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Venezia nelle suggestioni luministiche di Turner
e nella bellezza declinante riproposta da Ruskin.


Fin dall'inizio del secolo Venezia ha affascinato gli artisti. Madame de Staël ha esaltato Venezia come "città d'acqua e di malinconia", in cui spesso un vago senso di tristezza cattura l'immaginazione. Città di bellezza ed arte, essa ha attirato De Musset e George Sand ed ha sedotto Byron, anche se l'immaginazione romantica ha spesso dipinto una Venezia convenzionale con i suoi chiari di luna ed i balli mascherati. Venezia appare uno spazio privilegiato per l'immaginario artistico e figurativo. In Turner la città non viene recuperata tanto nel suo valore culturale, quanto per le suggestioni che offre alla percezione visiva del soggetto, in quanto fonte viva di luminosità e chiarore.


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J.Turner, Venezia, dal canale della Giudecca, (1840)

 


In questa veduta di Venezia Tumer pare non descrivere dettagliatamente le architetture ma le rende irreali con il colore: gli edifici scintillano magicamente avvolti da una nebbia argentea che moltiplica i riflessi della laguna.

Tumer identificò Londra ed il Tamigi con altre grandi città del passato, quali Cartagine, l'antica Roma e Venezia. le sue vedute di Venezia, specialmente quelle eseguite immediatamente dopo i soggiorni nella città, sono toccanti proprio perché alla puntuale resa architettonica associano una quasi magica luminosità dell'atmosfera.


 

 

Questo splendido acquarello eseguito durante il terzo soggiorno di Tumer a Venezia mostra l'efficacia espressiva della sua tecnica. Secondo una sua testimonianza diretta egli versava liquido sulla carta e poi "lacerava, graffiava, sfregava, con una sorta di frenesia". La città appare attraversata da una luminosità intensa, che rifrange colori e vapori in un gusto del pittoresco che annulla nello spazio-luce ogni impianto prospettico.

 


J.Turner, Venezia:!! sorgere della luna (1840)

J. Turner, La dogana, San Giorgio e le Zitelle dai gradini
dell'Albergo Europa,1842


J.W.Turner, Braccio superiore del Canal Grande, con San Simeone
piccolo al crepuscolo, 1848
 

Le caratteristiche stilistiche di Turner sono ben evidenti soprattutto nel dissolversi della forma nella luce, che dà all'immagine un aspetto evanescente e un po' sfocato.
"L’opera di Turner non piacque ai contemporanei abituati alle vedute nitide, quasi fotografiche di Canaletto, alla sua meticolosa definizione dei particolari. Accusavano Turner di usare troppo giallo e di aver abbandonato le regole della “buona pittura”. Ma lo spirito romantico di Turner non è l’esattezza illuministica di Canaletto. L’artista inglese non dipinge vedute di Venezia, ma il suo ricordo della città. Non si preoccupa di descrivere nei dettagli chiese e palazzi, rappresenta l’impressione che questi hanno suscitato il lui, quell’insieme di colori e sfumature indefinibili, il gioco continuamente mutevole della luce che nel suo ricordo era Venezia. Sebbene certi esiti formali avvicinino la parte finale dell’opera di Turner alle conquiste dell’impressionismo, c’è una differenza fondamentale di intenti che impedisce di considerarlo un pre-impressionista: la sua pittura di solo colore è la rappresentazione di un’immagine mentale. Non verità ottica, ma ricordo, ed emozione."
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tratto da http://www.exibart.com/notizia.asp/IDNotizia/11853/IDCategoria/208  >

Altri acquarelli di Turner con vedute di Venezia.


 

 

"Ruskin e Venezia: la bellezza in declino", che si è tenuto alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia nei giorni 15-16 dicembre 2000, in occasione del centenario della sua morte, e quasi a conclusione del ciclo di quattro incontri su scrittori inglesi e americani particolarmente legati a Venezia, che alla Fondazione si sono esplorati nell'ambito della "Linea veneta".
L'esperienza di Venezia è centrale per John Ruskin e la sua opera, così come la sua visione della città, sulla scia di quella di Byron, risulta centrale per la creazione del mito di Venezia nell'800 e oltre. Ruskin ci venne undici volte, la prima volta a sedici anni nel 1835, l'ultima, a sessantasette anni, nel 1888; ci venne coi genitori da giovane, poi da solo e con la moglie Effie, per il soggiorno preparatorio a "The Stones of Venice", nel 1851-52, in seguito per gli ulteriori volumi di "Modern Painters", e più tardi con amici e discepoli.
La visione giovanile (fra il 1835 e il 1841) è romantica; quella più matura è di esaltazione per l'arte e il passato di Venezia, e insieme di revulsione per le rovine e il decadimento del presente, quella finale è di una progressiva obliterazione , culminante nella sua quasi totale cancellazione nella tarda autobiografia, "Praeterita".
< http://www.cini.it/fondazione/09.pubblicazioni/lineave/ruskin.htm  >

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Ruskin, Palazzo Dario
 

Ruskin, Torcello

Ruskin, Casa Contarini Fasan
  • La Venezia di Alberto Savinio

Venezia stasera si nasconde, ma io la riconosco all’odore. Odore: spirito della parte mortale degli uomini, delle cose, delle città. Ferrara è sorella in odore a Monaco di Baviera. Entrambe sanno di ceppo bruciato (…) L’acqua di Venezia ha un “suo” odore (…) Si può amare Venezia per il suo odore, più che per qualunque altra sua ragione di amabilità. Il ricordo dell’odore di una donna, risveglia di là dall’amore estinto, la nostalgia di esso amore. Nessuna città è stata tanto amata, come donna, quanto Venezia. Forse per questo suo odore, per questo suo rivelarsi all’odore. Quando si accetta l’odore di una donna, è segno che la fase razionale e di ripugnanza è superata”.

Alberto Savinio, Ascolto il tuo cuore, città

 

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