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La grangia di Castel Merlino
La cascina a corte - Gli spazi funzionali della cascina a corte - La tenuta di Sali

La  corte della bassa pianura

L'antica grangia  di Castel Merlino, in territorio del comune di Trino, alle sue estreme propaggini occidentali, è un  complesso a cui corrisponde una tenuta di 300 ettari, coltivata per soli 4 ettari a prato stabile e per il resto a riso in rotazione con cereali e foraggi. Apparteneva anticamente, assieme a varie tenute della stessa ampiezza ( particolarmente famosa quella di Leri, che fu del Cavour) alle « grange » o fattorie dell'abbazia di Lucedio dei monaci Cistercensi, per cui questa parte del territorio si chiama ancor oggi pianura delle grange. Le « grange » hanno nel Vercellese particolare importanza,  essendo i prototipi delle grosse corti isolate oggi molto numerose nella zona, anche se i fabbricati sono stati completamente rinnovati nei secoli XVIII e XIX. Interessante a questo proposito lo studio del Donna sull' "Organizzazione agricola della Grangia cistrcense".

In queste aziende, passate in proprietà a privati, come in tutta la parte centrale del Vercellese, domina la conduzione ad affittanza e la tenuta può essere divisa tra due o più affittuari. Castel Merlino assieme a poche altre è invece condotta direttamente dal  proprietario tramite un fattore. Essa presenta perciò piuttosto avanzato il processo di trasformazione e ammodernamento che interessa  in maggiore o minore misura tutta la grande azienda risiera e che si esplica soprattutto nello sviluppo della meccanizzazione, dei sili, nella  cura e nell'ampliamento della stalla, con preferenza per l'allevamento di bestiame da macello, e infine nelle migliorie apportate alle case dei salariati e in genere di quanti devono abitare nella cascina.
 


Castel Merlino - Il complesso cappella, casa padronale, magazzini, trebbia, essiccatoi - Foto degli anni '60
 


L'attuale  tenuta di Castel Merlino, presso Leri. Un esempio di risistemazione di un  importante fabbricato rurale dell'Ottocento (Foto M. Borgia).
 

Il complesso dei fabbricati

Il complesso dei fabbricati copre, compresi gli spazi liberi non coltivati, circa 7 ettari di superficie. Lo si può considerare come un esempio tipico della grande cascina a corti multiple.
I fabbricati (v. schema funzionale ) si raggruppano attorno a tre spazi liberi centrali:
1) il cortile dei salariati
2) il cortile delle stalle
3) il cortile dei macchinari e dei magazzini.

Il primo è quello di origine più antica, il terzo è il più recente. Si tratta cioè di un complesso che ha subìto continui sviluppi e trasformazioni. Le tre corti riflettono infatti tre fasi di sviluppo della risicoltura:
1) Dal 1600 agli inizi dell'800. Passaggio dalla coltura estensiva alla coltura intensiva e perciò necessità di mano d'opera fissa. Passaggio dalla mezzadria alla grande affittanza e formazione della classe dei salariati
2) Dagli inizi dell'800 ai primi decenni del '900. Bonifica e irrigazioni. Affermarsi della tecnica delle rotazioni. Aumento della produzione foraggiera e perciò del bestiame.
3) Negli ultimi decenni: sviluppo della meccanizzazione.

I fabbricati attorno al cortile dei macchinari e magazzIni sono divisi in due corpi.
Quello di sud-ovest un tempo era una lunga tettoia alta m 6,5 e profonda 10, posta tra le aie in battuto di cemento, dove si faceva essiccare il riso, con in testa antichi locali per mondariso e tagliariso. In seguito la prima parte venne utilizzata come deposito di carburante, rimessa di trattori e mietitrebbiatrici.
La seconda, che è a due piani, è stata adattata ad officina a pian terreno, mentre il piano superiore è usato come magazzino di sementi, mangimi e altre piccole scorte. Vi si accede per scala esterna posteriore. Dietro questo edificio c'è una cabina di trasformazione dell'energia elettrica.
A fianco delle aie poste a sud-ovest di questo corpo furono costruiti nel 1953 due locali in simmetria, destinati l'uno a cucina e refettorio e l'altro a docce e gabinetti per le mondine, in ottemperanza alle prescrizioni di legge. Nel giro di 8 anni questi locali divennero inutili, perché le mondine, che fino a pochi anni fa affluivano a Castel Merlino in numero di 300 ogni stagione (e altrettanti erano prima della guerra i tagliariso) furono solo una trentina nel 1961 e si prevede prossima la loro completa scomparsa, in quanto ora, specie nelle grandi aziende, si eliminano le erbe nocive con disinfestanti chimici ed elevando il livello dell'acqua. Nel frattempo sono stati adattati a cucina, refettorio, infermeria e dormitorio parte dei locali sul lato sud - ovest del cortile salariati. L'edificio già destinato a cucina-refettorio è stato poi recentemente trasformato in rimessa per i trattori.
 

schema funzionale


Castel Merlino - Schema funzionale tratto da - De Matteis, La casa rurale nella pianura vercellese e biellese, Torino 1965, p. 68

 



La cascina a corte della Bassa Pianura - La grangia di Castel Merlino
 ( schema grafico con veduta dall'alto ) - INGRANDIMENTO
 


La grangia di Castel Merlino ( planimetria ) - INGRANDIMENTO


Il
magazzino è a due piani fuori terra. AI piano superiore si .accede attraverso due scale a doppia rampa. Al pianerottolo di arrivo corrisponde un'apertura nel muro, da cui sono fatti passare i sacchi che vengono fatti scendere verso il cortile su uno scivolo in legno.
Il riso perviene al magazzino attraverso un trasportatore orizzontale a coclea, che ne attraversa il plano superiore per tutta la lunghezza. Questo ha dei fori che distribuiscono il prodotto tra i vari locali. Da questi per altre aperture è fatto discendere al piano inferiore. Tale sistema di trasporto impone che il complesso trebbia-essiccatoi sia unito al magazzino o a poca distanza da esso. Nel nostro caso sul prolungamento del magazzino è un'ampia tettoia con fondo in cemento. Essa ospita il macchinario per la prima lavorazione del riso e presenta ancora molto spazio libero, in quanto mietitura, trebbiatura, essiccazione e immagazzinamento non procedono sempre con lo stesso ritmo (anche perché le prime operazioni vanno accelerate in caso di maltempo ), onde si possono formare accumuli di prodotto, che, data anche la stagione relativamente piovosa in cui si svolgono questi lavori, deve essere posto al riparo.

Un tempo le operazioni iniziavano con la trebbiatura. Ora con l'uso delle mietitrebbìatrici il prodotto arriva dai campi quasi tutto trebbiato. Il riso verde passa in un pulitore e di qui agli essiccatoi. Il riso secco che ne esce viene ancora passato in uno scortecciatore che lo libera della lolla e quindi può essere immagazzinato. Tutte queste operazioni si svolgono sotto  la tettoia adiacente al magazzini. I passaggi da una macchina all'altra avvengono a mezzo di trasportatori orizzontali a coclea o con elevatori verticali, tutti azionati da una turbina posta sul lato posteriore, azionata dal salto di una roggia. L'energia idrica è appunto disponibile nel periodo del raccolto in quanto d'estate l'acqua serve per la risata e d'inverno per i prati marcitoi.  Dietro la tettoia c'è ancora una sorta di capannone chiuso da rutti i lati con fondo in terra, dove un tempo era immagazzinata la pula di riso, che ora viene invece bruciata.

In continuazione del complesso degli essiccatoi si sviluppa una tettoia l'unga 50 m, divisa in comparti, che ospita le legnaie dei salariati. Data la distanza dall'abitazione, questa legna è prelevata in piccole scorte che si conservano poi presso casa.
 In fondo a questa, su un lato, è ancora un silos per foraggi.
 

Sul lato opposto delle aie di nord-est è il complesso trebbia-essiccatoi unito ai magazzini i quali ultimi fanno un corpo unico con la casa padronale. Tutti questi fabbricati sono di costruzione relativamente recente ( seconda metà dell'800 ) e si appoggiano dalla parte nord-ovest a una cappella a pianta ottagonale e volta a cupola, costruita nel '700.
La casa padronale antica era quella oggi occupata dal fattore. Dal lato opposto alla casa si ha un'espansione corrispondente a un locale a sé stante, che ospitava la pesta da riso; ora è anch'esso adibito a magazzino. Il 1° piano di questa parte venne sopraelevato per contenere l'essiccatoio, che fu poi spostato sotto la tettoia nella parte posteriore, dove esiste anche una riseria ( pila o pileria ), ora quasi inutilizzata.
La casa padronale ha facciata intonacata, di aspetto civile. Il retro dà su un orto-giardino cintato, con piante da ombra.

Le abitazioni

Nel complesso di Castel Merlino risiedono al momento del rilevamento ( inizio anni '60 ) 12 famiglie di salariati. In parte sono salariati fissi, cioè con contratto annuale e si tratta di lavoratori specializzati ( 2 acquaioli, 5 manzolai, 1 fabbro, 1 falegname ); parte sono avventizi ( 5 famiglie ) che, contrariamente a quanto si verifica nella zona orientale ove abitano nei centri, qui risiedono stabilmente nella cascina, dove ricevono alloggio, pollaio e porcile gratuitamente e la legna quasi gratuita. Gli avventizi, ad eccezione dei trattoristi, sono manovali generici e vengono tutti pagati a giornata. Mentre ai manzolai sovraintende direttamente il fattore, per la direziono dei lavori nella campagna fa da intermediario un « capo assistente », la cui abitazione è distinta dalle altre ed è anche più ampia.

Parlando delle abitazioni dei salariati. si notano queste specificità. I manzolai abitano vicino alle stalle. Gli altri salariati fissi o avventizi occupano i due corpi di fabbricati sui lati della corte dei salariati. Dormitori, cucine e refettori dei salariati stagionali immigrati erano invece posti di preferenza fuori delle corti e in disparte.
L'abitazione del salariato, pur essendo ancora nei vecchi fabbricati, ha subìto varie modifiche dalla sua forma primitiva, formata cioè da due vani sovrapposti di m 6,5X4,5 (cucina e camera) con accesso al superiore attraverso la scala interna lungo il muro posteriore della cucina. Questi alloggi erano posti in lunghe file formanti un unico fabbricato sul lato della corte. Si tratta di edifici solidamente costruiti, con qualche preoccupazione estetica, che con la loro rigida simmetria richiamano l'idea di una caserma. Per rendere più comoda e funzionale la loro sistemazione interna, si cominciò con dividere gli alloggi in senso verticale. Furono eliminate le singole scale interne, accedendosi al piano superiore attraverso due scale uniche che danno su un ballatoio comune, posto sul lato posteriore dell'edificio. Gli alloggi comprendevano così sempre solo due vani ma posti a fianco, sullo stesso piano. Negli ultimi 15 anni si introdussero varie migliorie ( sostituzione delle mattonelle con piastrelle di marmiglia, acquaio e acqua corrente in casa, bagni e gabinetti ) e i due grandi vani di cui constava l'alloggio furono divisi per lungo sì da ottenere 4 stanze. Le finestre sono piuttosto scarse e di piccole dimensioni. Sono chiuse da due battenti a 3 vetri e da ante in legno interne. Sono poi riparate da una rete metallica fine contro zanzare e mosche.
 La volta è a botte, alta al centro m 3,4. Questi locali sono ora in parte disabitati, essendo sceso il numero dei salariati occupati. In parte sono stati adattati, come s'è detto, per gli immigrati stagionali.
Quasi un intero lato della corte è occupato da una bassa costruzione contenente una lunga fila di porcili con sovrapposti pollai, chiusi da portelle in legno. Ai pollai si accede con scalette in legno, per una sorta di ballatoio che corre lungo tutto il piano superiore. Il letame dei porcili viene ammucchiato nella corte davanti a questa costruzione. I salariati hanno anche in dotazione degli orti posti dietro il cortile delle stalle. Il centro del cortile è occupato da un gruppo di platani attorno a cui corrono fili per stendere la biancheria. Verso nord-est è una pompa, costruzione in muratura, che anticamente doveva essere un pozzo a più aperture, ora murate.

abitazioni di salariati

Castel Merlino, Abitazione dei salariati  

Nell'angolo orientale di questa corte, in modo da controllare tanto l'accesso di essa, quanto delle altre due corti, è l'antica casa padronale, ora occupata dal fattore, anch'essa costruita con criteri antichi, ma più vasta di quella dei salariati. Ha due ingressi, uno verso la corte dei salariati e l'altro verso la corte delle stalle, uniti da un corridoio, ricavato nella gabbia della scala. A pian terreno c'è una cucina e una sala da pranzo (alt. m. 3,4), che danno sul corridoio d'ingresso, A fianco di esse c'è un ripostiglio e una camera da letto. Il gabinetto è nel sottoscala. Sull'altro lato del corridoio si aprono un deposito per attrezzi, biciclette, stivali e l'ufficio. Di seguito si trova un locale che d'inverno funge da camera di riunione degli uomini o da anticamera per quelli che devono essere ricevuti nell'ufficio. La scala è formata da una prima rampa chiusa, che dà su un pianerottolo intermedio, da cui partono due rampe più brevi, una a sinistra e l'altra a destra. La prima porta a un pianerottolo che mette in una camera d'angolo, occupata dalla persona di servizio. L'altra a un secondo ripiano, da cui si accede all'alloggio del figlio del fattore.
Questa casa è l'unica del complesso che possieda un secondo piano (con muri alti m 1,5, basse finestre e soffitto formato dal tavellinato del tetto). Era l'antico magazzeno, molto piccolo in confronto all'attuale, perché costruito in un'epoca in cui la produzione era bassissima. Ora serve da solaio-ripostiglio.

casa padronale

Antica casa padronale ed ingresso alla corte dei salariati  
 

Le stalle

Quelle più antiche sono sui tre lati della seconda corte. Quella sul lato nord-est era l'antica scuderia, ora adattata per bovini. Esistono poi a nord di questa corte due stalle moderne costruite nel 1961.
Le due stalle più antiche hanno un porticato-tettoia aperto sul lato verso il cortile ( e quella centrale anche sul retro) profondo 5 m, formato dal prolungamento degli spioventi del tetto del fienile, poggianti su arcate rette da pilastri alti 4 m. Questi servono da riparo per la paglia, per i foraggi freschi in attesa di essere inoltrati nella stalla, e per gli uomini, gli attrezzi e gli animali, mentre si svolgono le operazioni attorno alla stalla. Le stalle presentano porte in ferro sui due lati lunghi e ai capi delle corsie. L'apertura della stalla di sud-ovest verso la corte dei salariati è stata murata.
Queste stalle che un tempo non differivano fondamentalmente da quelle delle piccole cascine già descritte nella seconda parte, se non per essere su due file ed essere più alte. Esse sono state in un secondo tempo rimodernate. Anzitutto si aggiunse la tettoia anche sul retro degli edifici. Si migliorò poi il fondo, facendolo in cemento, con poste leggermente rialzate, cunette di scolo per il liquame e mangiatoie anche esse in cemento. Fu anche trasformato il sistema di aerazione, sollevando le finestre e munendole di vetri a ribalta, in modo da deviare le correnti d'aria verso la volta.
I pilastri che reggono le volte delle stalle si prolungano sopra di esse per m 5,5 di altezza e sono raccordati da archi, formando così il fienile, sul solaio a vela della stalla, senza rinfianco. Sui pilastri poggiano le capriate della travatura. La copertura della vecchia scuderia poggia invece con travi orizzontali su archi a sesto acuto in muratura. La copertura è formata da tegole curve ( cup ) come per tutti gli edifici antichi del complesso.

Sotto i tetti sono posti serbatoi, dai quali l'acqua potabile raggiunge le abitazioni. Le concimaie sono sul retro della corte. Alcune sono del tipo vecchio a fossa con fondo e pareti in cemento, altre di tipo moderno a piattaforma con pozzetto di raccolta del liquame proveniente dalla stalla e pompa per irrorare il letame sovrastante.
Un gruppo di fabbricati a sé è posto dietro al cortile delle stalle e vi si accede da questo per un androne carraio con portone in legno, aperto nel corpo della casa dei manzolai, al confine con la stalla di nord-ovest. Comprende l'antico dormitorio per le mondine e i tagliariso, ora trasformato in scuderia per 8 cavalli e l'antico casone ( casè ), che comprendeva i locali di lavorazione del latte e l'abitazione del casaro.
 


  Fonti bibliografiche :

- De Matteis, La casa rurale nella pianura vercellese e biellese, estratto da Studi geografici su Torino e Piemonte, n°2, 1965, pp. 44 - 57
 
- G. Donna, L'organizzazione agricola della Grangia cistrcense, Riv, Est. Agr, e Genio rurale, Roma 1949   
 

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