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Gino Severini, Cannone in azione, 1915 E' un dipinto a suo modo celebrativo del conflitto. Si tratta di un manifesto interventista. Esso trae dal Futurismo la forma tipica di pittura + poesia, ma anche le suggestioni fondamentali. Non il caos e la catastrofe del conflitto ma la forza e la potenza geometrica della macchina da guerra. Il soldato non vi ha particolare rilievo, circondato e sommerso da armi e parole. |
" La guerra quando
scoppia, non viene considerata più come un fatto sottoposto alle
leggi del piccolo bene e del piccolo male, ma viene considerata quasi come
un grandioso e terribile fenomeno della natura, un cozzo di forze avverse
primordiali ed eterne, irrefrenabili ........
....Noi abbiamo voluto dalla natura la massima luce, il massimo fragore, il massimo calore, le massime energie elementari, la sostanza del fuoco e dell'elettricità, i veicoli più rapidi per il moto più veloce nel più vasto spazio, le macchine più possenti le quali sono alleate del braccio umano, come il fulmine sarebbe dell'umana volontà. Tutte le quali cose significano che i sentimentalisti, gli umanitaristi, gli evangelisti dell'amore e della pace, i dottrinari delle classi e delle culture cosmopolitiche, sono addirittura contrari allo spirito del nostro tempo, piuttosto che esprimerne la parte migliore" E.Corradini "Il Regno"1909 |
Albin Egger-Lienz, I senzanome, 1914 La guerra è vista come un'immane fatica: i combattenti sono curvi sulla terra come contadini che cercano di strapparle i suoi frutti. Il dipinto dà un'idea delle sofferenze del conflitto più che dei suoi orrori e si identifica ancora con una rappresentazione di tensione positiva. |
"La guerra [ ... ] giova
all'agricoltura e alla modernità. I campi di battaglia rendono, per molti
anni, assai più di prima senz'altra spesa di concio. Che bei cavoli
mangeranno i francesi dove s'ammucchiano i fanti tedeschi e che grasse
patate ci caveranno in Galizia quest'altro an! E il fuoco degli scorridori
e il dirupamento dei mortai fanno piazza pulita tra le vecchie case e le
vecchie cose. Quei villaggi sudici che soldatacci incendiarono saranno
ri8fatti più igienici. E rimarranno anche troppe cattedrali gotiche e
troppe chiese e troppe biblioteche e troppi castelli per gli abbrutimenti
e i rapimenti e i rompimenti e dei viaggiatori e dei professori. Dopo il
passo dei barbari nasce un'arte nuova tra le rovine e ogni guerra di
sterminio mette capo ad una moda diversa. Ci sarà sempre da fare per
tutti se la voglia di creare verrà come sempre, eccitata e rigagliardita
dalla distruzione. Amiamo la guerra ed assaporiamola da buongustai
finché dura. La guerra è spaventosa - e appunto perché spaventosa e
tremenda e terribile e distruggitrice dobbiamo amarla con tutto il nostro
cuore di maschi."
G. Papini, "Lacerba", 1914. |