Liberalismo e democrazia: due
forme
di pensiero politico del primo Ottocento
8 OTTOBRE 2003 - PROVA DI ITALIANO – CLASSE 5^ A MERCURIO |
|
Doc 1) Il liberalismo è l'ideologia delle borghesie nazionali progressiste in lotta contro l'assolutismo monarchico e la dominazione straniera, per la libertà economica, la costituzione liberale e l'indipendenza nazionale: così in Italia il liberalismo, di cui il Cavour fu uno dei massimi esponenti, diede un contributo essenziale al Risorgimento.
Camillo Benso, conte di Cavour (1816-1861), di
Torino, uomo politico e statista. Dopo aver soggiornato a Ginevra,
Parigi e Londra e aver compiuto seri studi di economia e politica, si dedicò
in un primo tempo alla conduzione della proprietà terriera paterna. Deputato
al parlamento subalpino, fu ministro dell'Agricoltura e Commercio (1850),
poi delle Finanze e presidente del Consiglio dei Ministri nel '52.
Intuendone l'importanza diplomatica partecipò alla guerra in Crimea, a
fianco dei franco-inglesi e portò per primo a una conferenza europea
(Congresso di Parigi, 1856) il problema dell'unità d'Italia. Nel convegno a
Plombières nel '58 si assicurò l'appoggio di Napoleone III nell'imminente
guerra con l'Austria ('59). Dimissosi dopo l'armistizio di Villafranca (8
luglio '59) ritornò al potere nel '60. Contrastando di fatto il passo a
Garibaldi , lo costrinse di fatto a cedere Napoli e la Sicilia al futuro Re
d'Italia. Con i plebisciti delle Due Sicilie e dei territori pontifici
Cavour poté nel 1861 trasformare il regno sabaudo di Sardegna in regno
d'Italia (14 marzo '61) e far proclamare Vittorio Emanuele II Re d'Italia il
17 marzo dello stesso anno. |
Doc 2) Se vi parlo degli eccessi
stravaganti dei partiti estremisti, ve ne parlo con cognizione di causa,
perché pochi giorni fa qui è stato scoperto un complotto di
ultrarepubblicani che, armati soltanto del loro furore, avrebbero dovuto
rovesciare il governo ed instaurare non so ben che cosa. Sono state
sequestrate alcune carte ed arrestati un buon numero di sottufficiali,
materia altamente "rivoluzionabile". Questo complotto di cervelli bruciati,
senza nessuna possibilità di successo, avrà come unico risultato di buttare
ancor dì più in braccio all'Austria e ai congregazionisti il nostro governo,
che, per conto suo, ne è già fin troppo propenso. Il risultato più triste
della rivoluzione di luglio, che quasi ne compensa i benefici grandissimi, è
di aver dato origine a un partito frenetico, feroce e assurdo, il quale,
inseguendo una chimera, vuol imporre ad ogni costo, invadendo l'avvenire, un
sistema per ora inattuabile, e perciò spinge la società verso un caos
pauroso, dal quale potrebbe poi uscire solo con un governo dittatoriale e
brutale, dispotico o aristocratico. Nonostante questa sfogo contro il
partito repubblicano, che in Italia fa tanto male, debbo dirvi che conservo
piena fede nell'avvenire dell'umanità e nella legge del progresso sociale,
ed ogni giorno di più approvo chi cerca, come mio zio de Sellon, di
favorirne l'avvento con scritti moderati, imparziali e ragionevoli. |
Doc 3) Nel 1831 Mazzini fondò la Giovine Italia , un'organizzazione che aveva come obiettivo " il progresso vero dell'Italia .... sulle tre basi inseparabili dell'Indipendenza , dell'Unità , della Libertà " . Tale associazione in nome dei " martiri " del passato intendeva " ordinare a sistema le idee sconnesse e isolate frementi nelle sue file " .
Credente nella missione commessa da Dio
all'Italia , e nel dovere che ogni uomo nato italiano ha di contribuire al
suo adempimento ; Convinto che dove Dio ha voluto che fosse nazione ,
esistono le forze necessarie a crearla - che il Popolo è depositario di
quelle forze , - che nel dirigerle pel Popolo e col Popolo sta il segreto
della vittoria ; |
Doc 4) Art. 24. - Tutti i regnicoli,
qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla legge. Tutti
godono egualmente i diritti civili e politici, e sono ammissibili alle
cariche civili, e militari, salve le eccezioni determinate dalle Leggi.
Dallo Statuto albertino 1848 |
Doc 5) La libertà della Chiesa Ho detto, o signori, e affermo ancora una volta che Roma, Roma sola, deve essere la capitale d'Italia. Ma qui cominciano le difficoltà della risposta all’onorevole interpellante, (Profondo silenzio). Noi dobbiamo andare a Roma, ma a due condizioni, noi dobbiamo andarvi di concerto con la Francia, inoltre senza che la riunione di questa città al resto d’Italia possa essere interpretata dai cattolici. In Italia e fuori, come il segnale della servitù della Chiesa. Noi dobbiamo, cioè, andare a Roma, senza che perciò l’indipendenza vera del Pontefice venga a menomarsi. Noi dobbiamo andare a Roma senza che l’autorità civile estenda il suo potere sull’ordine spirituale.Ecco le due condizioni che debbono verificarsi perché noi possiamo andare a Roma senza mettere in pericolo le sorti d’Italia. C. Cavour - Dal discorso pronunziato al Parlamento il 25 marzo 1861 per Roma capitale d’Italia. |
PAGINA INIZIALE, MODULI DI ITALIANO, EDUCAZIONE LINGUISTICA, DOCUMENTI