Santi e cavalieri. Cavalli, tornei, feste e raffinate parate anche in soggetti religiosi. S. Giorgio libera dalla minaccia del drago…..
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Ad dimostrazione della venerazione
di casa Medici verso i Magi, si può ricordare il celeberrimo ed
allegorico viaggio e "cavalcata" di questi personaggi, che Cosimo fece
affrescare da
Benozzo Gozzoli,
nel 1459, nella cappella del palazzo
Medici-Riccardi
di via Larga. Vi compaiono i membri della famiglia, compresi Giuliano e,
probabilmente, Lorenzo. Inoltre, perfino quando Cosimo si ritirava in
S.Marco, egli era ospitato nella cella affrescata dall'Angelico con le
figure dei Magi; addirittura, pochi anni dopo, (1482), il filosofo
"mediceo" e canonico del Duomo fiorentino
Marsilio Ficino
componeva il trattato "De stella Magorum". E' considerevole
l'affiancamento del tema religioso alla scenografia della parata
cavalleresca, che esibisce lo sfarzo della corte ( individuabile in
costumi e drappeggi ) alle pratiche devozionali e alla religiosità dei
signori di Firenze.
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La Leggenda Aurea, fissa la figura di san Giorgio come quella del cavaliere eroico, che tanto influenzerà l'ispirazione figurativa degli artisti e della fantasia popolare. Essa narra che in una città chiamata Selem, in Libia, vi era un grande stagno, tale da poter nascondere un drago, il quale, avvicinandosi alla città, uccideva con il fiato tutte le persone che incontrava. I poveri abitanti gli offrivano per placarlo, due pecore al giorno ma quando queste cominciarono a scarseggiare, furono costretti ad offrirgli una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re. Questi terrorizzato offrì il suo patrimonio e metà del regno, ma la popolazione si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane fanciulla si avviò verso il grande stagno per essere offerta al drago. In quel momento passò di li il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell'imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole il suo intervento per evitarle la brutale morte, e quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo dalle narici, Giorgio non si spaventò, e affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo cadere a terra. Poi disse alla fanciulla di non aver timore e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; il quale prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li tranquillizzò dicendo loro di non aver timore poiché «Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Se abbraccerete la fede in Cristo, riceverete il battesimo ed io ucciderò il mostro». Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere, uccise il drago e lo fece portare fuori dalla città trascinato da quattro paia di buoi.
La leggenda era sorta al tempo delle
Crociate, e probabilmente fu influenzata da una falsa interpretazione di
un'immagine dell'imperatore cristiano Costantino, trovata a
Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col piede un drago, simbolo
del «nemico del genere umano».
La fantasia popolare ricamò sopra tutto
ciò, ed il racconto, passando per l'Egitto, dove san Giorgio ebbe dedicate
molte chiese e monasteri, divenne una leggenda affascinante, spesso
ripresa nell'iconografia. |
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