Le città trasparenti, fantastiche e disgregate di Alberto Savinio
"Si tratta di vedere le cose che gli altri non vedono:
quelle che vivono all'ombra delle sorelle ammirate: le cenerentole
della città. Si tratta di vedere le cose che vedono anche gli altri, ma
nei momenti in cui gli altri non le guardano, e quelle dimettono la
rigidità della posa, si abbandonano, respirano più tranquille." |
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I poliedri delle sue città promesse
sono quasi cristallini, incorporei, ma capaci di specchiare, di
riflettere i colori dell'atmosfera circostante: sono tutti gli oggetti
della città, schematizzati, quasi astratti, che proliferano da un magma
caotico e interno, attraversati da decorazioni fitte e insistenti,
e poggiano su un invisibile tracciato labirintico.
L'intero ciclo delle "città trasparenti"
propone sviluppi di
forme spettacolari, che ritroviamo nella produzione di
giocattoli nella foresta. Si tratta in questo caso di
volumi policromi dai colori squillanti collocati in mezzo ad
una natura ancestrale spenta e ottenebrata dal tempo. |
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Le atmosfere si fanno talora ancor più
spettrali, attraversate da folgori simboliche
minacciose di morte, che solcano il terreno, devastando
gli edifici sacri o tracciano spettrali fasci di
luce, annunciando una imminente devastante disgregazione della
città. |
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Davvero sorprendente la somiglianza dei cieli
spettrali ed incombenti sulle città di
Savinio con quelli di
alcune composizioni del pittore spagnolo
El Greco , che riprende
temi mitologici e biblici in ambiente controriformistico tra la fine del XVI
secolo e l'inizio del XVII, accentuando
il carattere visionario della mistica
spagnola del tempo e ricrea atmosfere e scenografie metafisiche,
caratterizzate - tra l'altro - dall'accentuata deformazione verticale
delle figure e dalla tensione dinamica dei soggetti di chiara
impronta manieristica. |
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