Il vedutismo veneziano di Antonio Canaletto e Francesco Guardi
● L'illuminismo e l'autonomia del
panorama urbano Non è la prima volta che la pittura italiana tratta, oltre ai temi tradizionali, quello della veduta naturale. Fin dall'epoca del tardo medioevo a tale genere appartengono i paesaggi senesi di Ambrogio Lorenzetti, dove, tuttavia, più che di panorami, si può parlare di cartografie colte sinteticamente. Nel Seicento troviamo paesaggi idealizzati, classicheggianti ed eroici. Il senso della natura ( come luogo in cui l'uomo vive ) e della città ( come ambiente sociale ) è piuttosto insito nella concezione rinascimentale, fiorentina in generale e veneziana in particolare. Basti ricordare le ambientazioni cittadine di Gentile Bellini e del Carpaccio; quelle naturalistiche di Giovanni Bellini e del Giorgione, cui potremmo aggiungere quelle di Tiziano e di Sebastiano del Piombo. In questi casi tuttavia, la città e la natura, sebbene assumano nel quadro un ruolo non secondario, servono come scenari per il fatto narrato dal pittore.
● Caratteristiche della veduta.
Il contributo tecnico della camera ottica
Le immagini degli scorci urbani sono anche
richieste da chi,
non potendo affrontare un lungo viaggio, desiderava ugualmente
conoscere, almeno attraverso la
rappresentazione pittorica, luoghi tanto famosi.
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Camera ottica (da Jombert, Méthode pour apprendre le dessin, 1755). Si tratta di un apparecchio a operatore interno, nel quale il disegnatore infilava la testa sotto una cortina di panni scuri per scorgere e ricalcare direttamente l'immagine nei suoi tratti fondamentali, annotando le zone di luce, di ombra e le tonalità del colore fondamentali, completando poi in studio la realizzazione. E questo, probabilmente, lo strumento di cui parlano con entusiasmo molti scrittori dell'epoca come Francesco Algarotti ( da P. Adorno, L'arte italiana, D'Anna, 1998,Vol.III/I, p.103 )
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● L'ambiente veneziano. La produzione di Carlevarijs e di Canaletto
La consuetudine del grand tour
potenzia del resto tutta la produzione e il mercato delle vedute,
dipinte e incise. Tra le tappe d'obbligo dei viaggiatori stranieri
c'è anche Napoli, sia per le bellezze del golfo e del paesaggio, sia
per gli scavi delle vicine Ercolano e Pompei. Artisti stranieri e
italiani scelgono Napoli e i suoi dintorni per i loro dipinti, dando il via
a una scuola e a un genere che avrà larga fortuna e sviluppo nel secolo
successivo.
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Giovanni Antonio Canal, meglio conosciuto come il
Canaletto,
è il più famoso pittor di vedute
del Settecento. Nei suoi dipinti non si avverte il disfacimento
inarrestabile di Venezia e tutto assume una
dimensione fantastica irreale
nella conquista della prospettiva
atmosferica. Lo stile
di Canaletto che si svolge nell'ambito del vedutismo veneto, iniziato
nel sec. XVII da pittori stranieri e già portato a grandi risultati dalla
pittura di Marco Ricci
e
Carlevarijs.
L'autentico vedutismo del
Canaletto si
esprime attraverso una documentazione
precisa dell'ambiente, colto nelle infinite sfumature della luce distese sui
cieli e sulle acque.
Se le prime opere del 1723 -24 conservano ancora in parte i toni bruni e
scuri, tipici delle scenografie di
Marco Ricci (
Il Rio dei Mendicanti, 1724 - 1725 ), a
partire dalla seconda metà degli anni Venti trionfa una
nuova luminosità atmosferica
, che connoterà il suo vedutismo, consentendogli di affermarsi sul
Carlevarjis ormai meno ricercato dai committenti stranieri. A questa fase
appartiene senz'altro il gruppo di vedute datate 1729 -
1738. |
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Nel 1745, a causa della guerra di successione austriaca, il Canaletto, per non perdere i contatti con la ricca clientela inglese, si recò a Londra dove conobbe un'altra fase di intensa produzione ( Veduta di Londra attraverso un'arcata di Westminster, 1747 ). Alcuni suoi amatori rimasero tuttavia delusi delle sue nuove opere. Verso i sessant'anni tornò definitivamente a Venezia, i tempi erano cambiati ed il vedutismo era in declino. La conferma di questo avvenne quando, nel cercare l'ammissione all'Accademia delle Belle Arti, le autorità lo respinsero per ben due volte, fino all'ammissione del 1765 con un quadro, che rinnegava le grandi conquiste di prospettiva atmosferica per un ritorno ai capricci. Morì, il 20 aprile del 1768.
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Lon Canaletto, Veduta di Londra attraverso un'arcata di Westminster, 1747 |
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Un altro aspetto del vedutismo veneziano ci è offerto dai
Guardi:
Francesco
e il figlio
Giacomo. Alcune opere di
Francesco Guardi si
riferiscono ad avvenimenti solenni legati alla città di Venezia, come
le dodici tele dipinte del 1766 relative alle cerimonie svoltesi in
occasione dell'elezione del doge
Alvise IV Mocenigo
nel 1763, nelle quali le feste sono descritte con un tono favoloso.
Come pure i quattro dipinti a ricordo della visita di papa
Pio
VI a Venezia, avvenuta
nel 1782. |
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pa Francesco Guardi, Papa Pio VI benedice il popolo nella piazza Santi Giovanni e Paolo, 1782 |
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F. Guardi, Bucintoro, 1766 |
F. Guardi, Festa della Sensa in piazza S.Marco, 1775 |
fe Francesco Guardi, Cocerto di dame presso la Casa dei filarmonici, 1782 |
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Da Francesco Guardi Venezia
venne rappresentata comunque in tutti suoi aspetti, non solo in quelli che
potevano considerarsi celebrativi di una storia e di un retaggio di gloria.
Essa divenne città magica e subì una trasfigurazione suggestiva:
gli aspetti poetici della vita della città vengono colti grazie all' intensa
frequentazione dei suoi ambienti ( Guardi non si allontanò mai da Venezia ).
Egli ama riprodurre soprattutto ciò che
è in movimento, la particolarità dell'attimo
di vita che viene fermato sulla tela: le persone spesso
appaiono
trasportate dall'istinto si riversano lungo i canali, nelle calli, nei
campi e sulle piazze inondati della fluttuante atmosfera che li avvolge.
La particolare sua immaginazione lo rende capace di
svelare dimensioni nuove della città: la Venezia discosta, fuori
mano, la Venezia minore, riproposta anche nelle
circostanze più tragiche |
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rmer Francesco Guardi, Rio dei mendicanti, 1770-1780 |
Francesco Guardi, Rio dei mendicanti, 1785 |
F.Guardi, Vista del campo e della chiesa di San Francesco della Vigna |
g Francesco Guardi, La gondola, 1782 ca. |
F. Guardi, Il bacino di San Marco con San Giorgio e la Giudecca, 1780 |
F. Guardi, Canal Grande presso il ponte di Rialto, 1780 |
Nel 1789 un incendio aveva distrutto il quartiere di Santa Marcuola, e il pittore, accorso, assistette alla distruzione inesorabile delle case una vicina all'altra e dipinse L'incendio di Santa Marcuola (1789) con la folla in primo piano che fa quasi da barriera alle fiamme. L'ultimo suo dipinto fu la Regata sul Canal Grande (1791), realizzato in onore di principi stranieri. Appartengono alla sua attività pittorica anche i Capricci e nature morte con fiori. |
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in F. Guardi, L'incendio di Santa Marcuola (1789) |