Altri episodi legati alla vicenda della maga Armida
Armida è personaggio importante della Gerusalemme liberata,
inventato dal Tasso, che rinnovò genialmente, con questa sua creazione, il
motivo della
maga allettatrice, caro
alla poesia cavalleresca (così è ad esempio
Alcina
nell'Orlando furioso, nell'episodio degli amori con
Ruggiero ).
Inviata, per volontà del demonio, dallo zio Idraote, mago e re di
Damasco, nel campo cristiano, per sedurre i più valorosi campioni,
Armida
si
presenta a Goffredo come profuga dal suo regno e bisognosa di aiuto
contro lo zio preteso usurpatore: il suo discorso menzognero, ma più
la sua bellezza e le sue arti, commuovono quasi tutti i cavalieri
cristiani, e non solo la seguono al suo partire i dieci suoi campioni scelti
a sorte, ma parecchi altri, che per lei dimenticano la santa impresa. La bella
donna si rivela loro una maga spietata nel suo castello del Mar Morto,
dove li ha condotti e donde, dopo aver dato un saggio della sua potenza,
trasformandoli in animali e poi restituendo loro la forma umana, li invia
prigionieri al re d'Egitto.
Poiché Rinaldo li ha liberati, Armida
non pensa che a vendicarsi di lui e lo attira nell'isola incantata
dell'Oronte,
per ucciderlo mentre dorme.
Ma qui un sentimento nuovo sorge in lei,
l'amore: e
delle arti magiche ora ella si serve per creare in un'isola lontana,
sulla sommità di un monte dalle pendici ricoperte di ghiacci, un giardino e un
palazzo mirabili, per vivere con Rinaldo e
per lui solo in mezzo a quella natura incantata.
Così la maga seduttrice si trasforma nella creatura amante. Una magìa
"santa", più forte di quella di Armida, guida due messi cristiani,
Carlo e Ubaldo,
nel suo mondo d'incanti, e induce Rinaldo
a ravvedersi e ad abbandonarla. Né gli incanti, né le
preghiere, nelle quali le arti della seduttrice si confondono con la voce della
passione vera, valgono a trattenerlo. Armida conosce lo strazio della
passione e l'odio della vita. Non si smarrisce però e, distrutto quel mondo
incantato, su di un cocchio volante torna al suo castello sul Mar Morto, e poi
di là al campo egiziano. Desiderosa di vendetta, rinnova le sue arti di
seduttrice e si promette in sposa a quel guerriero egiziano che ucciderà
Rinaldo: guerriera essa stessa in mezzo a uno stuolo di combattenti
bramosi di combattere per lei, vede cadere, con la sconfitta degli Egiziani,
tutte le sue speranze, e fugge dalla battaglia per darsi la morte. La insegue
Rinaldo,
la trattiene dall'uccidersi, le dice
parole di pace, e a lei, prima riluttante, non resta più che
confessare la sua piena dedizione: la
maga, la seduttrice, non è ormai null'altro che una donna amante, pronta a
far propri la fede e il destino dell'amato.
La scena è tratta da un passo della
Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (canto XIV,
strofe 57-68), in cui si raccontano le vicende dell’improvvisa passione
della maga Armida per il principe cristiano Rinaldo. Il potere
dell’amore, tema che ricorre spesso nella produzione profana di Van
Dyck, trova qui una rappresentazione degna delle migliori prove di
Tiziano e Paolo Veronese. I colori squillanti, la pennellata larga, il
sotto in su conferiscono vigore espressivo alla composizione,
ricca pure di citazioni da noti dipinti di epoca rinascimentale (la ninfa
che canta sulla destra è una rivisitazione della figura nuda dell’Amor
Sacro e Profano di Tiziano). Il dipinto venne acquistato nel 1629 da
Carlo I, noto estimatore di Tasso, e riscosse un clamoroso successo a
corte. |
v
Nel 1757 il
Tiepolo viene incaricato di decorare gli ambienti della palazzina
della villa di Giustino Valmarana. Questi, uomo colto e
appassionato di teatro, sceglie i temi da trattare, tutti quanti
ispirati alle opere dei grandi poeti classici (Omero e Virgilio) e
rinascimentali (Ariosto e Tasso). Tra le scene affrescate quelle
dedicate alla Gerusalemme liberata, raccontano degli
amori tra il principe cristiano Rinaldo e la maga Armida. La
narrazione deve molto alla conoscenza delle tecniche teatrali:
così il cavaliere e la maga, che sta per essere lasciata da Rinaldo,
si trasformano in personaggi di una scena melodrammatica, dove
traspare una chiara rappresentazione delle sensibilità femminile,
ferita nel momento dell'abbandono, ed in generale dei sentimenti. |
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