● La ferrovia e la vaporiera, emblemi
della nuova società industriale
|
W. P. Frith, La stazione ferroviaria, 1862
|
Fin dalla sua nascita il treno è
entrato nella vita dell'uomo, rivoluzionando il modo di viaggiare,
trasformando i paesaggi rurali, modificando il tessuto urbano delle città e
soprattutto invadendo la sfera dell'immaginario.
Tralasciando gli aspetti di pura e semplice funzionalità, grande fu l'impatto e le risonanze che questa straordinaria invenzione
tecnologica ebbe nella sfera dell'arte e della
letteratura.
Accolto agli esordi con grande sospetto e quasi con paura e timore per la
sua velocità e potenza, il treno è diventato ben presto elemento ispiratore
di molti scrittori ed artisti. Se il viaggio può essere un'occasione per
trovarsi, allo stesso tempo può diventare momento di distacco e
allontanamento e i lunghi addii nelle stazioni
entrarono ben presto
nella sfera della letteratura e della poesia, come ben dimostra la splendida
composizione di Giosuè Carducci
Alla stazione in una mattina d'autunno.
Il distacco può tuttavia essere anche un abbandono della propria vita alla
ricerca di una nuova esistenza e il treno diventare quindi il mezzo del
cambiamento: chi non ricorda le famose pagine de Il fu Mattia Pascal
di Luigi Pirandello, in cui il protagonista decide di "cambiare il treno" e
quindi vita fingendosi morto e costruendosi una nuova identità?
|
● Daumier e la moltitudine solitaria dei
viaggiatori
Daumier affronta
ne
La carrozza di terza classe, 1856
già in questo dipinto il problema
delle relazioni umane di fronte al rapido mutamento degli stili di vita
durante il Secondo Impero di
Napoleone III. La sua indagine investe un
fenomeno industriale tipico del suo tempo, i trasporti e la nascita della
ferrovia, con la sua folla in perpetuo movimento, con le nette distinzioni di
classe -
Scompartimento di seconda
classe,
1863 - e le masse di pendolari pigiati in una statica promiscuità.
"Moltitudine, solitudine: termini equivalenti e intercambiabili..."
affermava giustamente Baudelaire
a proposito della folla parigina, mentre
Zola nella Bete humaine, uno dei romanzi del ciclo dei
Rougon-Macquart, fece addirittura della ferrovia una delle categorie
della vita sociale.
|
c3
H.
Daumier, La carrozza di terza classe, 1856
|
H. Daumier, Scompartimento di seconda classe, 1863
|
● Da Turner a Monet: la suggestiva
impressione dell'arrivo di un treno
Una forte suggestione, visiva e
psicologica, ha sempre accompagnato il passaggio dei convogli
ferroviari in mezzo alla natura, oppure tra le case, sui ponti
che consentono di valicare spazi inaccessibili come i corsi d'acqua o
di incunearsi nel cuore del tessuto
urbano. Una suggestione atmosferica innanzitutto, data dallo
spostamento improvviso e impetuoso dell'aria circostante, dalla
percezione uditiva del prepotente trascinamento di un'enorme massa
ferrosa, che vince prodigiosamente la lentezza dei vecchi mezzi di
trasporto, dal brivido dato dallo stridere dei freni. Ed infine la
strana massa di fumo che si leva dalla vaporiera e la avvolge , quasi
isolandola dal resto del paesaggio.
Il
pittore londinese J. Turner
realizza Pioggia, vapore, velocità
nel 1844 ed anticipa decisamente le ricerche dei pittori
impressionisti su questo tema.
Protagonista del quadro è la prima locomotiva a vapore della grande
Ferrovia Occidentale. Il ponte che compare tra le brume di un paesaggio
tempestoso è quello sul Tamigi, edificato tra il 1837 e il 1839 a
Maidenhead. Anticipatore della luminosità degli impressionisti,
Turner utilizza
forme roteanti simili a vortici per dare l'impressione dell'improvviso
apparire della sagoma del treno con tutta la forza del suo movimento,
con il trascinamento dell'aria al suo seguito. L'espediente del vortice,
annulla sagome e dimensioni degli oggetti, trasformandoli in
elementi prospettici e dinamici, coerenti con il rapido spostamento
della vaporiera, che attraversa la natura in una spirale di vapore, vento e
pioggia.
I pittori impressionisti, pronti a cogliere gli effetti di tutte
le sensazioni visive legate alle atmosfere urbane, hanno cercato
di fermare nelle loro opere le immagini suggestive del passaggio dei
treni e del loro approdare nelle stazioni. Tra loro soprattutto
Claude Monet ci ha
lasciato opere significative sul tema.
I sette studi sulla Stazione di
Saint Lazare (
1876-1877 )
sono un pretesto per trasporre visivamente la suggestione data da
fumi densi, luci soffuse e ovattate,
metamorfosi cromatiche. A un critico
che ritiene la nebbia inadatta alla rappresentazione pittorica,
Monet risponde scegliendo
un tema ancora più arduo: il fumo di una stazione.
"Al momento della partenza dei treni
il fumo delle locomotive è talmente denso che non si distingue quasi nulla.
E'
un incanto,
una vera fantasmagoria". In effetti
Monet dà
della città un'idea strettamente pittorica, emozionale, legata al
fascino di originali scorci, senza tentare una caratterizzazione più
profonda del reale, incapace di penetrare l'aspetto umano legato alla nuova
realtà del trasporto ferroviario.
|
t
J. Turner, Pioggia, vapore, velocità, 1844
|
C.
Monet, Binari che lasciano la stazione |
8a
C. Monet, Ponte ferroviario ad Argenteuil, 1873
|
C. Monet, La stazione di Argenteuil
|
6
C.
Monet, La stazione di St. Lazare, studi 1876-1877
|
C. Monet, L'arrivo del treno della Normandia, alla
stazione St.Lazare (1877)
|
sl
C.
Monet, La stazione di St. Lazare, studi 1876-1877
|
C.
Monet, La stazione di St. Lazare, studi 1876-1877
|
C. Monet, Il treno nella campagna, 1870
|
C.
Monet, Il treno presso Honfleur ( Le Havre ), 1875 |
C. Monet, Segnali di arresto presso la stazione di
St.Lazare, 1877
|
9
C. Monet, La stazione di St.Lazare, 1877 |
C.
Pissarro, La Gare de Lordship Lane
|
A.
Morbelli, La stazione centrale di Milano, 1887 |
● Il volto amico della
ferrovia. Viaggi in wagons
lits e avventure fin de siècle |
Il viaggio in treno nella seconda metà dell'Ottocento
diviene uno strumento di emancipazione dalla circoscritta esperienza
di vita della città. Apre addirittura all'avventura del trasferimento in
nuovi continenti, con il contributo di altre forme di trasporto come le
navi. Il treno aiuta a soddisfare in parte una tendenza all'avventura se non
all'esotismo. Le carrozze dei Grand express europeens
ricostruiscono il raffinato decoro di interni borghesi, mentre le carrozze (
spazi aperti alle relazioni ) riproducono occasioni di vita pubblica, fatte
di incontri che si immaginano spesso avventurosi e intriganti.
Dal 1872 le ferrovie italiane, grazie all’apertura del traforo del Fréjus
dell’anno prima, entrano a fare parte di una relazione internazionale nota
con il nome di ‘Valigia delle Indie’. Il servizio si riferisce ad un
‘Peninsular Express’ che collega Londra con Brindisi in 47 ore, dove avviene
l’imbarco per Bombay in India, attraverso il Canale di Suez, aperto
nel 1869. (
http://www.sergiocolombo.it/web/Antiche_Ferrate/ferrate_2.htm
)
|
E. Manet, La ferrovia, 1872-73
|
‘Valigia delle Indie’- 1872 |
● La stazione
nell'immaginario futurista
|
" .... canteremo il vibrante
fervore
notturno degli arsenali e dei cantieri,
incendiati da violente lune elettriche;
le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano;
le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti
simili a ginnasti giganti che fiutano l’orizzonte, e le
locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi
cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi
...."
Con
queste parole del Manifesto
del Futurismo ( 1909 )
Tommaso Marinetti
accoglie tra
le realtà urbane significative per l'immaginario futurista
la stazione - accanto ad
officine, arsenali, cantieri notturni attraversati dalla luce artificiale,
che li rende fervidi di attività notturne - ed i maggiori artisti del
movimento futurista celebrano in varia misura il fascino di questi luoghi.
Per Carlo Carrà la vita della stazione
è un aspetto significativo della vita notturna della città. Egli ne
La stazione di Milano ( 1911 ) tenta di
cogliere il particolare
coinvolgimento prodotto dalle
tensioni dinamiche che nascono nello
spazio atmosferico . I
colori scuri, ravvivati da poche macchie luminose, tendono a fondersi in
una visione unica, dove la rappresentazione del
dinamismo si muove
secondo uno schema di forze centrifughe.
Umberto Boccioni nella famosa serie
de Gli addii ( 1911 ) cerca di fissare gli
stati d'animo che accompagnano la partenza di un convoglio,
anticipando alcune esperienze pittoriche parigine di
Umberto Severini, ispirate alla
poetica
unanimista di
Jules Rolland. Tale
poetica coglie l'importanza dell'insieme di sensazioni che si intrecciano e
variamente si strutturano nella comunione con gli altri, resa
possibile dalla frequentazione di luoghi pubblici o dall'uso di pubblici
mezzi di trasporto come autobus e treni.
Il futurismo non solo guarda all'idea seducente di
forza e di movimento incessante che la stazione e la vaporiera
suggeriscono, ma inizia a perlustrare i nuovi risvolti psicologici
che il contatto con questi ambienti produce.
|
sm
Carlo Carrà, La stazione di Milano, 1911
|
Umberto Boccioni - Gli addii ( seconda versione), 1911 |
Nel tentativo di visualizzare tutte le manifestazioni del movimento e
di cogliere la natura dinamica del macchinismo, la pittura di
Gino Severini, vicina al
futurismo, tende a includere anche elementi cubisti. Così avviene in
Treno suburbano che arriva a Parigi ( 1915
). Per Severini lo
studio dei fenomeni legati al movimento di oggetti nello spazio non ha
un obiettivo accademico, diversamente dai cubisti, che spesso operano
una ricerca strutturale della pluralità prospettica all'interno di uno
spazio statico.
Severini
coglie la consistenza dei piani volumetrici nel movimento,
soprattutto inteso come movimento di macchine, di mezzi di
trasporto, inseriti in una ben precisa connotazione sociale e
storica. Il Treno suburbano che arriva a Parigi
si inserisce nell'ultima fase storica del futurismo dell'autore, quando
l'interesse del movimento si è spostato da problematiche esclusivamente
estetiche ad altre di tipo politico e storico. Come altri futuristi,
Severini ha sostenuto l'intervento in guerra dell'Italia e il treno
suburbano, come soggetto, fa riferimento ad uno dei tanti convogli di
guerra che fanno la spola tra la città e le linee del fronte. Quindi un
soggetto che include - in una visione dinamica - anche la
problematica umana della guerra affiancata a quella della forza
operativa del convoglio.
I feriti al fronte sono trasportati da treni speciali agli
ospedali, dove è possibile di curarli.
Severini
nell'opera Treno di feriti,
( 1915 ) tocca il
tema con una sintesi plastica di elementi ( segnali
ferroviari, fumi della locomotiva, scorci dei posti attraversati, emblemi
come la bandiera e il simbolo della Croce Rossa). Combina così originalmente
la tecnica futurista di designazione della velocità ( nella
compenetrazione dei vari momenti della successione temporale degli eventi
) con alcune tracce che fanno riferimento all'attualità del
conflitto.
|
ts
G. Severini, Treno suburbano che arriva a
Parigi, 1915 |
G. Severini, Treno di feriti, 1915
|
● Treni in fuga nel sogno
della città metafisica |
La stazione
ed il passaggio del treno sono colti dalla
visione metafisica
di Giorgio De Chirico come
simboli dell'imponderabilità e della fragilità nell'esperienza
umana. Una sorta di enigma
legato al trascorrere irrevocabile e casuale del tempo.
Gli emblemi che affiancano la stazione sono
surreali e suggeriscono
l'attività visionaria della mente durante il
sogno. Sono
ad esempio gli orologi delle stazioni, che richiamano una
concezione puramente pragmatica ed esteriore del tempo ( quello degli
orari da rispettare ), le ombre innaturali ed inquietanti, le statue
classiche di divinità che richiamano la fissità inattingibile
dell'assoluto, brandelli di paesaggi esotici ( palme, caschi di
banane ) sognati attraverso l'esperienza del viaggio.
Una visione poetica e suggestiva della stazione, che trascura i dati più
contingenti della realtà per proiettare il soggetto in un mondo di oscure
allegorie. |
G. De Chirico, Stazione di Montparnasse, 1914
|
G. De Chirico, Il tributo dell'oracolo, 1913 |
Metafore.
La stazione notturna come surreale visione del viaggio, sogno di
sospensione e proiezione.
La stazione deserta, sede dell'assenza, inatteso palcoscenico del
nulla esistenziale, in cui si consuma una vana attesa. |
P. Delvaux, Piccola stazione, treno di notte, 1954 |
Stazione deserta di Lille ( foto )
http://www.corriere.it/Media/Foto/2003/05_Maggio/13/SCIOPERO.jpg
|