La cultura della finzione nei canzonieri dell'età barocca
“La civiltà barocca… non ha una sua fede, una sua
certezza. La sua unica fede è forse quella nella validità di una
tecnica sempre più perfezionata. La sua unica certezza è nella
coscienza dell’incertezza di tutte le cose, dell’instabilità del
reale, delle ingannevoli parvenze, della relatività dei rapporti tra
le cose” (G. Getto, La polemica sul
barocco , in Letteratura e critica nel tempo,
Milano 1969).
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* AA.VV. Poesie dell'età barocca Brignole Sale 3
1 Chi nel regno almo d'Amore 2 brama l'ore - trar serene 3 fuor di pene, 4 d'una sola amante stolto 5 non si chiami; 6 molte n'ami, - ma non molto. 7 *Finga* pene per ciascuna, 8 ma nessuna - abbia la palma 9 d'arder l'alma; 10 talor esca in mezzo al viso 11 breve pianto, 12 ma fra tanto - in cor sia riso. 13 La modesta, se ti scaccia, 14 tu procaccia - che l'audace 15 ti dia pace; 16 se la bianca ti beffeggia, 17 la brunetta 18 per vendetta - e tu vagheggia. 19 Quando vede donna bella 20 che sol ella - nel tuo petto 21 ha ricetto; 22 in trofeo, meschin, ti mena, 23 flagellato, 24 condannato - a vil catena. 25 Ma se scorge che tu scaltro, 26 tosto ad altro - amabil volto 27 sarai vòlto, 28 non si mostra più severa, 29 ma pietosa, 30 amorosa, - lusinghiera. 31 Quel van titolo di fede, 32 che ognun chiede - e ognun desia, 33 è pazzia. 34 A vestirsi è fede avezza 35 di candore, 36 ch'è il colore - di sciocchezza.
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* AA.VV. Poesie dell'età barocca G.Battista 6
1 Nice, qualora il suo pensier mi spiega, 2 ogni parola è di bugie vestita; 3 quando ella mi discaccia, allor m'invita, 4 e quando mi minaccia, allor mi prega. 5 Ora pietà promette, ora la nega, 6 ed ora m'abbandona, ora m'aita; 7 mesta e lieta mantiene a me la vita, 8 e mi discioglie allor quando mi lega. 9 Dopo tante menzogne, alfin m'induce 10 a non amarla più giusto furore, 11 benché beltà celeste in lei riluce. 12 Poi dico: - Il non amarla è grave errore; 13 ché se la veritate odio produce, 14 dritto è che la *bugia* produca amore. -
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* AA.VV. Poesie dell'età barocca Maria Materdona 14
1 Questi, o bella istriona, onde tu cingi 2 fianco e crin, regi ammanti, aurati serti, 3 mostrano ai guardi alteri, agli atti esperti, 4 ch'esser devresti tal, qual ti dipingi. 5 Stringer con quella mano, onde tu stringi 6 un finto scettro, un vero scettro merti; 7 t'ammirano i teatri e stanno incerti 8 se vanti i veri regni o se li *fingi*. 9 Sii pur finta reina: or se le vere 10 cangiasser col tuo stato i regi onori, 11 quanto gir ne porian ricche ed altere! 12 Ch'è gloria assai maggior d'alme e di cori 13 reggere il fren, che in testa e 'n braccio avere 14 cerchio e verga real di gemme e d'ori.
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* LUBRANO, G. Sonetti 3&
2 crede spuntar la falce anco a' Destini. 3 Con avanzi di tombe acconcia i Crini, 4 scapiglia morti ad abbellir la vita. 5 Ostenta più d'un'Ecuba marcita 6 in bionde fila d'òr trecce di Frini: 7 più d'un calvo Titon a' cranii alpini 8 d'Euriali e Nisi innesta ombra fiorita. 9 Lusso a che fingi? Vanità che speri? 10 se porgi in mano a le Fortune infide 11 di venali *bugie* ciuffi non veri? 12 Non se ne sdegna Cloto, anzi sorride, 13 che mieter possa apocrifi Cimieri, 14 senza aguzzar le forfici omicide.
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* MARINO, G.B. La Galeria 138
Maddalena piangente di La Cangiasi. 1 Finta dunque è costei? chi credea mai 2 animati i color', vive le carte? 3 Finta certo è costei, ma con tal *arte*, 4 che l'esser dal parer vinto è d'assai. 5 Oh di che dolce pianto umidi i rai 6 al Ciel, dov'è di lei la miglior parte, 7 volge, e le chiome intorno ha sciolte e sparte, 8 altrui bella cagion d'eterni lai! 9 Oh come in atto e languida, e vivace, 10 dove manca a le labra, aver spedita 11 par negli occhi la lingua, e parla, e tace. 12 E par tacendo dir, ‘Già spirto e vita 13 diemmi il Pittor, ma l'anima fugace 14 fe' poi da me col mio signor partita’.
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* AA.VV. Poesie dell'età barocca G.Battista 8
1 Scrivo talor che m'avviluppa un laccio, 2 narro talor che mi saetta un guardo; 3 ma favoloso è del mio sen lo 'mpaccio 4 e dell'anima mia mentito il dardo. 5 Crede altri già ch'io ne' martir mi sfaccio, 6 e che di fiamme in un torrente io ardo; 7 ma quel foco ch'io mostro è tutto ghiaccio, 8 e 'l martir che paleso anco è *bugiardo*. 9 Tra gli scherzi acidali onesto ho il core, 10 ed al garrir di questa penna giace 11 sordo il pensier, che non conosce amore. 12 Cantò Pale Marone e 'l dio del Trace, 13 né vincastro trattò, rozzo pastore, 14 né brando fulminò, guerriere audace.
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* MARINO, G.B. La Galeria 426
Rafaello Gualterotti. 1 Dipinse RAFAELLO, 2 io RAFAEL novello anco dipingo; 3 e ben col suo pennello 4 la mia penna gareggia. Ei finse, io *fingo*; 5 se non che 'l mio dipingere è di quello 6 più durabile e bello: 7 ché facondo Pittor discopro e mostro 8 mille colori in un oscuro inchiostro.
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* AA.VV. Poesie dell'età barocca F.Meninni 9
1 Sol menzogne ravviso ovunque il guardo 2 de l'intelletto e de le luci io giro. 3 Se d'un nume terren la reggia io guardo, 4 mille di falsità ritratti io miro; 5 se 'l piè talor entro i musei ritardo, 6 iperboli dipinte i lini ammiro; 7 lusinghiera beltà viso bugiardo 8 m'addita, allor che a vagheggiarla aspiro. 9 Turba di fole entro i licei dimora, 10 né di finte apparenze è 'l cielo avaro, 11 quando a l'iride un arco il Sol colora. 12 Ma che giova schernir gli altri che alzâro 13 trono superbo a la *bugia*, se ancora 14 bugie da Febo, io che ragiono, imparo?
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* MARINO, G.B. La Galeria 582
La Vacca di Mirone. 1 A quel bel marmo bianco 2 da dotta man scolpito 3 manca sol il muggito. 4 Né mancheria quest'anco, 5 se non fusse il timore 6 d'offender lo Scultore; 7 ché *finger* una cosa 8 di senso e d'alma priva, 9 e farla parer viva, 10 è maggior magistero 11 che far il vivo, e 'l vero.
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* G.LUBRANO, Sonetti 31
L'occhialino 1 Con qual magia di cristallina lente 2 picciolo *ordigno*, Iperbole degli occhi, 3 fa che in punti di arene un Perù fiocchi, 4 e pompeggi da grande un schizzo d'Ente? 5 Tanto piacevol più, quanto più mente: 6 minaccia in poche gocce un mar che sbocchi: 7 da un fil, striscia di fulmine che scocchi: 8 e giuri mezzo tutto un mezzo niente. 9 Così se stesso adula il Fasto umano, 10 e per diletto amplifica gl'inganni, 11 stimando un Mondo ogni atomo di vano. 12 O Ottica fatale a' nostri danni! 13 Un Istante è la vita; e 'l senso insano 14 sogna, e travede Eternità negli anni.
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* AA.VV. Poesie dell'età barocca Ciro di Pers 18
1 Nobile *ordigno* di dentate rote 2 lacera il giorno e lo divide in ore, 3 ed ha scritto di fuor con fosche note 4 a chi legger le sa: SEMPRE SI MORE. 5 Mentre il metallo concavo percuote, 6 voce funesta mi risuona al core; 7 né del fato spiegar meglio si puote 8 che con voce di bronzo il rio tenore. 9 Perch'io non speri mai riposo o pace, 10 questo, che sembra in un timpano e tromba, 11 mi sfida ognor contro all'età vorace. 12 E con que' colpi onde 'l metal rimbomba, 13 affretta il corso al secolo fugace, 14 e perché s'apra, ognor picchia alla tomba.
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** AA.VV. Poesie dell'età barocca G.Battista 14
1 Questa di man germana opra guerriera, 2 se di zolfi nitrosi accende il seno 3 ed a piombo pennuto allenta il freno, 4 fulmine par della tonante sfera. 5 Svena in mezzo al fuggir partica fèra, 6 benché rapida il piè scorni il baleno, 7 e di sùbita morte atro veleno 8 porta ne' globi alla volante schiera. 9 Erutta il tuono e partorisce il lampo, 10 fa d'estinti guerrieri il suol fecondo 11 e di vermiglio umor lastrica il campo. 12 Lascia, o Morte, la falce, inutil pondo, 13 e con l'*ordigno*, a cui non giova scampo, 14 dal mondo impara a fulminare il mondo.
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tasso -Canto 16 - Gerusalemme liberata
I due guerrier, poi che dal vago obietto rivolser gli occhi, entràr nel dubbio tetto. 8 Qual Meandro fra rive oblique e incerte scherza e con dubbio corso or cala or monta, queste acque a i fonti e quelle al mar converte, e mentre ei vien, sé che ritorna affronta, tali e più inestricabili conserte son queste vie, ma il libro in sé le impronta (il libro, don del mago) e d'esse in modo parla che le risolve, e spiega il nodo. 9 Poi che lasciàr gli aviluppati calli, in lieto aspetto il bel giardin s'aperse: acque stagnanti, mobili cristalli, fior vari e varie piante, erbe diverse, apriche collinette, ombrose valli, selve e spelonche in una vista offerse; e quel che 'l bello e 'l caro accresce a l'opre, l'arte, che tutto fa, nulla si scopre. 10 Stimi (sì misto il culto è co 'l negletto) sol naturali e gli ornamenti e i siti. Di natura *arte* par, che per diletto l'imitatrice sua scherzando imiti. L'aura, non ch'altro, è de la maga effetto, l'aura che rende gli alberi fioriti: co' fiori eterni eterno il frutto dura, e mentre spunta l'un, l'altro matura.
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LUBRANO, G. Sonetti 24
Stravaganze del lusso nel dar
varie tinte di colori alle 1 Per dar più volti a un vomito filato 2 di sozzi Vermi, adultera colori 3 Camaleonte l'Arte; e al monte, al prato, 4 ruba macchie di marmi, arie di fiori. 5 Ruba riflessi d'onde al Mare irato; 6 ruba da solfi e bronzi anco gli orrori; 7 ruba le vampe al foco, e ruba al Fato 8 di barbaro velen flebili umori. 9 Tanta è la simpatia oggi col finto, 10 che un fil di verità non hanno i nastri; 11 e sfoggia più, chi di *menzogne* è cinto. 12 Ma scopriranno al fri vindici gli Astri, 13 fra le ceneri sorde, al Fasto estinto, 14 che son d'un color solo e Scettri, e Rastri.
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