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L'emarginazione e la vecchiaia nella città che si sta
    modernizzando. Morbelli, Pusterla, Zandomeneghi



A. Morbelli, Natale al Pio albergo Trivulzio, 1909
 


A. Morbelli, Giorno di festa all'ospizio Trivulzio - 1892

"Il rigore nella ricerca del 'vero' si esplicitava in Morbelli anche con la significativo e programmatico studio condotto con il mezzo fotografico per fissare le pose e gli effetti di luce, specie dopo il 1901, quando l'artista comunicò all'amico Pellizza la sua intenzione di realizzare una vera e propria serie di dipinti, poi presentati come il ciclo de Il poema della vecchiaia, allestendo addirittura uno studio fotografico all'interno dell'istituto. Rispetto alle Cucine di Pusterla, è analogo  il taglio obliquo dell'immagine, la profonda solitudine che isola i singoli personaggi stretti uno all'altro sulle panche affollate. Commozione e sgomento smorzano però, rispetto alla lucida asprezza di Pusterla, la cronaca impietosa dei Giorni ultimi, che negli ultimi dipinti del ciclo Morbelli trasformò in visione simbolica della disperazione e dell'abbandono."
 


A. Morbelli, Quando ero giovane



A. Morbelli, La sedia vuota, 1903
 


A. Pusterla, Cucine economiche di Porta Nuova, 1887
 


 L.Fildes, Il dottore, 1891
 


L'opera di Attilio Pusterla
costituisce per ['ambiente milanese un solido esempio di verismo orientato a forti interessi sociali. Nello stanzone gli avventori mangiano quasi tutti senza guardarsi, in una vicinanza puramente fisica. E' la stessa umanità dolente che popola "El nost Milan" di Carlo Bertolazzi (1893), che Pusterla ritrae con pennellata degna di un impressionista.
 


 L.Fildes, In attesa di essere ammessi all'ospizio dei poveri, 1874

 


Federico Zandomeneghi,  Impressioni di Roma,


Federico Zandomeneghi,
 Place du theatre a Parigi
 

 

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