La disperata tensione interiore nel nomadismo visivo di Oscar Kokoschka
● Amore e morte nei
viaggi visionari legati ai traumi dell'inconscio E' interessante notare come già in questa fase giovanile - nelle forme folkloriche dell'arte popolare - compaia l'impossibile traduzione della bellezza e dell'armonia, a cui si sostituisce invece una tenace ricerca di verità ed autenticità nelle rappresentazioni caotiche dei sogni angosciosi di un viaggio interiore ( da E. Di Stefano, Kokoschka, Art e Dossier, n° 123, Giunti, 1997 ) |
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Le scelte pittoriche subiscono nel tempo una complessa evoluzione ed in generale sono contraddistinte da un segno forte, deformante, ricco di curve più che di angoli, che trae le sue più lontane origini dal barocco austriaco e che ha fatto parlare di 'Barocchismo kokoschkiano. Tuttavia questo segno non è un mezzo esteriore e ornamentale, ma lo strumento espressivo di un pittore che vede il mondo non soltanto con angoscia, ma anche con amore, distinguendosi perciò dai pittori della Brucke.
Kokoschka
sostiene la necessità di penetrare l'oggetto con la propria interpretazione,
liberandosi dagli insegnamenti accademici, tornando
'al primo grido e al primo
sguardo del neonato', alla purezza incontaminata del
fanciullo, creando spesso pitture visionarie. In lui
confluiscono molte suggestioni delle correnti filosofico- letterarie
dell'epoca (
Bachofen, Freud, Kraus, Trackl, Rilke, Musil, ) che tendono tra
l'altro all'introspezione ed alla rivalutazione
dell'inconscio. Si profila anche la ricerca
di unità totale delle arti, uno degli elementi
caratterizzanti del tardo romanticismo fra Ottocento e Novecento (
Wagner ). Il titolo
dell'opera suggerisce un legame tra le speculazioni bachofeniane e la
possessione lunare che
governa l'attorcersi dell'onda nel grande dipinto. Dentro
la barca-letto o conchiglia alla
deriva, la donna appare appagata e immersa in un sonno incurante,
come se l'eventualità del naufragio non riguardasse la morbida naturalità
del suo essere, Invece l'uomo,
impotente nocchiero dell'ansia, gli occhi arrossati
dall'insonnia e dalla consapevolezza,
trattiene la tensione
nell'incrocio tormentato delle mani. La notte non offre oblio o riparo
alla ragione infelice, e le dimensioni del desiderio e del piacere
trascinano alla rovina, senza ancora né approdo:
un viaggio abissale che
carica di sensi ancor più tragici la vicenda privata di
Kokoschka,
iscrivendola nei tratti delle due figure,
ora che si sta preparando il primo conflitto mondiale. Siamo nel 1914.
Dunque ancora un viaggio,
ma un viaggio simbolico all'insegna dell'autoannientamento del
singolo e dell'umanità. |
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● Guerra, nazismo e
viaggi. L'impressionismo drammatico e la visione metapsichica della città Durante la prima guerra mondiale, arruolatosi volontario, resta gravemente ferito nel 1915 e nel 1916.. Viene accolto a Dresda e nel 1919 è professore all'Accademia di questa città, dove avviene una convalescenza difficile anche sotto il profilo psicologico. Lasciata Dresda, per Kokoschka ha inizio una lunga serie di spostamenti che si conclude nel 1934 a Praga dove l'artista rimarrà fino al 1938. Delle molte città visitate in Italia, in diversi paesi europei e nell'Africa settentrionale - è testimonianza una serie di vedute, accomunate dalla ripresa dall'alto e della presenza di diversi punti di vista, caratterizzati da un istintivo "impressionismo drammatico". Durante la
sua permanenza a Praga, negli anni della guerra civile di Spagna,
mentre è salito Hitler al potere in
Germania, la sua produzione si apre all'impegno
politico. Nel 1937 dipinge Autoritratto dell'artista
degenerato per protestare contro l'esposizione di alcuni suoi lavori
alla mostra nazista dell'"arte
degenerata" e al sequestro di più di quattrocento delle sue
opere: mostre in negativo e sequestri che saranno l'abituale strumento
della politica culturale del nazismo contro l'arte delle avanguardie.
Nel 1938 fugge a
Londra, dipingendo negli anni della guerra molte allegorie
politiche. La sua vita si protrarrà fino al 1980. |
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Le vedute di
città in
Kokoschka sono
espressione di momenti
importanti della sua esistenza, rivolti alla
rappresentazione di realtà altre, scelte come meta di viaggio o di
obbligatori trasferimenti legati a circostanze politiche negative.
Bisogna accostare tre
o quattro fotografie, prese dalla stessa posizione in cui
Kokoschka dipinse,
per ottenere la stessa apertura spaziale: nessuna veduta è dunque la
restituzione di un brano di realtà ottica, ne l'immagine di un luogo
particolare e irripetibile. Piuttosto
è una variante
della vastità abitata e del suo fluido vitale,
lo scenario instabile e brulicante del
destino umano, un ideale paesaggio del mondo come lo erano stati i
paesaggi del XVI secolo. ( da E. Di Stefano, Kokoschka, Art e Dossier, n° 123, Giunti, 1997 ) |
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