L'Abbazia di Lucedio
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La plaga vercellese, ora dominata dalla monocoltura risicola, risente di
una lunga e complessa fase di popolamento. Per studiare l'evoluzione del
paesaggio agrario dell'agro vercellese, occorre tener conto sia dei
suoi caratteri geografici ( morfologici,
geopedologici, climatici e
idrografici ), che costituiscono la sua vocazione territoriale,
sia di quelli storici, ben riconoscibili nelle trasformazioni intervenute.
L'antico popolamento romano
La fisionomia dell'area vercellese ha origine dal sovrapporsi
di fasi di popolamento e mutamenti del paesaggio che risalgono alla
primitiva colonizzazione romana;
dagli insediamenti in aree centuriate ci giunge la più antica
documentazione archeologica di quei villaggi che stabilirono l’intreccio
dell'iniziale articolazione viaria (anche in rapporto ai punti più
praticabili di guado dei fiumi e torrenti che delimitano ed intersecano la
piana vercellese). Su tale articolazione ebbero poi a connettersi, le
vie medievali ed a ricalcarsi non poche strade moderne: un
intreccio che è leggibile anche con la
prima organizzazione amministrativa, plebano-cristiana del territorio.
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Le grange cistercensi
La campagna fra Trino e Vercelli era
intorno al XII secolo in gran parte incolta a causa della persistenza
di ampie zone paludose e di foreste. Soprattutto la zona compresa tra il
fiume Po, la Dora Baltea e la Sesia si trovava in queste condizioni.
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Il Po e la campagna delle Grange.
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Era dunque necessario bonificare i terreni e metterli a coltura affinché
potessero fornire una rendita.
All'epoca esistevano ordini religiosi che non limitavano la
loro azione alla cura spirituale dell'anima; tra compiti cui attendevano ve
n'erano anche di più materiali legati al lavoro dei campi. Uno di questi
ordini era quello dei
monaci Cistercensi: tra le regole che li
caratterizzava, c'era quella che imponeva la fondazione dei monasteri in
zone deserte o in mezzo a terre vergini bisognose di essere dissodate, bonificate
e messe a
coltura. Affidare un territorio ai
Cistercensi, significava quindi
compiere un investimento non solo economico ma anche politico.
Significava poter esercitare, attraverso l'abbazia, una forte influenza
sulla popolazione.
Il territorio a nord di Trino, quasi a ridosso del Po, fu donato ai
Cistercensi dal marchese
Rainero
di Monferrato con l'evidente scopo di poter
meglio controllare una strategica zona di confine con il sempre più potente
comune di Vercelli. E i monaci cistercensi, provenienti dal monastero
francese di La Ferté, fondarono nel 1123 l'abbazia
di Lucedio che, da quel momento, divenne uno dei luoghi più
importanti dell'intero Vercellese, culla di una civiltà agricola che diede
origine alla risicoltura e alla diffusione dell'attuale sistema colturale
nelle campagne.
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Area delle Grange
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Tra gli indubbi meriti dei Cistercensi
non va tuttavia soltanto ricordato quello di aver introdotto nella pianura
vercellese la coltivazione dei riso. Grazie alle grange, fu superato
il problema della polverizzazione della proprietà, una situazione tipica
dell'agricoltura medievale.
Con il termine
di
grangia (da
granica, ovvero
deposito di grano) veniva
indicato un insediamento rurale produttivo. La grangia poteva
nascere sulle basi di strutture agricole già esistenti, oppure essere
costruita ex-novo. Essa godeva di notevole autonomia rispetto alla
sede abbaziale che l'aveva costituita, anche se a capo era stato messo un
converso, cioè un laico che, dopo aver fatto voto di povertà e dopo aver
donato i propri beni al monastero, diventava membro della comunità
monastica.
Attraverso le grange fu possibile meglio amministrare il
patrimonio delle donazioni e promuovere quindi un nuovo modello di sviluppo
agricolo, più razionale e programmato. Una volta consolidata la
proprietà fondiaria, si pensò anche di ricavare da essa una rendita.
Comparvero allora, anche se ancora sporadicamente, casi di affitto delle
terre dell'abbazia ( siamo nel XIV e nel XV secolo ) fino a che, con la
trasformazione dell'abbazia in commenda (1457), affidata a
Teodoro
Paleologo, figlio del Marchese
Giangiacomo di Monferrato, viene meno l'autonomia rispetto a nobiltà
e curia, che impongono la
riscossione di rendite e pensioni.
A partire dal 1552,
le grange vennero affittate dietro pagamento di un canone in denaro.
Nel 1493, in un documento di un giudice della zona di
Trino, si legge - per la prima volta - notizia di una pista da riso,
testimonianza chiara della presenza di questa coltura nel Vercellese a
partire dal XV secolo.
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Il difficile popolamento
della baraggia
La forma del
paesaggio agrario è indice dell'organizzazione umana che ha ordinato lo
spazio, per accrescerne la produttività in dipendenza del suolo, del clima,
dell'alimentazione e dello sviluppo della società umana. Quando l'uomo ha cominciato
ad aggredire la
Baraggia,( che corrisponde
all'alta pianura vercellese ) andò mano a mano cancellandola per fare prati e campi. L'attacco
alla Baraggia Vercellese fu lento perché essa favoriva la transumanza di
migliaia di pecore, la cui lana costituiva materia prima economicamente
remunerativa della prima industria tessile. Tuttavia la sua lenta
trasformazione ebbe
inizio già nella seconda metà del Quattrocento, ed essa ebbe a
crescere nel Cinquecento, quando, anche col decadere delle honoranze feudali, che
limitavano l'uso delle terre comuni in favore dei diritti di caccia, di
legname e di pascolo, subentrarono alla macchia boschiva ed alla
brughiera il prato artificiale e nuove coltivazioni.
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Territorio baraggivo |
Si ebbero dissodamenti di
terre, nuove canalizzazzioni irrigue, non più limitate al solo scopo
proto-industriale relativo al funzionamento dei molini e delle piste da olio
e da canapa, e si ebbe anche la formazione di una rete stradale campestre:
un complesso di elementi del tutto legati ad un mutamento socio-economico
che valse a cambiare profondamente il carattere del paesaggio.
Va infatti ricordato che è
durante il Cinquecento che cominciarono a modificarsi radicalmente gli
interessi delle persone che operavano nel territorio vercellese. A causa delle guerre, della peste, degli assedi, del perdurare
dell'occupazione straniera francese e spagnola, caddero le posizioni
sociali delle famiglie appartenenti alla nobiltà e cominciarono ad avvantaggiarsi coloro che,
operando secondo gli interessi del mercato, determinarono un vero e proprio
ricambio delle categorie economiche.
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Mappa in territorio di Vettigné ( XVII secolo ) |
La terra andò acquistando mobilità, si ebbe il trasferimento di essa ad altre classi.
L'applicazione di nuovi contratti per la locazione dei fondi diede origine ad
un diverso controllo dei suoli agricoli.
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Territori di Lamporo, Crescentino; Fontanetto;
Regie Apertole, S. Genuario (1777 )
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Il susseguirsi di
mutamenti politici ed economici, è rilevabile anche nella diversa
tipologia della documentazione iconografica, che costituisce quasi narrazione episodica,
capace di rievocare un mondo in trasformazione.
Attraverso la lettura di alcune rappresentazioni grafiche del Seicento e del Settecento, rileviamo il variare della fisionomia del
territorio anche per l'incidenza paesistica dei fabbricati rurali,
costituiti principalmente dalle cosiddette
cascine a corte chiusa, le quali
trassero la loro matrice storica dai «ricetti»
che racchiudevano
l'abitazione, la stalla, i magazzini, i locali di trasformazione dei
prodotti. Sono fabbricati che hanno costituito una tradizione costante
nella plaga vercellese, ancora visibile in epoca relativamente recente,
tanto da poter dire che una vera e propria modifica architettonica, tale da
variare l’aspetto paesaggistico, comincia solo nel corrente secolo,
parallelamente alla crescente influenza urbana e industriale sulle campagne.
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Cabreo del Conte delle Lanze di Sali ( ante
1749 )
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Il cabreo è una
descrizione illustrata di tutti i beni terrieri ( campi, prati, coltivazioni,
case, cascine, fontanili, strade ed ogni altro edificio ) esistenti nel
territorio di Sali, feudo del
Conte di Sales don Carlo delle Lanze,
realizzata da Girolamo Bulla.
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