La lezione del realismo trasmise agli impressionisti il
gusto dell'ambientazione contemporanea e dell'osservazione diretta;
con la differenza che l'iconografia realista, dominata da soggetti
proletari, fu come "aggiornata" dall'ingresso di una nuova categoria sociale
mai, prima di allora, così attentamente e appassionatamente documentata: la
borghesia con i suoi usi e costumi.
Baudelaire
(che fu amico di Manet)
scrivendo in occasione del Salon del 1846 il saggio
Dell'eroismo della vita moderna, anticipava genialmente le scelte
della generazione impressionista:
«La nostra epoca
non è meno ricca di temi sublimi di quella precedente [...] Ho osservato che
la maggioranza degli artisti che hanno condannato i soggetti moderni si sono
accontentati di soggetti pubblici e ufficiali [...] Ci sono invece dei
soggetti privati che sono molto più eroici di quelli pubblici. Lo
spettacolo della vita alla moda e le migliaia di esseri - criminali e
mantenute - che galleggiano alla deriva nei bassifondi di una grande città.
[...] La vita della nostra città è piena di spunti poetici e
meravigliosi: ne siamo avvolti, vi siamo immersi come in una meravigliosa
atmosfera, ma non ce ne accorgiamo».
Le Déjeuner sur l'herbe e
Olympia, due notissime opere che
Manet
realizzò nel 1863, undici anni prima della mostra con la quale il gruppo
impressionista si rese universalmente noto, annunciarono, accompagnate da
grande clamore, le nuove tendenze. Quando nel 1863 Le
Déjeuner sur l'herbe venne presentato al cosiddetto Salon des
Refusés, voluto da Napoleone III come spazio espositivo parallelo e
alternativo al Salon, con l'intento di porre un argine all'ondata di
lamentele provocate dalle ingiuste e numerosissime esclusioni decretate
dalla giuria dell'istituzione ufficiale, il quadro ebbe l'effetto di un
vero e proprio cataclisma su pubblico e critica. A sconvolgere i
presenti non fu tanto la novità della tecnica, non ancora impressionista,
quanto il tipo di nudo che il dipinto presentava, un nudo che metteva in
crisi il tradizionale approccio di tanta pittura precedente a un genere ben
"collaudato" e documentato.
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● Il
realismo dei nuovi soggetti: riposi e sogni all'aria aperta, bagnanti non
divinizzate |
Il rapporto tra città e campagna, tra natura e codice di vita urbano
attraversa una nuova fase interpretativa nel secondo Ottocento ad opera del
realismo e dell'Impressionismo.
I modelli classici per la verità continuano ad essere di moda fino agli anni
'50 ( W. Bouguereau, La nascita di Venere, 1879
) nella cosiddetta art pompier ( arte accademica ), che allude
ironicamente agli effetti retorici dell'arte ufficiale,
emblematicamente individuati nei copricapi simili a caschi di pompieri con
cui venivano dipinti gli eroi dell'antichità. Tali modelli continuano ad
idealizzare falsamente la natura, popolandola di personificazioni divine
ed escludendo la rappresentazione del reale, con la nuova sensibilità
che la modernità va elaborando. Anche in alcuni artisti che operano alla
fine degli anni Sessanta ( F. Bazille, Scena d'estate, 1869
) già in un clima vicino all'Impressionismo continuano a trasparire
le forme classiche - accademiche - dei nudi
immersi tra luce ed ombre, il disegno rigoroso dei corpi che risente
degli antichi, l'accurata stilizzazione delle figure, che
allontana da una percezione nitida della nuova sensibilità per la natura. |
a
W. Bouguereau, La nascita di Venere, 1879
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b
F. Bazille, Scena d'estate, 1869
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A partire dal realismo di
Courbet si
impongono nuovi soggetti decisamente più provocatori per la
società benpensante dell'epoca, tra i quali le scene di riposi all'aria
aperta, di sogni nella pienezza del verde, di bagni negli specchi d'acqua e
nei fiumi, di colazioni sull'erba.
Viene gradualmente
infranto il confine che separa tradizionalmente la rispettabilità e il
decoro del vivere urbano dalla libertà istintiva che suggerisce il contatto
con la natura. I quadri di
Courbet lasciano intuire una nuova totale libertà
all'interno della natura, un reale abbandono che mette a nudo le
convenzioni borghesi del vivere urbano, che mostra la tranquilla
noncuranza con cui si può rinunciare al falso pudore del proprio corpo.
Sono le figure femminili che veicolano la rottura di questo tabù.
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sogno
G. Courbet, Bagnante che dorme, 1845 |
Nelle Signorine sulle rive della Senna ( 1857 )
scandalizzava la raffigurazione delle giovani in riposo, sdraiate pigramente
e scompostamente in riva al fiume, in abiti moderni ( non quindi ninfe o dee
mitiche ), incuranti dell'atteggiamento che una giovane donna avrebbe dovuto
assumere davanti allo spettatore.
Addirittura più significativo del nuovo rapporto con la natura è
Le bagnanti ( 1853 ) dove si ha uno
studio dell'anatomia del
nudo di spalle di una delle figure femminili, che si asciuga dopo essersi
lavata nelle acque limpide di un fiume, assieme ad una donna sdraiata, con
lei immersa in un bosco lussureggiante.
Questa realtà pittorica appariva brutale
e volgare per un pubblico ancora abituato alle idealizzazioni
accademiche di una natura arcadica.
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c
G. Courbet, Le signorine sulla riva della Senna, 1857
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c
G. Courbet, Le bagnanti, 1853
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Colazioni sull'erba
Uno dei quadri che suscitarono maggiori polemiche è il
Déjeuner sur l'herbe di
E. Manet del 1863, che apparve agli occhi del pubblico e della
critica scandalosamente «indecente». Eppure non soltanto il nudo è
uno dei temi più usuali e accettati nell'arte di tutti i tempi, ma la stessa
composizione ( una conversazione all'aria aperta fra una donna nuda seduta e
due giovani vestiti ) deriva da una nota tela del Louvre, il Concerto
campestre di Giorgione, e le pose dei tre personaggi da una stampa
raffaellesca, dunque da classici del Cinquecento. Lo scandalo nasceva
dalla rappresentazione del tema, dall'abbandono
del topos classico e dalla trasposizione del fatto in età moderna,
lungo le rive di un fiume, come se una giovane donna contemporanea, recatasi
a fare una merenda sull'erba ai bordi della Senna, si fosse
completamente denudata ( le vesti giacciono ammucchiate a lato) e
conversasse indifferentemente con due giovanotti borghesi abbigliati con
cura, mentre un'altra ragazza, in camicia, si curva per sciacquarsi. L'opera
sembrava un'offesa alla morale borghese, provocata per giungere alla
celebrità.
Il dipinto, respinto dalla giuria del Salon del 1863, venne esposta al
Salon des Refusés, dove attrasse immediatamente l'attenzione
scandalizzata dei frequentatori.
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d
E. Manet, Colazione sull'erba, 1863
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● I modelli classici disattesi e reinterpretati
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Giorgione o Tiziano, Concerto campestre, 1510
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Guercino, Susanna e i vecchioni, 1610
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● I riti urbani e la convenzione dei ruoli
sociali
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Un'opera di
Manet ambiziosa risalente al suo primo
periodo di produzione è la Musica alle Tùileries
( 1862 ). Appare chiaro che il giovane artista vuole qui
realizzare il programma proposto da
Baudelaire nel suo saggio Le Peintre de la vie moderne
dove afferma la sua teoria del dandy :
"Per il perfetto
bighellone, per l'osservatore appassionato, immensa è la gioia di eleggere
domicilio nel numero, nel mutevole, nel movimento, nel fuggevole e
nell'infinito». Essere
fuori di casa, e ciò nondimeno sentirsi ovunque nel proprio domicilio;
vedere il mondo, esserne al centro e restargli nascosto, )no questi alcuni
dei piaceri più comuni di tali spiriti indipendenti, appassionati e
imparziali, per i quali la lingua ha solo formule impacciate "
Tutti gli uomini, in questo quadro, rigidi, quasi stereotipati,
tutti con cappelli neri, sembrano essere in uniforme e circondano le donne
che sono tutte sedute. Eppure, da questa composizione così statica
scaturisce una sensazione di ritmo mobile, di brulichìo e di vita.
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z
E. Manet, Musica alle Thuileries, 1862
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C. Monet, Colazione sull'erba, 1865 - 1866 |
C. Monet, Colazione sull'erba, 1866
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● Olympia: rinnegando ogni sfera ideale, la donna ostenta un'ambigua
sensualità
Uno scandalo ancora maggiore di
Déjeuner sur l'herbe
suscitò, due anni dopo, la presentazione
di Olympia . Così si
esprimeva il critico
Clarette,
nell'articolo
Deux
heures
au Salon
de 1865:
"Imposture
gettate in pasto alla folla, prese in giro o parodie, che so?,
sì, prese in giro. Che altro è questa
odalisca col ventre giallo, ignobile modella pescata chissà dove, che
rappresenta Olympia?"
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w
E. Manet, Olympia, 1887
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La composizione segue apparentemente stilemi dell'iconografia tradizionale
consolidata da secoli Le fonti culturali in questo caso sono la Venere
di Urbino di
Tiziano ,
che egli aveva ammirato a Firenze durante il viaggio in Italia del 1853,
insieme a quello della Grande Odalisca di
Ingres che
aveva studiato attentamente al Louvre e la Maja desnuda di
Goya che
rientrava nell'indirizzo spagnoleggiante tipico di Manet e di molti
intellettuali francesi dell'Ottocento.
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Tiziano, Venere di Urbino, 1538 |
Goya, Maja desnuda, 1800
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Malgrado i rapporti tematici con il passato, Olympia
rompeva, ancor più decisamente che il Déjeuner sur l'herbe, con la
tradizione accademica per la modellazione esclusivamente coloristica.
Il dipinto è certamente l'espressione di una grossa rottura: dei codici di
rappresentazione e dei mezzi utilizzati per costruire questa inusuale
rappresentazione.
Manet
se la prende coi canoni estetici predominanti che, fino a quel momento hanno fatto dell'arte una sorta di sfera ideale, teatrale, di essenza
poetica. Come giustamente sottolinea Georges Bataille, «l'Olympia
nel suo insieme non si differenzia da un delitto o da uno spettacolo di
morte».
Indipendentemente dal soggetto, ogni particolare, anche il più
apparentemente insignificante, ha un suo preciso valore cromatico
collocandosi in rapporto con tutti gli altri e con l'insieme: il fiocco rosa
sui capelli, il nastrino nero al collo, il braccialetto dorato, il mazzo di
fiori variopinti, le scarpette, perfino il gatto nero eccitato, si
concatenano armonicamente con le più vaste pezzature cromatiche dei lenzuoli
e dei cuscini bianchi, della sovraccoperta di seta giallo chiaro ornata di
nappe e di fiorellini, del bel corpo ambrato della donna nuda, della veste
rosa della negra; questi colori, distesi in superficie, senza passaggi
chiaroscurali, sono resi più luminosi dal contrasto con il fondo scuro.
L'artista ha meditato a lungo su questo progetto. In un disegno
preparatorio, la donna, è sdraiata, completamente nuda e la si vede mentre
accarezza un gatto; poi, in una sanguigna, il gatto è rannicchiato contro la
coscia della donna, per la quale posa Victorine Meurent;
più tardi viene aggiunta una negra bene in carne, con un madras in testa,
che presenta un grosso mazzo di fiori avvolto nella carta; il gatto, da
parte sua, inarca la schiena. Fino alla versione definitiva,
l'Olympia è concepita in
un'ottica spassionata, strettamente formale. Tematicamente è
un'opera dalla sensualità
inebriante, aggressiva e ambigua. E questa febbrile sensualità è resa
urtante dalla fattura ardita, sgradevole, pressoché cruda.
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E. Manet, Nana, 1877
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E. Manet, Jeanne Duval ( l'amante di Baudelaire),
1862 |
●
Les femmes damnées
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Femmes damnées
Comme un bétail pensif sur
le sable couchées,
Elles tournent leurs yeux vers l'horizon des mers,
Et leurs pieds se cherchent et leurs mains rapprochées
Ont de douces langueurs et des frissons amers.
Les unes, coeurs épris des
longues confidences,
Dans le fond des bosquets où jasent les ruisseaux,
Vont épelant l'amour des craintives enfances
Et creusent le bois vert des jeunes arbrisseaux;
D'autres, comme des soeurs,
marchent lentes et graves
A travers les rochers pleins d'apparitions,
Où saint Antoine a vu surgir comme des laves
Les seins nus et pourprés de ses tentations;
II en est, aux lueurs des
résines croulantes,
Qui dans le creux muet des vieux antres païens
T'appellent au secours de leurs fièvres hurlantes,
O Bacchus, endormeur des remords anciens!
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Et d'autres,
dont la gorge aime les scapulaires,
Qui, recélant un fouet sous leurs longs vêtements,
Mêlent, dans le bois sombre et les nuits solitaires,
L'écume du plaisir aux larmes des tourments.
O
vierges, ô démons, ô monstres, ô martyres,
De la réalité grands esprits contempteurs,
Chercheuses d'infini dévotes et satyres,
Tantôt pleines de cris, tantôt pleines de pleurs,
Vous
que dans votre enfer mon âme a poursuivies,
Pauvres soeurs, je vous aime autant que je vous plains,
Pour vos mornes douleurs, vos soifs inassouvies,
Et les urnes d'amour dont vos grands coeurs sont pleins
C. Baudelaire, Les fleurs de mal |
G. Courbet, Il sonno ( Pigrizia e Lussuria / Le
dormienti ), 1866 |
H. Toulouse Lautrec, Le due amiche, 1895
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