione. In tempi
controriformistici, il volto è identificato con la "porta del
peccato", perché le sue "finestre" ( occhi, naso, bocca, . orecchie )
sono accesso dei sensi.
L'equivalenza uomo-animale, risale ai bestiari moralizzati dei
Padri della Chiesa, agli studi di comparazione morfologica di
Leonardo e
Dùrer.
Questi sono alcuni dei modelli a cui si rifà la strana statuina di
Degas ed altri ancora i critici ne intravedono, che provengono da molto
lontano e staccano la ballerinetta da una semplice riproduzione realistica
del mondo parigino dei teatri: Si parla delle sculture policrome che si
vedono nelle chiese dei villaggi, nelle cattedrali fiamminghe e
spagnole, delle statuine dei presepi napoletani, dei manichini dei negozi
parigini, delle cere dei musei etnologici e antropologici, della
ceroplastica dello scultore siciliano del Seicento
Zumbo, con le sue
allegorie del memento mori espresse da corpi di appestati in
semidecomposizione... ).
Tra le caratteristiche della statuina, che maggiormente la fecero
considerare inaccettabile, ci fu il nuovo rapporto dell'artista con la
materia ( la cera appunto ) che consente di produrre una
finzione del tutto verosimile
delle carni , non - come ci si attenderebbe
- levigate nell'adolescenziale vellutata tenerezza dell'incarnato,
ma cosparse di macchie e croste e di
zone rossastre, segno di malattia.
"Degas ne
La
ballerinetta di quattordici anni non cerca
di creare l'illusione di un corpo perfetto, quanto di un corpo malato,
minato da una peste interiore, dalla corruzione del vizio, che
immancabilmente traspare anche nel corpo. Raffigura dunque una donna
morta interiormente, lancia un giudizio senza appello e un monito
moralistico attraverso quel corpo così malato...."
( da G. Mori, Degas tra antico e moderno, Art e dossier
n°204, Giunti 2004 )
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E. Degas, Ballerine in rosa, 1890
|
bal
E. Degas, Piccola danzatrice di 14 anni, 1880
Scultura polimaterica in cera , poi realizzata in bronzo
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● Ippodromi e corse di cavalli
Lo sguardo di Degas sulla società parigina è freddo,
attento e segreto indagatore di ambienti, di interni, di movimenti di corpi,
di gesti, di situazioni, ... ma non mai coinvolto in emozioni e trasporti
per gli esseri umani.
L'ambiente delle corse,
con la sua complessa ed intensa orchestrazione di preparativi (
Prima delle corse ), con lo sfondo
paesaggistico, che richiama squarci di natura e soprattutto con il
dinamismo della corsa, costituisce un ottimo soggetto per l'artista, che
intravede nella vita degli ippodromi un'altra delle incessanti
trasformazioni del vivere urbano, vita effimera destinata a
scomparire nello spazio di un giorno. Scoperto dunque il fascino dei
cavalli e delle piste di corsa dopo il soggiorno a Mesnil
Hubert presso Paul Valpincon,
Degas realizza
una serie di studi concentrandosi sulle sagome dei cavalli e dei
cavalieri e sui loro eleganti movimenti.
Anche Monet
si misurerà in questo genere di soggetto.
|
co
E. Degas, Prima delle corse, 1882
|
E. Degas, Cavalli da corsa, 18
|
E. Degas, Le défilé, 1866-68
|
E. Manet, Corsa di Longchamp, 1867
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● Uno sguardo compiaciuto all'opulenza e all'eleganza
A 21 anni,
De Nittis
si trasferì a Parigi. In Francia trovò fortuna "Se fossi rimasto in
Italia, non sarei il poco che oggi sono. È a Parigi che devo la mia fama".
In Francia De Nittis fece preziose conoscenze con mercanti d'arte del
calibro di Adolphe Goupil,
il quale curò il "commercio" delle sue opere. Egli divenne
"lo storico del costume del
suo tempo". Volle ritrarre i luoghi in cui si svolgeva la
vita della società parigina, dinamica ed in crescita, nonché i
volti dei suoi protagonisti. Fra i soggetti urbani preferiti delle sue
opere parigine ( e londinesi ), l'ambiente della borsa
e soprattutto le immagini femminili,
ritratte nelle strade e nei parchi della città e
all'ambiente delle corse. De Nittis espose spesso le
sue opere al "Salon" tempio della haute culture, e la sua
produzione ( tutt'altro che conformista ) non mancò di suscitare l'interesse
degli impressionisti.
L'immagine che De Nittis ci offre della società parigina è tuttavia meno
originale e problematica di quello di
Degas: egli
tende a riprodurre elegantemente una caratterizzazione gioiosa
della vita della capitale, dove la donna diviene costante presenza,
capace di ingentilire tutti gli eventi mondani.
i |
bor
E. Degas, Alla borsa. 1879
|
De Nittis,
Corse al Bois de
Boulogne (particolare
), 1881
|
dn
De Nittis,
Corse al Bois de
Boulogne (
particolare
), 1881
|
De Nittis,
Corse al Bois de
Boulogne (
particolare
), 1881 |