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L'inettitudine
come distacco autoironico dalla vita.
1, 2,
3, 4,
Nell'ambito
della crisi della cultura positivistica e nel pieno successo dei topoi
dannunziani spiccano le soluzioni tematiche ed espressive di Guido Gozzano,
l'esponente di maggior spicco della poesia crepuscolare, che propone una risposta nuova
alla modernità incalzante. Si possono
sintetizzare in una mappa
riaggregativa suggestioni, spunti tematici e valori speculari, che si nascondono nelle posizioni
di Futuristi e di Crepuscolari. ...Il
mio sogno è nutrito d'abbandono
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Guido
Gozzano nacque ad Agliè nel 1883 e morì a Torino nel 1916 ad appena
33 anni. Studiò legge senza mai pervenire alla laurea. I suoi interessi lo portarono a frequentare i
circoli letterari torinesi, particolarmente sensibili alla letteratura del
decadentismo europeo. Fu legato sentimentalmente alla scrittrice Amalia Guglielminetti.
Malato di tisi fin da giovanissimo, alternò la vita nella città con soggiorni in località climatiche. Per ricercare climi più salubri si spinse fino in India e Ceylon. Morì a Torino nel
1916.La via del rifugio Raccolta pubblicata a Torino nel 1907,
segnò l'esordio poetico di Gozzano. L'opera costituisce un interessante esempio di
lirica post-dannunziana, nella quale il pessimismo ironico e la coscienza critica dell'autore appaiono mezzi nuovi di analisi delle convenzioni
borghesi. Componimenti come Le due strade o la più celebre Amica di nonna Speranza si caratterizzano per l'impiego del dialogo e il ricorso al parlato, che saranno caratteristici di tutta la poesia successiva di
Gozzano. |
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"Totò Merumeni vive fuori del mondo, nella villa barocca. con la madre malata, lo zio demente, la prozia decrepita, con la sola compagnia del gatto, della ghiandaia roca e della bertuccia di nome Makakita. Soltanto in questa solitudine, che è tanto esteriore, rispetto al mondo che vorrebbe la mercificazione della sua scienza e dei suoi studi, quanto interiore, in quanto ha bruciato in sé ogni sentimento, si è ridotto come una rovina inaridita dalle fiamme, cioè nel rifiuto totale di ogni contatto col mondo borghese è possibile la poesia nell'aridità ..... come metafora della negazione dei rapporti che, inevitabilmente, appaiono condizionati dall'inautenticità del mondo borghese." ( Barberi Squarotti ) " |
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Totò
Merùmeni I. |
Heautontimoroumenos L'ambientazione
è letteraria più che reale, la villa-tipo del libro di lettura
sembra ricordare il contesto in cui si realizza la rievocazione
dell'incontro con la Signorina Felicita, la villa del
Meleto ad Agliè. |
II. Totò ha venticinque anni, tempra sdegnosa, molta cultura e gusto in opere d'inchiostro, scarso cervello, scarsa morale, spaventosa chiaroveggenza: è il vero figlio del tempo nostro. Non ricco, giunta l'ora di "vender parolette" (il suo Petrarca!...) e farsi baratto o gazzettiere, Totò scelse l'esilio. E in libertà riflette ai suoi trascorsi che sarà bello tacere. Non è cattivo. Manda soccorso di danaro al povero, all'amico un cesto di primizie; non è cattivo. A lui ricorre lo scolaro pel tema, l'emigrante per le commendatizie. Gelido, consapevole di sé e dei suoi torti, non è cattivo. È il buono che derideva il Nietzsche "...in verità derido l'inetto che si dice buono, perché non ha l'ugne abbastanza forti..." Dopo lo studio grave, scende in giardino, gioca coi suoi dolci compagni sull'erba che l'invita; i suoi compagni sono: una ghiandaia rôca, un micio, una bertuccia che ha nome Makakita... |
La parodia continua e questa volta
l'obiettivo è il dannunzianesimo con il suo mito del superuomo,
modellato sulla filosofia di Nietzsche. Totò si dice vero figlio del tempo nostro: lettore attento e profondo, curioso delle nuove filosofie, si atteggia a superuomo, lontano dalla morale, chiaroveggente interprete del nuovo pensiero: ma già si intravede il tono demistificatorio ! In realtà la sua vita è un esilio volontario. Lontano dalle occupazioni sociali di carattere intellettuale < giunta l'ora di "vender parolette" (il suo Petrarca!...) e farsi baratto o gazzettiere,..> ha abdicato ai rapporti e ne conserva solo pochi. occasionali, che testimoniano il cedimento ai buoni, semplici sentimenti: è solidale, disponibile..la sua è una bontà istintiva che si alimenta nell' inettitudine. < Non è cattivo. Manda soccorso di danaro al povero, all'amico un cesto di primizie; non è cattivo. E' il buono che derideva Nietzsche > Qualche animale un po' buffo lo affianca nel suo giardino a testimoniare la rinuncia ai rapporti di vita. < i suoi compagni sono: una ghiandaia rôca, un micio, una bertuccia che ha nome Makakita...> |
III. La Vita si ritolse tutte le sue promesse. Egli sognò per anni l'Amore che non venne, sognò pel suo martirio attrici e principesse ed oggi ha per amante la cuoca diciottenne. Quando la casa dorme, la giovinetta scalza, fresca come una prugna al gelo mattutino, giunge nella sua stanza, lo bacia in bocca, balza su lui che la possiede, beato e resupino... |
Il
grande amore, fascino e speranza dell'età giovanile, ha mancato le sue
promesse. < L'eco delle donne fatali - di dannunziana memoria - riaccende
la parodia del topos culturale dell'amore come sentimento unico,
sofferto e passionale >. |
IV. Totò non può sentire. Un lento male indomo inaridì le fonti prime del sentimento; l'analisi e il sofisma fecero di quest'uomo ciò che le fiamme fanno d'un edificio al vento. Ma come le ruine che già seppero il fuoco esprimono i giaggioli dai bei vividi fiori, quell'anima riarsa esprime a poco a poco una fiorita d'esili versi consolatori... |
Ed
ora l'introspezione, pur sempre accompagnata dall'ironia. L'esilio nella
villa, la lettura, la solitudine, la riflessione... hanno inaridito la vita
di Totò. Egli non sa più provare sensazioni e sentimenti vitali. |
V. Così Totò Merùmeni, dopo tristi vicende, quasi è felice. Alterna l'indagine e la rima. Chiuso in se stesso, medita, s'accresce, esplora, intende la vita dello Spirito che non intese prima. Perché la voce è poca, e l'arte prediletta immensa, perché il Tempo - mentre ch'io parlo! - va, Totò opra in disparte, sorride, e meglio aspetta. E vive. Un giorno è nato. Un giorno morirà. |
La stessa attività poetica è del tutto demistificata nell'attesa che si realizzi il destino di morte. |