Altri episodi legati alla vicenda della maga Armida


Nicola Poussin, Rinaldo e Armida, 1628-1630, Londra, Dulwich Picture Gallery

Il dipinto rappresenta l’episodio in cui la maga Armida si accinge a uccidere Rinaldo addormentato, ma rimane invaghita della sua bellezza e non attua il suo piano. Il cavaliere è inerme. Il volto della maga esprime il rapido passaggio dall’odio alla tenerezza. Cupido ferma il braccio armato di Armida: simboleggia la vittoria dell’amore.

Armida è personaggio importante della Gerusalemme liberata, inventato dal Tasso, che rinnovò genialmente, con questa sua creazione, il motivo della maga allettatrice, caro alla poesia cavalleresca (così è ad esempio Alcina nell'Orlando furioso,  nell'episodio degli amori con Ruggiero ).
Inviata, per volontà del demonio, dallo zio Idraote, mago e re di Damasco, nel campo cristiano, per sedurre i più valorosi campioni, Armida si presenta a Goffredo come profuga dal suo regno e bisognosa di aiuto contro lo zio preteso usurpatore: il suo discorso menzognero, ma più la sua bellezza e le sue arti, commuovono quasi tutti i cavalieri cristiani, e non solo la seguono al suo partire i dieci suoi campioni scelti a sorte, ma parecchi altri, che per lei dimenticano la santa impresa. La bella donna si rivela loro una maga spietata nel suo castello del Mar Morto, dove li ha condotti e donde, dopo aver dato un saggio della sua potenza, trasformandoli in animali e poi restituendo loro la forma umana, li invia prigionieri al re d'Egitto.
Poiché Rinaldo li ha liberati, Armida non pensa che a vendicarsi di lui e lo attira nell'isola incantata dell'Oronte, per ucciderlo mentre dorme. Ma qui un sentimento nuovo sorge in lei, l'amore: e delle arti magiche ora ella si serve per creare in un'isola lontana, sulla sommità di un monte dalle pendici ricoperte di ghiacci, un giardino e un palazzo mirabili, per vivere con Rinaldo e per lui solo in mezzo a quella natura incantata. Così la maga seduttrice si trasforma nella creatura amante. Una magìa "santa", più forte di quella di Armida, guida due messi cristiani, Carlo e Ubaldo, nel suo mondo d'incanti, e induce Rinaldo a ravvedersi e ad abbandonarla. Né gli incanti, né le preghiere, nelle quali le arti della seduttrice si confondono con la voce della passione vera, valgono a trattenerlo. Armida conosce lo strazio della passione e l'odio della vita. Non si smarrisce però e, distrutto quel mondo incantato, su di un cocchio volante torna al suo castello sul Mar Morto, e poi di là al campo egiziano. Desiderosa di vendetta, rinnova le sue arti di seduttrice e si promette in sposa a quel guerriero egiziano che ucciderà Rinaldo:  guerriera essa stessa in mezzo a uno stuolo di combattenti bramosi di combattere per lei, vede cadere, con la sconfitta degli Egiziani, tutte le sue speranze, e fugge dalla battaglia per darsi la morte. La insegue Rinaldo, la trattiene dall'uccidersi, le dice parole di pace, e a lei, prima riluttante, non resta più che confessare la sua piena dedizione: la maga, la seduttrice, non è ormai null'altro che una donna amante, pronta a far propri la fede e il destino dell'amato.


Van Dyck, Rinaldo e Armida, 1628.1629
 

La scena è tratta da un passo della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (canto XIV, strofe 57-68), in cui si raccontano le vicende dell’improvvisa passione della maga Armida per il principe cristiano Rinaldo. Il potere dell’amore, tema che ricorre spesso nella produzione profana di Van Dyck, trova qui una rappresentazione degna delle migliori prove di Tiziano e Paolo Veronese. I colori squillanti, la pennellata larga, il sotto in su conferiscono vigore espressivo alla composizione, ricca pure di citazioni da noti dipinti di epoca rinascimentale (la ninfa che canta sulla destra è una rivisitazione della figura nuda dell’Amor Sacro e Profano di Tiziano). Il dipinto venne acquistato nel 1629 da Carlo I, noto estimatore di Tasso, e riscosse un clamoroso successo a corte.
 

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Giovan Battista Tiepolo, Rinaldo abbandona Armida, 1757, Villa Valmarana, Vicenza

Nel 1757 il Tiepolo viene incaricato di decorare gli ambienti della palazzina della villa di Giustino Valmarana. Questi, uomo colto e appassionato di teatro, sceglie i temi da trattare, tutti quanti ispirati alle opere dei grandi poeti classici (Omero e Virgilio) e rinascimentali (Ariosto e Tasso). Tra le scene affrescate quelle dedicate alla Gerusalemme liberata, raccontano degli amori tra il principe cristiano Rinaldo e la maga Armida. La narrazione deve molto alla conoscenza delle tecniche teatrali: così il cavaliere e la maga, che sta per essere lasciata da Rinaldo, si trasformano in personaggi di una scena melodrammatica, dove traspare una chiara rappresentazione delle sensibilità femminile, ferita nel momento dell'abbandono, ed in generale dei sentimenti.
 


Goffredo di Buglione riceve Armida prima della sua conversione
 

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