Progetto di rete tra le scuole
della provincia di Vercelli
per l'anno scolastico 1999-2000
1)
Premesse generali.
La
direttiva ministeriale n°226 del 18/5/98 ripropone il problema della qualità
della
formazione in
servizio,
da trasformare in momento di sviluppo professionale degli operatori
della scuola mediante un’azione che punti a criteri di efficacia,
efficienza e miglioramento
delle tecniche didattiche.
Recenti
esperienze di ricerca
metodologico-disciplinare
e di recupero
curricolare, che
si sono realizzate in alcune scuole
della Provincia di Vercelli – e che in parte richiamano le metodiche
della Didattica Breve, ampiamente impiegate in Italia negli ultimi
anni sulla scorta delle teorizzazioni del Prof. Filippo Ciampolini -
lasciano intravedere la possibilità di dare avvio ad un
coordinamento più stabile tra i docenti e le istituzioni scolastiche
interessate a forme cooperative di interscambio e di raccordo
nell’ambito della ricerca didattica. E ciò soprattutto
in vista della costruzione di curricola
disciplinari dotati di continuità
( trasversale e
verticale )
capaci di innescare processi autoregolativi dei comportamenti
didattici, elevando la qualità dell’istruzione..
Tale
appare essere una delle potenzialità più alte dell’autonomia
per quelle scuole che si orientino responsabilmente verso forme di
collaborazione e di
sinergia operativa in nome di una cultura
della
solidarietà,
che veda coinvolti soggetti diversi per conseguire obiettivi di vasto
effetto. E’ ipotizzabile, in tal senso, la creazione di un Centro
territoriale di risorse didattiche,
aggregato, almeno inizialmente, attorno ad alcune
scuole-polo, ove si avvii la raccolta documentale ed
informatica di materiali e protocolli realizzati all’interno di
laboratori di ricerca.
L’iniziativa
ricollega inoltre la sua progettualità ad un’analisi
dei bisogni ampiamente condivisa
da parte di numerosi docenti della Provincia di Vercelli; pertanto si
propone di dar forma ad
esigenze conoscitive non limitate ad un piano puramente teorico di
analisi, bensì intende inserirsi nella quotidiana
operatività dell’insegnamento.
Per
dare concreta fruibilità dei risultati dell’attività a tutte le
scuole della Provincia è prevista l’attivazione di una
rete
telematica valsesiana
quale supporto informativo.
2.
La fase preparatoria.
Il
presente progetto, che richiama alcune esigenze generali, sollecitate
dalle direttive ministeriali più recenti in materia di autonomia,
prende avvio da una lunga fase
preparatoria.
Nelle giornate del 13, 14, 19 e 26
aprile 1999 si è tenuto presso l’ITCG “C.Cavour” di
Vercelli un corso di formazione sul tema
“La
ricerca metodologico disciplinare e la progettazione modulare
nell’ambito dell’autonomia didattica”,
che ha visto la partecipazione qualificata del Prof. Filippo
Ciampolini – ideatore della metodologia della Didattica Breve –
del Prof. Mario Ambel, Presidente dell’IRRSAE Piemonte ed esperto in
problematiche di educazione linguistica e della Prof.ssa. Claudia
Laffi del Liceo Ginnasio “A.Manzoni” di Milano, impegnata nella
realizzazione di curricola verticali.
In
tale circostanza si sono avviati momenti
di comune riflessione sulla tematica della verticalità dei
curricoli e della trasversalità di alcune abilità di base. In
particolare si è individuato nel graduale perfezionamento e
padroneggiamento delle abilità
linguistiche un prioritario
comun denominatore di tutti i saperi. Nella giornata conclusiva del
corso gli insegnanti si sono poi riuniti in gruppi di lavoro,
aggregati in base a sei aree
disciplinari < all’interno delle quali si sono affiancarti
insegnanti del ciclo secondario inferiore con docenti della secondaria
superiore > . In questa sede si sono individuate alcune
possibili piste di ricerca metodologica
e didattica, a partire dall’analisi ampiamente condivisa ed
aggregante dei bisogni individuati nei locali contesti educativi. Tale
convergenza è stata rintracciata nell’ambito delle “abilità linguistiche”, intese come strumenti strategici
essenziali a livello comunicativo-relazionale e cognitivo-operazionale,
capaci di caratterizzare il successo dei percorsi formativi in chiave
di continuità verticale e di trasversalità
orizzontale
Nel
corso di due successivi incontri, tenutisi presso il
Liceo Scientifico
“Ferrari “ di Borgosesia il 28 maggio 1999 e presso l’ITCG
“C.Cavour” di Vercelli in data 4 giugno 1999, si sono poi
formalizzate alcune
proposte più precise, che hanno permesso la progettazione di nove
laboratori di ricerca, di cui si ipotizza la costituzione a
partire dall’anno scolastico 1999-2000.
Sfruttando
i contributi propositivi delle venti
scuole della Provincia di Vercelli aderenti
all’avanprogetto, è
stato poi formalizzato un piano di ricerca sufficientemente articolato, il quale mira alla
realizzazione di moduli
disciplinari, che interessino anche gli ultimi anni del corso di
studi superiore, cercando di saldare, in un percorso compiuto, gli
obiettivi iniziali e finali di un curricolo
di educazione linguistica.
3.
Docenti impegnati
nella ricerca. All’avanprogetto < fase che precede quella di formale adesione dei singoli istituti all’attività dei nove laboratori e l’attivazione degli stessi > hanno aderito circa ottanta docenti in servizio in venti scuole medie e superiori della Provincia di Vercelli. Inoltre alcune insegnanti di scuola elementare, interessate al problema dei linguaggi e specificatamente al tema dell’educazione linguistica, hanno chiesto di partecipare al lavoro dei gruppi ed i momenti di formazione. Anche se in una prima fase dell’attività non si crede opportuno estendere la ricerca anche ai più bassi livelli di scolarità – per la difficoltà di gestire il coordinamento di alti numeri di docenti – l’obiettivo di costruire un curricolo verticale legato alle abilità linguistiche include necessariamente il rapporto con l’istruzione di primo grado. La partecipazione di un pur ristretto gruppo di docenti attivi nella scuola elementare potrà, in prospettiva pluriennale, facilitare l’allargamento della ricerca in tale direzione.
Al
fine di includere all’interno della ricerca
tutte quelle scuole che si fossero dimostrate sensibili al tema
della progettualità cooperativa, è risultato difficile circoscrivere
a ben delimitati gruppi di controllo – coincidenti con precisi
bacini di utenza del servizio scolastico - il discorso della
verticalità dei curricola. Si è privilegiato un metodo di lavoro “per
campionature”, ove
i docenti studiano le problematiche del segmento scolare, relativo
alle classi in cui essi lavorano, relazionandosi con docenti operanti
in segmenti contigui, localizzati in altri contesti. Pur ipotizzandosi
in tal modo situazioni “solo virtuali” di verticalità,
restano fermi altri parametri di confronto, importanti per un
sistema di valutazione integrato a livello più ampio, quali gli
standard comuni di abilità e di competenze richiesti in ingresso ed
in uscita dai vari livelli di scolarità.
4.
Ambito della ricerca: motivazioni della scelta.
La
scelta dell’ambito della ricerca si giustifica con alcune
osservazioni di fondo:
Come ricorda il
documento dei Saggi a proposito dei “saperi minimi e dei contenuti
irrinunciabili dei programmi…..una particolare attenzione va
dedicata alla comprensione e alla produzione del discorso parlato e
scritto, in tutta la pluralità dei testi possibili, sollecitando sia
l’efficacia della comunicazione sia il controllo e\ la validità dei
ragionamenti…”
Ogni materia di studio vede nella corretta decodificazione dei
metalinguaggi e dei codici settoriali una premessa imprescindibile per
l’altrettanto corretta assimilazione dei contenuti. La
correttezza linguistica nell’uso di definizioni e concetti si
accoppia alla “pulizia logica” dei ragionamenti.
Tale esigenza “didattica” si unisce a valenze più
complesse che riguardano l’evoluzione dei “linguaggi interni” e
le “rappresentazioni mentali” a loro connesse.
Ogni perfezionamento delle competenze linguistiche avviene
parallelamente all’evoluzione di processi mentali profondi di
carattere dinamico, che coinvolgono globalmente il giovane in continue
riaggregazioni e ricostruzioni delle sue mappe cognitive, non certo
estranee ai rapporti relazionali ed agli sfondi di significato via
assunti dai concetti emotivi.
Le reti concettuali si integrano costantemente tra loro in una
processazione continua di informazioni soprattutto nell’interazione
comunicativa. Esse inoltre usufruiscono degli apporti semantici e
procedurali offerti, in misura diversa, da un po’ tutte le
discipline ( trasversalità come trasferibilità di codici e loro
pertinentizzazione ).
I compiti complessi che è chiamato ad affrontare
lo studente nella prova
finale dell’esame di Stato sono in larga misura riconducibili ad
una verifica delle sue competenze ed abilità linguistiche sia orali
che scritte. Egli infatti
dovrà decodificare ed analizzare varie tipologie testuali,
dovrà esaminare in modo pertinente enunciati articolati anche di tipo
pluridisciplinare, dovrà misurarsi in una produzione testuale molto
variata. A livello di prova orale dovrà operare collegamenti,
illustrare risultati di progetti e ricerche, evidenziando competenze
applicative nell’eventuale utilizzo di linguaggi multimediali.
Tutte queste abilità non si improvvisano certo e richiedono
una cura particolare da parte degli insegnanti nella costruzione
dei curricoli di educazione linguistica.
All’interno di ogni disciplina un’attenzione privilegiata
andrà dedicata ai codici ed ai metalinguaggi formalizzati propri
della materia, impegnando grandi energie per la corretta fissazione
delle reti concettuali di fondo. Tale sfida didattica può essere
vinta solo se si imposta il curricolo in chiave di continuità
tra i vari cicli scolastici, in forme ancora tutte da studiare e da
sperimentare.
Solo una ricerca che tenti di organizzare la costruzione delle
abilità linguistiche, a
partire dai soggetti in fase di apprendimento, fin dai primi anni
della scolarità, nella convergenza di alcuni obiettivi di fondo (
gradualità, sistematicità, pluridisciplinarietà, sfruttando
strategie costruttive e “ricostruttive” delle conoscenze…) può
andare nella direzione richiesta dalla riforma dei cicli scolastici.
Si ritiene che un discorso generico sulla continuità dei
curricola, che escluda un esame prospettico e coordinato dei processi
cognitivi, che sottendono la costruzione di abilità e competenze,
eluda sostanzialmente il suo compito di ricerca e di
progettazione.
5.
Prospettiva di analisi.
La
realizzazione delle quattro tradizionali abilità
– ascoltare, parlare, leggere e scrivere – è obiettivo
imprescindibile in ogni curricolo di educazione linguistica. Spesso la
realizzazione di tali abilità viene ipotizzata attraverso una serie
molto minuziosa di sottobiettivi che,
tuttavia, non prendono in considerazione
più variate modalità e strategie comunicative che, forse,
potrebbero movimentare le routine scolastiche, avviando forme di
interazione più efficaci. L’alternarsi di spiegazioni, di
esercitazioni e di prove di verifica spesso appare pratica didattica un
po’ riduttiva e talvolta improduttiva.
In
realtà la formazione di competenze linguistiche, prima ancora che sul
piano pragmatico, si realizza sul piano metacognitivo
( ad esempio a livello di autoregolazione dei processi di interazione
verbale, di corretta e coordinata rappresentazione mentale dei concetti,
di assunzione di significato degli enunciati, di consapevole
pianificazione dei compiti comunicativi…..).
·
Definizione
dell’ambito della ricerca.
Segmento scolare interessato, area disciplinare coinvolta, tipo di
sapere/i implicati. Inserimento dell’unità didattica ( anche una
macrounità) nella progettualità curricolare, annuale, mensile,
…..scansione degli eventi didattici.
Modello di unità
didattica
( contenuti, abilità, competenze operative richieste ), modello
didattico di riferimento, eventuale modellizzazione dell’unità e
scansione del percorso, progettazione di attività, verifiche in
itinere, interventi compensativi, valutazione finale.
Materiali
preparatori e
materiali di sintesi
prodotti in classe
( mappe, grafi, visualizzazione delle fasi del braistorming..),
strumenti didattici, fogli di appoggio, strategie.
Organizzazione
dei
laboratori:
strutturazione degli spazi, attività, realtà / virtualità,
elaborazione di piste concettuali, impiego dei linguaggi regolativi.
Conoscenze,
competenze,
abilità linguistiche
prerequisite,
descrizione quantitativa e qualitativa delle carenze
in rapporto al padroneggiamento di abilità in campo linguistico,
metalinguistico e metacognitivo. Ad esempio si potranno testare i
deficit di comprensione dei linguaggi formalizzati, astratti,
concettualizzati, l’impropria percezione di strutture sintattiche
complesse, la mancata cooperazione interpretativa in ambito testuale
(assenza di script di riferimento) e l’imprecisa individuazione degli
elementi topici di un testo….
Monitoraggio dei
processi
che portano gradualmente a padroneggiare le abilità linguistiche in
tutte le loro forme, studiando le strategie più adatte per favorirne
l’acquisizione e la fissazione (ricerca-azione).
Tipi di
esercitazioni effettuate.
E’
ormai appurato che
i
vari codici linguistici
- verbali, iconico-visuali, simbolico-rappresentativi, musicali, e
soprattutto testuali…- operano
congiuntamente, rinforzandosi mutuamente
nella costruzione delle mappe mentali che producono significati,
arricchendo ed organizzando, a loro volta, il linguaggio umano. E’
pertanto auspicabile che nell’ambito dei vari laboratori di ricerca
vengano sperimentate strategie didattiche ed impiegati strumenti e
metodi di lavoro adatti a far interagire su un piano completo l’alunno
con il mondo esterno, investendolo emotivamente ed attivandolo a livello
fisico sul piano della sensibilità visiva, acustica, manuale,
tecnico-applicativa anche all’interno di compiti complessi.
Si
ricordano ad esempio le tecniche del brainstorming
(intervista, sollecitazione spontanea, investigazione direzionata
attraverso domande mirate, creazione di mappe cognitive….. lezione
interattiva), il lavoro di gruppo o a coppie, accanto alla lezione nel
laboratorio informatico finalizzata
alla creazione di ipermedia o
alla progettazione di ricerche
multidisciplinari, realizzate magari navigando in internet.……
Ognuno
di questi “eventi didattici” che si allontanano dalle normali
“routine” non dovrà naturalmente essere solo attivato e vissuto per
la sua novità relazionale, ma anche osservato e monitorato nelle sue
effettive potenzialità di accelerazione dei processi elaborativi
dell’informazione, di pregnanza comunicativa e di condivisione di
concetti ed emozioni. Un insegnamento che preveda attraverso l’uso dei
laboratori
l’impiego di tecniche
costruttive,
affiancate a forme di cooperazione educativa, si presta ad
un’osservazione mirata, capace di ottimizzare i risultati di tali
attività a livello cognitivo ed operativo anche sul piano
dell’acquisizione dei linguaggi..
Un
discorso a parte va fatto per i linguaggi dell’area logico-matematica
e scientifico-tecnologica. In quest’ambito si intravedono alcune
problematiche specifiche che richiedono un approccio ancor più
analitico nell’osservazione, che sia attenta ai carichi cognitivi
connessi con la loro corretta decodificazione e il loro utile reimpiego.
Il linguaggio matematico ed informatico, ad esempio, è di tipo
simbolico-rappresentativo e propone con “i suoi segni” continue
formalizzazioni di operatori
logici,
che richiamano automatismi mentali e precise implicazioni
procedurali.
Padroneggiare “linguisticamente” tali proceduralità
significa, innanzitutto, a livello metacognitivo, attivare correttamente
i processi mentali e rappresentativi che ricercano e utilizzano
gli opportuni modelli
risolutivi.
La spinta concettualizzazione di tale linguaggio < che lascia
spesso in ombra contesti e situazioni esperienziali di riferimento… e
quindi script e frame abituali….> impone, con notevole carico
cognitivo, la fissazione in memoria di lavoro di dati categorizzati e di
organizzatori logici e, parallelamente, impone l’impiego applicativo
di quantificatori.
Questi ultimi sono di vario tipo e sottendono un’attività
cognitiva altrettanto articolata e dinamica che implica molte operazioni
mentali ( es: inclusione / esclusione / intersezione di elementi in
insiemi, categorizzazioni di dati per tipologie caratterizzanti,
descrittori di quantità e di posizione degli elementi numerici,…)
“Matematizzare”
la realtà significa acquisire sul piano semantico-concettuale
l’importante valenza operativa di questi concetti, che agisce, a
livello transdisciplinare,
come facilitatrice
nell’organizzazione di dati e fenomeni. Ecco un ottimo esempio della
trasversalità dell’educazione linguistica.
La natura dei
concetti scientifici
( chimici, fisici, biologici…) e il ruolo dell’apprendimento nella
loro formazione è un altro campo di indagine interessante. La creazione
di laboratori
scientifici
reali e virtuali avvicina a compiti di realtà il discente e mette più
facilmente a nudo le divergenze che esistono tra il linguaggio
formalizzato della scienza e il senso
comune. La teoria degli schemi e delle mappe concettuali ( strutture complementari facilitatrici nell’acquisizione concettuale ) serve a disciplinare l’intreccio di processi cognitivi di tipo logico ed analogico che presiedono alla puntualizzazione di concetti e nozioni. (G.Cavallini, La formazione dei concetti scientifici, La Nuova Italia, 1995
6.
Obiettivi
Attivare sinergie
tra istituzioni scolastiche di vario grado, per consolidare le
competenze dei docenti nella progettazione di interventi educativi
collegialmente sviluppati
Creare situazioni che stimolino i docenti ad essere
responsabilmente aperti alla condivisione dei risultati delle ricerche.
Facilitare la dimensione dell’ascolto
e del confronto
di esperienze reciprocamente mutuabili e raccordabili attraverso la
progettualità verticale ed orizzontale.
Potenziare la dimensione
argomentativa
delle esperienze che si giovano della verifica multipla e del
coinvolgimento di più operatori ( descrittori di processi,
valutazioni qualitative oltre che quantitative …..)
Promuovere la valutazione
collaborativa
e l’autovalutazione.
Individuare, attraverso la formazione in servizio, linee di
sviluppo funzionali all’autonomia
didattica
ed organizzativa
dei singoli istituti, collegandola stabilmente con la ricerca
disciplinare
e l’approfondimento delle tematiche connesse con i saperi
irrinunciabili.
Sviluppare nei docenti competenze relative all’analisi di
problematiche di vasto respiro, che includono importanti
variabili di tipo psicopedagogico e che impegnano in forme complesse di progettazione
curricolare anche pluriennale.
Saldare il momento della formazione
con quello della formazione
in servizio,
garantendo efficacia applicativa ai modelli teorici presentati dagli
esperti attraverso l’implementazione degli stessi in esperienze
didattiche reali.
Verificare in particolare la validità di alcuni modelli
didattici orientati alla realizzazione della continuità
verticale,
già sperimentata in alcune realtà scolastiche.
Consentire una maggiore trasparenza
e sistematicità
all’interno della progettazione didattica attraverso la condivisione
dei bisogni e
la definizione delle
priorità
di intervento.
Approdare alla documentazione
delle esperienze sotto forma di protocolli,
per consentire il trasferimento delle stesse ad altri contesti. Più
generalmente innescare l’abitudine alla documentazione ( anche per via
telematica ) delle attività sperimentali realizzate.
Avviare la creazione di un archivio
didattico provinciale.
Avviare forme di collaborazione tra scuole della Provincia di
Vercelli attraverso la costituzione di una rete
telematica.
All’interno dei nove laboratori di ricerca si indicano più
analiticamente i risultati
attesi
dai singoli gruppi di lavoro, in relazione agli specifici blocchi
tematici.
Sul piano degli orientamenti metodologici di tipo generale si
intende privilegiare le strategie di insegnamento
che puntano al rafforzamento
delle abilità metacognitive,
in vista di una progressiva assunzione di autonomia operativa del
discente in rapporto ai compiti di decodificazione e di produzione di
linguaggi e metalinguaggi.
In relazione all’organizzazione
dei contenuti,
attorno ai quali dovrà realizzarsi il perfezionamento delle abilità
linguistiche, si punterà sulla tematizzazione,
che
ben si adatta, attraverso l’espansione delle matrici cognitive e
l’impiego dei campi analogici, all’arricchimento
delle reti concettuali degli alunni.
7.
Scansione delle attività.
Si
individua schematicamente la scansione operativa del progetto in una
serie di fasi che dovrebbero assicurare, nella loro successione, la
realizzazione di buona parte degli obiettivi prefissati.
Dopo la definizione delle proposte, avanzate dai docenti delle venti scuole aderenti all’avan-progetto, e dopo aver elaborato gli indicatori per l’attivazione dei nove laboratori, a partire dal mese di settembre 1999 si procederà ad una serie di incontri preparatori alla vera e propria fase di RMD ( Ricerca Metodologico Disciplinare )..
Tali
incontri si terranno in due sedi distinte per il Vercellese e per la
Valsesia: l’ITCG CAVOUR di
Vercelli ed il Liceo Scientifico FERRARI di Borgosesia.
Nella fase preliminare si operano contatti, anche tramite
internet, con altre realtà scolastiche ed educative, con gli Istituti
di ricerca regionali ( IRRSAE Piemonte, IRRSAE Emilia Romagna ), con
alcune agenzie formative ( CIDI, LEND, OPPI…. ) e con alcuni docenti
dell’Università del Piemonte Orientale, al fine di trarre contributi
conoscitivi indispensabili per alimentare la ricerca nella fase di
formazione dei docenti e di validazione finale dei risultati.
Viene sottoposto il progetto all’attenzione di docenti esperti
nell’ambito dell’educazione linguistica, anche al fine di
ottimizzare la scansione degli interventi e delle attività.
Viene sottoposto il progetto all’attenzione delle singole
istituzioni scolastiche della Provincia di Vercelli. Si registrano le adesioni di scuole e docenti
alle attività dei nove
laboratori di ricerca. Ogni modulo di adesione deve essere
accompagnato da una breve relazione che indichi la tipologia specifica
di intervento didattico ed il segmento scolare interessato all’attività
( numero di alunni e di classi, prospettive di raccordi orizzontali e
verticali… )
Si organizza la fase
di formazione dei docenti,
che precederà e affiancherà la vera e propria attività di RMD. Si
puntualizzano le metodologie di ricerca.
Si inizia l’attività di RMD attraverso la progettazione
di moduli sperimentali da inserire nella programmazione annuale e
curricolare. Le proposte vanno approvate dai Consigli di Classe e dai
Collegi Docenti.
Gli
interventi didattici vanno
relazionati ai modelli teorici
valorizzati all’interno del progetto, Tali modelli operativi, del
resto, si rifanno alle indicazioni
proposte dai docenti nelle riunioni preparatorie tenutesi
nell’anno scolastico 1998-99.
Si creano laboratori reali
e virtuali in realtà scolastiche chiaramente contestualizzate e con
obiettivi specificatamente individuati.
Al termine di una prima fase di attività si stilano protocolli provvisori, che registrano osservazioni e risultati
provvisori. In alcune riunioni collegiali, ove i singoli gruppi di
docenti sono chiamati a relazionare, si opera un primo scambio delle
esperienze.
Si
puntualizza il piano
complessivo dell’attività, anche sfruttando il feed back dato dai
primi rilevamenti. Si avanzano riflessioni legate agli sviluppi della
ricerca.
Si rende capillare e sistematica la comunicazione
dei risultati anche sfruttando le potenzialità della rete telematica valsesiana.
Si stilano protocolli
finali delle singole ricerche.
Si procede alla valutazione
interna ( qualitativa e quantitativa ) di prodotti e processi in relazione ad obiettivi e risultati attesi.
Si procede alla valutazione
esterna dell’attività di ricerca da parte di un’agenzia
educativa o di un Istituto di ricerca. Si verifica la possibilità di
dare continuità pluriennale all’esperienza.
Si prevede un momento pubblico maggiormente allargato per la
pubblicizzazione dei risultati e per l’illustrazione delle metodologie cooperative attuate nell’ambito dell’autonomia didattica.
Si ipotizzano collegamenti
con altre reti di scuole ( ubicate in altre province e regioni
italiane ) già impegnate in progetti
di RMD. Il tutto nella prospettiva di creare strutture più integrate a
livello nazionale.
Vercelli
16-8-1999
Il
responsabile del Progetto |