I paesaggi urbani di Mario Sironi:
arcaismo ed essenzialità nelle sintesi espressive della città industriale degli
anni Venti e Trenta
Mario Sironi, Il camion, 1915
La. produzione di Sironi
alla soglia degli anni Venti tende ad assestarsi in forme
monumentali man mano si va
determinando la poetica poi indicata come "Nocecentista".
Sono di questi anni le prime periferie
urbane, che l'artista
riprenderà in diversi periodi della, sua.
attività. Il tema dei paesaggi urbani era già stato affrontato in chiave
futurista, ma negli anni Venti la città assume una connotazione
particolare, diventa pura astrazione,
emblema
del
dramma dell’uomo contemporaneo.
Il messaggio di fredda
desolazione è trasmesso dalle
tristi solitudini e dalle atmosfere cupe,
degli spazi deserti delle
periferie, solcate solo da qualche mezzo di trasporto o da sagome
isolate di passanti. E' questa una riflessione amara e angosciata sul
tema della nuova civiltà urbana e industriale delle officine e
delle macchine senza riferimento ad un
luogo preciso e con valenze quasi metafisiche.
"Le
attività dello spirito geometrico, per esempio la scienza della
prospettiva, in quanto organizzatrice delle proprietà dello spazio o l'arte
del costruire l'architettura, nel suo appoggiarsi alla misura, al
peso, alla tensione dei materiali.. sono
tutte
attività poste sotto il segno della Malinconia.
Così già
Durer
aveva detto, parlando dell'immaginazione melanconica legata alle arti del
numero e della misura.(...) La prospettiva è anche artificio che, al di
là del visibile, ci introduce nel discorso sulla scarsità di realtà del
mondo; immagine di un falso infinito, essa crea l'illusione di uno
spazio unicamente attraverso la combinazione di rapporti di proporzioni.
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Nella seconda metà degli anni Venti la seduzione per
l'ordine prospettico cede il posto alla vertigine di architetture
sovradimensionate, vicino alle quali e all'interno delle quali l'uomo
apparirà minacciato, perduto, inghiottito:
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L’impegno
artistico di Sironi ha avuto anche un
risvolto istituzionale, facendo parte
delle diverse organizzazioni che hanno operato all’interno dello stato
fascista; fra queste il Sindacato lombardo fascista per le belle arti,
fondato nel 1927. In questo clima, in cui gli interessi artistici si saldano
a quelli politici, divenendone l’espressione, si sviluppa la concezione di
Sironi di un’arte destinata alla collettività e realizzata in grandi spazi
pubblici. Per questa ragione la produzione Sironi, che coincide con
l'ascesa del regime fascista,
appare strettamente collegata all’opera dei più importanti architetti del
tempo. Il mosaico ( L'Italia
corporativa, 1936 ), realizzato nella
fabbrica vetraria Salviati di
Venezia, è stato esposto all’Esposizione universale di Parigi del 1937, per
poi essere collocato nel Palazzo dell’Informazione, costruito da
Giovanni
Muzio nel 1942, insieme ad alcune sculture eseguite dallo stesso
Sironi. |
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Le elaborate composizioni multiple degli anni
quaranta e cinquanta parlano di una nuova fase di evoluzione del linguaggio
del pittore verso l'astrazione e l'impiego fortemente materico del
colore.. |
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