Il popolo della città. Presenze ed istanze: Daumier e Degas
di |
|
●
La comédhie humaine di Daumier: una visione deformata e quasi spettrale del popolo
e della
Honoré Daumier, impegnato nella lotta
politica contro la monarchia borghese di Luigi Filippo e poi
contro il Secondo Impero di Napoleone III con una serie di
caricature pubblicate sui principali giornali del tempo, accanto ad una
nutrita serie di litografie, giunge alla pittura negli anni '60
dell'Ottocento. Pone in essa lo stesso impegno politico e fa
della sua arte uno strumento di lotta e di rappresentazione della
squallida realtà delle classi popolari coinvolte nella povera realtà della
Parigi del Secondo Impero. Lo stile pittorico di
Daumier rivela la sua origine
di disegnatore: satirico egli si esprime attraverso una linea rapida e
balenante che non rappresenta la realtà come si presenta, ma la
deforma
in funzione espressiva. Il suo è un
realismo espressionista
che vuole far balzare agli occhi indirettamente un messaggio
sociale, accentuando alcuni
tratti significativi di quotidiane relazioni umane.
Con pochi tratti indica i piani della modellazione, le principali
divisioni delle figure, che poi, mediante larghe zone di luce e di ombra
proietta, fa girare nello spazio .La sua opera anticipa la nascita
del post-impressionismo di Van Gogh e di
Rouault e
la pittura espressionistica di
Munch,
Ensor,
Baudelaire ammira il
suo impegno morale e la sua aspra polemica sociale, perché
Daumier crea un'arte che
ha per oggetto la società e riesce a far nascere il bello perfino dalle
peggiori brutture.
La comunicazione operata dal linguaggio
pittorico in effetti si trasforma in sollecitazione visiva: della
rappresentazione Daumier conserva solo quel tanto che può agire a
livello di stimolo a suscitare nello spettatore una
reazione morale.
" Bisogna dunque presentare la folla come
qualcosa di amorfo, di sfatto, di impersonale. La deformazione delle
figure non è determinata da particolari condizioni di spazio o di luce, né
dal desiderio di caratterizzare caricaturalmente volti e gesti: è una
deformazione più morale che fisica, che vuol
dare il senso e il disgusto della mollezza, della manovrabilità
della folla. Si guardi il tipo col bambino in braccio: ha un viso
appena umano, con tratti grossolani e sommari,
come fosse una maschera di cartapesta. (...) Con la destra
indica Cristo al bambino, esortandolo .a
chiedere, anche lui, la morte dell'innocente;
ma è soltanto un segno informe, non una mano che fa un gesto, ma un
gesto della mano senza la mano. Il bambino è la nota più chiara
del quadro, quella che colpisce subito l'occhio.
Infatti è una «chiave» del quadro: la folla è incosciente, debole,
incapace come quel mostriciattolo che tra un istante chiederà anche lui,
istericamente, la grazia per il bandito e la morte per il santo. Ora
si confronti il gesto dell'uomo della folla con quello di Pilato,
l'uomo del potere, che ugualmente addita Cristo, ma non per chiedere,
per imporre la sua scelta. Si noterà come proprio e soltanto la qualità
del segno, teso in un caso e molle nell'altro,
definisca il significato diverso dei due gesti. Non diversamente alcune
figure, nella folla, sono suggerite soltanto dall'impreciso vuoto contorno
della testa: non persone, ma indistinte presenze nel gregge. Le
macchie chiare e scure non sono contenute nei contorni, non corrispondono
a effètti di luce ed ombra: danno il senso di un'atmosfera opaca e
stagnante, in cui i segni spessi dei contorni si muovono senz'ordine e
direzione, come serpi nel fango.
Daumier, insomma, non rappresenta il fatto,
ne esprime visivamente il
significato morale: l'incolpevole, stupida
malvagità della folla ubbidiente alla malvagità torva dei potenti".
|
|
|
|
|
|
● La scomparsa della vecchia Parigi |
|
Hu |
|
● I gesti della fatica e del bisogno
Con l'avvento della rivoluzione
industriale e con l'evolversi dei moderni agglomerati urbani il
contrasto fra i valori incarnati rispettivamente dalla
città e dalla campagna si fece più acuto. "Tra gli artisti figurativi, fu forse Daumier a indagare più compiutamente le dimensioni umane della vita di città creando una cornédie humaine paragonabile a quella di Balzac o al ciclo dei Rougon-Macquart di Zola per ricchezza, varietà e capacità di penetrare le nuove realtà dell'esistenza individuale e sociale nelle metropoli contemporanee. Identificando, come molti realisti, la verità con la catalogaziene esauriente del reale, Daumier toccò tutti gli aspetti della vita urbana, tutte le classi e le occupazioni, tutti i tipi; ma al tempo stesso inquadrò questi tipi - fossero essi attori girovaghi, miseri proletari o avvocati e politicanti venali - nel più vasto mondo della vita parigina. Soprattutto, egli concentrò il suo acuto spirito d'osservazione sulla gran massa amorfa del ceto medio urbano, in tutte le sue varietà: dal piccolo bottegaio e dal rentier male in arnese all'avvocato enfatico e al raffinato amatore d'arte, dal mondo del teatro, dei boulevard, dei Salons e dei mercanti d'arte a quello dei macellai e delle lavandaie. " ( L.Nochlin )
La stagione dell'impressionismo
si mostrò interessata alla
fotografia, cimentandosi in prima persona con l'arte dello scatto.
Degas, che prediligeva
l'impiego del disegno alla sperimentazione del colore, si
servì forse più degli altri della nuova tecnica
come punto di partenza per la composizione pittorica e conservò nel
suo studio un gran numero di fotografie: foto di lavandaie,
stiratrici,
utilizzate per quadri e pastelli, che affrontano il soggetto tra il 1876 e
il 1885. Si tratta di
frammenti
di vita contemporanea e di una pittura che rivela gesti
professionali ed atteggiamenti liberi. La novità degli impressionisti
consiste nel fatto di scegliere
soggetti tratti dalla vita della città, cogliendoli in modo nuovo,
ma
senza mettere in risalto il
messaggio polemico dello sfruttamento sociale. Nel 1846 Baudelaire aveva affermato che la vita
parigina era "ricca di soggetti poetici e meravigliosi";
e negli anni
'60
Manet e
Degas rappresentarono nei
loro quadri questa nuova realtà urbana. |
|
|
st |
|
sbad |
|
|
G.
Caillebotte, I piallatori di parqué,
1875 |
|
|
|