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La ristrutturazione della tenuta e del castello di Sali
La cascina a corte - Gli spazi funzionali della cascina a corte  - La grangia di Castel Merlino


Carta geomorfologica del comune di Sali Vercellese
http://www.provincia.vercelli.it/organiz/pianterr/sita/sita3.htm
 


La tenuta di Sali con il castello dopo la ristrutturazione di Eusebio Saviolo
 


In un'imponente memoria scritta Eusebio Saviolo, fondatore della locale Associazione agricoltori, rievoca l'ingente opera di ristrutturazione del complesso di Sali avvenuta sotto la sua guida dopo l'acquisto della tenuta dal Conte Costa Raoul de Beaurégard  a partire dal 1910. Spicca all'interno della tenuta nel piccolo borgo di Sali il castello, che  appare oggi notevolmente mutato, in seguito al rifacimento operato dal proprietario. Anticamente il castello doveva avere pianta quadrangolare, circondata da un fossato. Probabilmente possedeva tre torri quadre, mancanti della dotazione a sporgere. Già nel '600 era ridotto a cascinale.

La memoria del Saviolo , che rievoca non senza enfasi, ma con un'estrema cura documentaria la sua realizzazione, fu poi pubblicata nel 1937 con il titolo significativo de Il dono del mio lavoro. Era stata preparata nel 1924 con ricchezza di fotografie in vista della partecipazione al Concorso indetto dal Consorzio Agrario di Novara per l'assegnazione del Premio Cesare Gusmani. Il premio di 10.000 lire era destinato "  a chi con studi, con opere, sia in campo sociale che in quello agricolo, siasi reso benemerito dell'agricoltura italiana".
Saviolo otterrà il premio e per molto tempo nel Vercellese apparirà come l'interprete di una visione dinamica e progettuale della moderna azienda agricola, ottenendo ampi riconoscimenti per tutti gli anni '20 e '30 anche dal regime fascista. L'opera del Saviolo vuole connotarsi non solo come un freddo intervento edilizio, di riorganizzazione tecnica delle attività aziendali, ma quasi come il completamento di una missione, capace di offrire migliori condizioni di lavoro e di vita ai contadini, assicurando parimenti una maggiore produttività alla tenuta. In molte delle sue osservazioni trapela il desiderio di dare un'impronta personale al suo intervento di imprenditore agricolo, circondandosi di valenti collaboratori anche esterni, capaci di dare dignità estetica oltre che funzionalità a tutto il complesso.

"Alla fine della locazione del Castello di Vinzaglio, nel marzo del 1910, ho acquistato dal conte Costa Raoul de Beaurégard il tenimento del Castello di Sali, un tempo proprietà del Cardinale delle Lanze. Allora il Castello di Sali era in uno stato di completo abbandono, cadente. Dell'antico splendore non aveva più che il nome. Tutto era da creare, trasformare, rifare. Ed io, se voglio ancora oggi rivivere ore veramente felici devo ricordare quella visione di ruderi e l'entusiasmo, accompagnato da fatiche estenuanti, con cui mi sono accinto a percorrere, ed ho percorso, quel difficile cammino. Valgano le fotografie che presento a dare un'idea dei fabbricati di allora e della necessità di provvedere. Avevo scritto nel 1901 che era dovere degli agricoltori di procurare buone abitazioni ai propri operai. Era mia convinzione che il migliore coefficiente di civilizzazione è l'abitazione; un'abitazione comoda e salubre è la prima condizione di benessere; essa dà la soddisfazione della vita e del lavoro compiuto; e deve essere così, se Giuseppe Mazzini ha potuto scrivere: < Una casa dolce e decente dove il fanciullo riceve il bacio della madre e le carezze del padre è la prima lezione per diventare buoni cittadini >.
La costruzione di case convenienti e salubri per i lavoratori mi si è imposta, quindi, come primo dovere. Ho affrontato questo problema con dovizia di mezzi e con un organico piano di lavoro e di sviluppo. Iddio certo ha voluto farmi capitare in un campo appropriato per mettermi alla prova coi fatti, dopo le mie pubbliche manifestazioni di pensiero. (...) con passione immutata, con polso fermo e visione completa dell'opera avvenire, non pensando agli onerosi sacrifici materiali, ho proceduto nel cammino tracciatemi nella mente.
Ho incominciato dalle abitazioni degli operai.
Per procedere con ordine, ho ideato un piano regolatore dei vari servizi agricoli, al fine di renderli comodi e rispondenti alle esigenze della vita dell'azienda. Era quindi necessario un progetto delle varie opere da eseguire, che contenesse in sé i migliori requisiti artista e di buona esecuzione. Era perciò indispensabile affidare ad una sola persona, di vera e riconosciuta competenza, la direzione generale dell'opera; ed ho fermata quindi la mia attenzione su l'arch. comm. Luigi Broggi di Milano, che già conoscevo e che mi aveva data la sua autorevole amicizia..." ( 1 )

 


Plastico dell'Azienda Agraria del castello di Sali,  presentato alla mostra di Novara per la partecipazione al Premio Gusmani
 


Planimetria dei fabbricati
 

L'analisi delle singole realizzazioni nelle parole del  Saviolo

Le opere compiute ( 2 )

La mole delle costruzioni progettate era enorme. Il tempo fissato per l'esecuzione molto breve: un anno. Per questo, pur con rincrescimento, ma facendo larga parte a fornitori di Vercelli, fu necessario invitare all'opera quel maggiore numero di ditte, anche forestiere che potava dare la certezza di compiere il lavoro nel tempo voluto.
Le Ditte costruttrici furono tre: i fratelli Bosso di Vercelli, Carlo Bertolotti di Novara e il geom. Giovanni Bona di Vercelli, il quale prese con sé una sotto-impresa di cottimisti: i fratelli Oberti di Palestro.
Le Ditte lavorarono contemporaneamente, impiegando, fra tutte, oltre ottanta muratori, senza contare i relativi servizi.
Le vecchie costruzioni furono demolite da un'impresa specializzata, la Ditta Carlo Rondini di Cameri, ed i materiali ricavati furono tutti adoperati per le opere di livellamento e per risanare i cortili e le adiacenze dei fabbricati.
I fratelli Bosso, rappresentati ai lavori fatti a Sali dal sig. Francesco, hanno lavorato nella parte del Castello a destra della porta d'entrata fino alla torre verso strada. In questo punto si è fatto il completo sventramento del fabbricato. Solamente i muri perimetrali sono stati lasciati in piedi, pur essendo stati anch'essi rifatti nelle fondamenta, lavorando in breccia per eseguirle. Il tetto e la trabeazione sono stati rifatti a nuovo e rialzati.
Al sig. Carlo Bertolotti è stata affidata maggior mole di lavoro. Egli ha potuto accettare e distinguersi per aver potuto disporre di una mano d'opera tanto scelta
  e specializzata nei lavori di muratura a vista. Il restauro del Castello per tutta la parte lasciata dal Bosso, delle abitazioni dei capi reparto e dei magazzini, è stata compiuto dai suoi uomini.
 


Il castello di Sali prima dei restauri
 


Il Castello - Veduta panoramica dei fabbricati





Le vecchie abitazioni degli operai ( 1910 )
 



Le nuove abitazioni, i cortili, il caseificio

Nella parte dei magazzini, dovendosi rifare tutte le fondamenta per la sicurezza del peso da far portare coi nuovi soffitti in cemento armato e coi cereali dopo, le necessarie sottomurazioni e il rifacimento dovendo essere compiuti tutti di getto per la regolare solidità della costruzione, coordinati con la pressione da ricevere, tutto il muro longitudinale per la lunghezza di diciannove metri è stato tenuto sospeso e fermo su delle lunghe travi piantate di strapiombo nel cortile, e così lasciato fino a lavoro finito e collaudato.
Il dormitorio, lo stallone delle vacche, le scuderie, le tettoie delle stalle sono tutti lavori suoi. Sono lavori i quali, per la cura con la quale sono stati eseguiti nella posa dei mattoni, piazzati tutti di testa e col relativo filo di calce eguale e sottile lasciato vedere, detto in gergo "gioino", hanno richiamata l'attenzione e la lode di quanti li hanno potuto osservare.

I muri di cinta, le case degli operai, il caseificio, l'essiccatoio, il trebbiatoio, la copertura della Fontana Caccia per sessantacinque metri, le tettoie per il ritiro del frumento, degli attrezzi rurali e macchine agricole, sono stati invece costruiti dalla Ditta geom. Giovanni Bona. Questi sono lavori che hanno richiesto una cura coscienziosa, perché erano lavori che dovevano essere curati nelle fondamenta con speciali criteri di stabilità. dovendosi operare in aree dove vi era un sottosuolo che non dava affidamento di consistenza; difatti le fondamenta di tutti questi lavori sono state gettate su colonnette di legno di essenza forte, piantate con il maglio.
La sotto-impresa dei fratelli Oberti ha costruito solamente le case degli operai, ma il lavoro è stato esso pure eseguito sotto le direttive e la cura del geom. Bona, il quale ha saputo meritarsi ampia lode perché ha dato le opere finite a perfetta regola d'arte e, quel che più conta, le ha curate con un interessamento veramente esemplare. 
    


Il cortile centrale con le vecchie stalle, prima del rifacimento
 


Il lavoro del Carlo Rondini ha avuto del miracoloso. I fabbricati vecchi venivano demoliti totalmente ed il relativo materiale non era più valorizzato. Nella demolizione egli scalzava l'edificio alla base, indi con argano lo atterrava di colpo. La muratura di tali edifici essendo stata fatta di terra mista a poca calce, nel colpo di atterraggio si sgretolava completamente. Poscia, con uomini pratici e di volontà, con mezzi di trasporto adatti, tutto quel materiale veniva subito trasportato nei luoghi indicati. Per dimostrare la maestria del Rondini e dei suoi coadiutori, ricordo la demolizione dell'intero fabbricato del vecchio caseificio. Questo, al mattino per tempo, è stato sgombrato dal casaro dei mobili di casa e degli attrezzi della lavorazione del latte. Mentre avveniva questo lavoro di sgombero, gli uomini del Rondini scalzavano le fondamenta e attaccavano gli argani. Vuoti che sono stati i locali, tutto l'edificio veniva tirato a terra come un albero. Alla sera dello stesso giorno era raso al suolo e tutto il relativo materiale trasportato per risanamento e spianamento delle vicine adiacenze. Al suo posto e nello stesso giorno vi era l'area pronta per altri lavori di abbellimento.


Voglio far rilevare, e lo faccio con vera soddisfazione, che per l'organizzazione ordinata che è stata curata in ogni reparto e impresa, durante l'esecuzione di quella mole di lavori eseguiti, non si è avuto il più lieve infortunio sul lavoro.
l materiale da costruzione per muratura è stato provvisto quasi tutto dalla
Ditta Bottacchi di Novara. Questo è stato deliberato per avere un materiale migliore come impasto e per la più perfetta preparazione del materiale, come si può riscontrare nel lavoro eseguito, che è quasi tutta costruzione fatta a muratura a vista.
Fra le tante opere in cemento armato, merita speciale menzione il sistema geniale adottato dall'ing. Edoardo Leemann di Zurigo nella costruzione dei soffitti. Il Leemann fabbrica il soffitto a camera d'aria usando due trogoli combaciantisi. Questi sono fatti di scoria di carbone, tenuta insieme da un leggero impasto di cemento;   e così ottiene il triplice vantaggio di intercapedine coibente, dello strato assorbente della scoria di carbone e del guadagno sul peso del soffitto.

Lo stallone delle vacche è stato fatto con criteri rigorosamente scientifici, dopo visite a varie stalle razionalmente costruite, ognuna delle quali offriva qualche cosa di buono da imitare e che si è poi applicato : specialmente nelle dimensioni delle corsie, degli interspazi, delle mangiatoie, delle poste e rastrelliere. Gli antoni furono costruiti in cemento armato. Sono comodi, solidi e pratici. Sono stati costruiti a Milano dalla Ditta Leopoldo Ferradini. Le mangiatoie in cemento e i pavimenti delle stalle sono stati preparati dalla Ditta Conconi di Novara. Le rastrelliere dello stallone delle vacche, da Angelo Mariani di Milano. Le forniture in pietra lavorata, granito, ghiandone sono della Ditta Porroni di Canzo.



Interno della stalla delle vacche
 


La stalla delle vacche da riproduzione  nell'angolo più tranquillo

Le inferriate, le balconate, le ringhiere per le scale nel Castello e nelle case degli operai sono state fornite da Ettore Rossi di Vercelli. Le pietre per le scale ed i ballatoi, dai fratelli Albertini di Vercelli. I pavimenti con tavelle macchiate per gli alloggi degli operai, da Carlo Arposio di Vercelli. Le belle forniture di larice d'America, impiegato per i tetti del Castello, stalla, trebbiatrice, essiccatoio, case degli operai sono dei fratelli Bonomi di Vercelli. Tutti i serramenti in legno delle case degli operai, del Castello, per stalle, rimesse e casa padronale sono stati forniti con diligenza ed a perfetta regola d'arte da Luigi Delpiano di Vercelli. La tinteggiatura alle pareti delle abitazioni, i grafiti alle finestre del Castello, la cornice in grafito della Madonna delle Grazie in Castello sono opera del pittore Vincenzo Crianolio.

Fu fatto dalla Casa Enrico Hólliker di Milano l'impianto di un'autoclave per l'estrazione dell'acqua dal sottosuolo e per la sua automatica distribuzione ai diversi servizi. La tubazione è un anello perfetto. Lo chiamano così, perché dal punto in cui l'autoclave immette nella tubatura l'acqua estratta, questa passa per tutti i cortili, gli abbeveratoi, le case, facendo un circolo preciso, in modo che non si ferma mai finché ritorna al punto di partenza; resta così evitato il pericolo che stagnando abbia ad inquinarsi. E' un impianto pregevole per la sua semplicità, per il perfetto funzionamento e per la tranquillità che procura, poiché il bestiame viene sempre e sufficientemente abbeverato non costando fatica all'operaio la preparazione della abbeverata.

Col tempo si resero necessario altre opere e fu costruito, sempre con le stesse direttive e a regola d'arte, un essiccatoio Cattaneo a tre corpi di dieci piani ciascuno, con sei depositi di riposo. Convinto che il sistema di essiccazione dei foraggi da essere insilati permette la completa utilizzazione degli elementi nutritivi, ho voluto anch'io studiare da vicino il nuovo sistema provato dalla  Stazione bacteriologica agraria di Crema. diretta dal prof. Franco Samarani, sulla produzione del fieno silos  e dopo visite sul posto ed a varie esposizioni agrarie, mi sono fatto la ferma convinzione che tale sistema offre realmente grandi vantaggi. Con l'intervento a Sali dello stesso prof. Samarani, ho costruito due silos della capacità di novecento quintali ciascuno.


I due  silos per il fieno
 



L'essiccatoio per il riso evita la sua esposizione sull'aia

 

Se molto mi sono curato della parte pratica nell'opera di ricostruzione delle case coloniche, delle stalle, dei magazzini, delle scuderie e delle tettoie, una cura speciale ho voluto dare per restituire alla luce l'antico Castello di Sali. Qui rifulse veramente l'anima di artista dell'arch. Broggi. Egli vi dedicò il suo cuore, appassionato dell'arte severa, ridonandogli quelle linee antiche che allietano l'occhio e l'anima dell'ammiratore. Il criterio che ha guidato i tecnici nella disposizione dei vari locali della azienda agraria è stato di raggruppare i vari caseggiati per ordine di servizio. Così in Castello, vicino alla casa padronale, vi sono i magazzini e le abitazioni di quei coloni che hanno il comando di un reparto. Poi vi sono le stalle e le scuderie; ma il cortile è diviso da una siepe di ligustri in modo da formare due cortili distinti.
 



L'organizzazione del fabbricati attorno a due cortili distinti
 


Le abitazioni divise dai servizi della tenuta

Le abitazioni dei coloni nel cortile del Castello imponevano una difficoltà nuova da risolvere. Una famiglia di contadini che risieda nel tenimento, oltre che dell'abitazione, ha bisogno di altri locali per servizi speciali, come il ricovero della legna, del pollame e del maiale.
Se quindi era necessario preparare questi locali per le famiglie alloggiate nelle abitazioni del Castello, era altresì necessario provvedere che il cortile non avesse altra costruzione sussidiaria che potesse ingombrare e deturpare la bella linea già donata a tutto l'interno. Si è ricorso ad un felice espediente. Si è usato di un grande vano nell'ala delle scuderie, come se si dovesse creare un'altra scuderia; in quel vano si sono costruiti tutti i locali per i servizi necessari ai coloni: al pian terreno i porcili guardantisi in direzione eguale, divisi da un grande atrio con soprastanti i pollai, ai quali si accede per una scala in muro che conduce a due grandi ballatoi, uno per ogni corpo; sopra questi, il deposito della legna, al quale si accede per una scala a muro, come ad una abitazione.
Detti locali sono stati circondati da spaziose intercapedini per la circolazione corrente dell'aria. Questa circola forzata e rende così quegli ambienti sani e ben arieggiati. Le stalle del bestiame da lavoro sono state messe di seguito per la sorveglianza e per il più facile buon governo degli animali. Quella del bestiame da frutto, pure essendo vicina alla prima, è stata costruita nell'angolo più tranquillo, in modo che fa quasi un corpo a sé. Per tutte si è procurato che le aperture delle finestre fossero a mezzogiorno e a tramontana, così da ottenere la opportuna temperatura e praticarvi una regolare ventilazione; si è cercato perciò di costruire le stalle coi lati maggiori del rettangolo correnti da est ad ovest. Per ogni stalla vi è un apposito abbeveratoio vicino ed al coperto, ed il bestiame va all'abbeverata comodamente, sorvegliato e riparato anche in caso di cattivo tempo. Il deposito dei foraggi è stato tutto predisposto sopra le stalle e le scuderie, e si è evitato appunto di costruire casseri da terra, per aver più riparato il foraggio: non sia sotto vento durante l'imperversare del cattivo tempo ed evitata la pericolosa vicinanza dei fumatori, passanti nelle adiacenze.
Le tettoie sono rivolte a notte o a sera, per modo che gli attrezzi ivi depositati possano essere meglio riparati dal sole, così dannoso alla loro conservazione. Le letamaie sono state costruite tutte fuori dei cortili, non solo, ma si è avuto cura, distanziandole dai fabbricati, di far sì che le esalazioni ammoniacali non fossero troppo vicine alle stalle medesime, nè in diretta linea  d'aria con le loro aperture.

Il caseificio, per sua natura richiamante tante mosche e ricco di esalazioni speciali e forti, è stato messo alla periferia dei fabbricati, in angolo appartato, pur scegliendo una località comoda per la vendita del latte alla popolazione, per ricevere latte da altri tenimenti, se si fosse in séguito decisa la creazione di una latteria sociale;  e comoda anche per il latte del tenimento, essendo quasi sulla linea di costruzione dello stallone delle vacche. Il locale è isolato: ha una bella palazzina per il casaro e locali ampi e freschi per la lavorazione del latte. Davanti, v'è un ampio cortile per uso esclusivo e comodità dei servizi del casone. Vi sono tettoie per la legna e la paglia: vi è una scuderia e il rispettivo fienile; la rimessa per la vettura, e stabbii numerosi per l'allevamento dei maiali e del pollame. Un'altra opera che merita di essere segnalata nel caseificio, è la costruzione della ghiacciaia. Tutto attorno vi è un corridoio di m. 1,20 per il deposito dei formaggi. Questo corridoio è fatto dai muri maestri e dal muro che racchiude la scatola del ghiaccio. I muri della ghiacciaia sono costituiti da tre strati: l'esterno di m. 0,26 di muratura, l'interno di 0,13 anche di muratura, il mediano di lastre di sughero di 0,20




Il vecchio caseificio fatto demolire



Il nuovo caseificio


I dormitori degli operai che immigrano sono stati voluti presso il giardino, nelle vicinanze dei fabbricati del Castello, pure essendo da questo un poco discosti, per averli in località appartata. In essa gli operai e le operaie non sono disturbati da altre persone e sono liberi per i loro divertimenti del dopolavoro o per i loro servizi di pulizia personale. Questi dormitori da una parte guardano il giardino padronale, dall'altra hanno uno spazioso cortile e sono tenuti lontani dalle stalle più che è stato possibile nell'armonia dei fabbricati.




Il dormitorio per gli operai immigranti visto dal giardino

 



Famiglie di salariati

Per gli operai addetti al governo del bestiame, gente concordata con contratto annuale, e per questo con diritto all'alloggio nella tenuta, sarebbe stato facile, e nel caso mio più economico, costruire gli alloggi nelle vicinanze delle stalle, per comodità e servizio, come in tante altre tenute; ma qui si è voluto usare un altro criterio: quello di costruire dette abitazioni in località comoda, ma molto igienica e quindi lontana dalle stalle. Gli operai devono essere al loro posto durante il servizio del loro lavoro; questo compiuto, essi possono ritornare all'abitazione e qui, tranquilli, godersi la loro casa e la compagnia della loro famiglia. Queste abitazioni sono ben arieggiate, comode, pulite, con vista nel parco, da una parte ; su molto verde e piante ornamentali, e con uno spazioso cortile, dall'altra. Questo serve alle massaie per l'allevamento del pollame, per stendere al sole il bucato e per il giuoco dei loro figliuoli. .
Di fronte alle abitazioni, ma ben distante e in fondo al cortile, si è costruito per ogni casa il pollaio ed il porcile, vicini e a pian terreno tutti e due. Sopra di essi vi è il portico per il deposito della legna del salariato. Dopo detto cortile vi sono gli orti, dati ai salariati per la produzione della verdura necessaria alle loro famiglie. Nel limite del possibile si è procurato di rendere la dimora del lavoratore comoda e anche piacevole. Oso sperare di esservi riuscito. La soddisfazione degli stessi operai, qualche volta, si manifesta in momenti di espansione: quando hanno l'occasione di fare qualche atto di riconoscenza.
 


Il viale dei ligustri





Il fronte della tenuta verso la campagna
 


Fonti bibliografiche:
- E. Saviolo, Il dono del mio lavoro, Milano 1937 - Biblioteca dell'Istituto Cavour di Vercelli
( 1 ) op.cit. pag. 65 - 66

( 2 ) op.cit. pag. 70 - 85
 

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