Le tre fiere ( Inferno: Canto I, vv.31-60)


Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
una lonza leggiera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;


Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta,
una lonza leggiera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;

e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi 'mpediva tanto il mio cammino,
ch'i' fui per ritornar più volte vòlto.

Temp' era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n sù con quelle stelle
ch'eran con lui quando l'amor divino

mosse di prima quelle cose belle;
sì ch'a bene sperar m'era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle

l'ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.

Questi parea che contra me venisse
con la test' alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne tremesse.




Ed ecco, quasi all'inizio della salita 
una lonza snella e molto veloce, 
che era ricoperta di pelo a macchie; 

e non si allontanava da me, 
anzi ostacolava tanto il mio cammino 
che io fui indotto più volte a tornare indietro.

Era l'alba, e il sole sorgeva con la costellazione dell'Ariete, la quale era in congiunzione medesima col sole proprio quando Dio 

mise in moto per la prima volta il firmamento. Cosicché l'ora favorevole e la dolce stagione erano motivo di buona speranza riguardo a quella fiera dalla pelle screziata; 

ma non a tal punto che non mi facesse paura l'aspetto di un leone 
che mi apparve all'improvviso.


Sembrava che il leone venisse contro di me 
con la testa alta e con fame rabbiosa, 
cosicché sembrava che facesse tremare l'aria.

 


ma non sì che paura non mi desse
la vista che m'apparve d'un leone.

Questi parea che contra me venisse
con la test' alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l'aere ne tremesse.

Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,

questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch'uscia di sua vista,
ch'io perdei la speranza de l'altezza.

E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne 'l tempo che perder lo face,
che 'n tutti suoi pensier piange e s'attrista;

tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove 'l sol tace.

 

Ed una lupa, che per la sua magrezza 
pareva carica di ogni voglia, e che in passato 
fece vivere miseramente molte persone, 

questa mi procurò tanta angoscia per la paura che suscitava con il suo aspetto, che io perdetti la speranza di raggiungere la cima del colle.

E com'è colui , che volentieri accumula e, 
arrivato il momento che lo fa perdere, piange e si rattrista nel chiuso di tutti i suoi pensieri; 

tale mi rese la bestia irrequieta, la quale, venendomi in contro, mi respingeva 
a poco a poco là nella selva.

 

canto I vv. 1 - 31, vv. 61 - 111, vv. 111-136
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