Amor sacro e amor profano
Tiziano Vecellio, Amor sacro e Amor profano,
1514, Roma, Galleria Borghese
Molte
interpretazioni iconografiche della tela sono state tentate. Se il
carattere allegorico del dipinto è certo, alcuni vi hanno letto un’incontro
di due donne alla fontana dell’amore, altri un contrasto tra due
diversi gradi di carità, altri ancora vi hanno visto episodi mitologici o
romanzeschi, quali l’incontro di Medea e Venere, di Elena di Troia e
Venere, di Penelope e Calipso, di Psiche e Venere.
L’interpretazione più valida e seguita è quella di Erwin Panofsky,
secondo cui dipinto di Tiziano è un manifesto della concezione
neoplatonica dell’amore. Le due donne sedute all’estremità del sarcofago
sono le due Veneri, due diversi gradi dell’amore. Le due
divinità sono gemelle, ma quella di sinistra è vestita e ha la testa
incoronata dal mirto, quella di destra è nuda e regge un braciere in cui
brucia una fiamma. La prima è la Venere terrena, la seconda la
Venere celeste, che sembra più importante, essendo leggermente innalzata
rispetto alla compagna. I rilievi del sarcofago su cui siedono le donne
richiamano invece l’amore puramente passionale e negativo. Cupido
sembra un mediatore tra amore e amore, tra Terra e Cielo