|
|
"Il rigore nella
ricerca del 'vero' si esplicitava in
Morbelli anche con la
significativo e programmatico studio condotto con il mezzo fotografico per
fissare le pose e gli effetti di luce, specie dopo il 1901, quando
l'artista comunicò all'amico Pellizza la sua
intenzione di realizzare
una vera e propria serie di dipinti, poi presentati come il ciclo de Il
poema della vecchiaia, allestendo addirittura uno studio fotografico all'interno
dell'istituto. Rispetto alle Cucine di
Pusterla,
è analogo il taglio obliquo dell'immagine, la profonda solitudine
che isola i singoli personaggi stretti uno all'altro sulle panche
affollate. Commozione e sgomento smorzano però, rispetto alla lucida
asprezza di Pusterla,
la cronaca impietosa dei Giorni
ultimi, che negli ultimi dipinti del ciclo Morbelli trasformò in
visione simbolica della disperazione e dell'abbandono." |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|