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Il topos della donna salvifica mutua schemi della cultura religiosa che richiamano il testo evangelico.
L'amore come spirito
di carità deriva da un modello religioso di ascendenza
evangelica ed esprime - a livello concettuale - l'intimo rapporto tra
l'aspirazione alla perfezione spiritualizzante degli Stilnovisti e
di Dante e la concezione
cristiana dell'amore salvifico di Cristo. Lo schema grafico richiama l'analogia strutturale presente in due famosi testi danteschi ( il canto II dell'Inferno ed il XXXIII del Paradiso ) che ripropongono un procedimento simbolico - tipico dell'immaginario medioevale - all'interno del quale gli attori sono intercambiabili, ferma restando la permanenza del ritmo ascensionale della ricerca del divino. La discesa di Dio sulla Terra - che sola rende possibile la salvezza dell'uomo e la sua ascesa al regno dei cieli - si attua evangelicamente attraverso la nascita, passione e morte del Cristo con la mediazione delle Vergine Madre. Questo schema concettuale - squisitamente religioso - viene riproposto come modello culturale nel topos della donna salvifica dantesca, che si fa mediatrice nel lento processo di liberazione dell'uomo dal peccato e nella sua proiezione verso il divino. Il canto II della Commedia individua l'intervento misericordioso delle tre donne benedette che si muovono - provvidenzialmente - in soccorso di Dante: La Vergine innanzitutto, che, tramite Santa Lucia e Beatrice , si prodiga affinché Dante possa avere una guida atta a consentirgli il processo di rigenerazione morale. In questo canto Beatrice appare come la figura femminile più vicina al poeta quando si rivolge a Virgilio ( I' son Beatrice che ti faccio andare;/ vegno del loco ove tornar disio; / amor mi mosse, che mi fa parlare...) . Dante in questi versi mirabilmente fa risaltare il valore dell'imperituro legame con Beatrice che ora tuttavia - più opportunamente - si configura come cura della donna per la sua sorte morale. E' comunque il canto XXXIII del Paradiso con la preghiera di S. Bernardo alla Vergine, perché dia a Dante la forza di volgere gli occhi verso Dio, che rappresenta il definitivo passaggio dall'amore umano all'amore divino, allo stesso tempo spirito di carità e forza creaturale che uniforma tutto l'universo cristiano. La Vergine è definita umile ed alta, con attributi che già sono spettati alla donna angelo, qui sublimati in Colei che ha davvero funzione redentrice. Di fronte alla luce pervasiva dell'empireo si gioca l'ultimo e definitivo processo di pefezionamento delle facoltà umane. La mediazione della Vergine, signora dell'umanità, è l'unica possibile per superare i limiti dell'umano sentire e cogliere in un attimo di pienezza l'immagine di Dio. |