- La verticalitā delle costruzioni
Le torri di
De Chirico
sono nostalgica rievocazione di noti paesaggi urbani: la
Mole Antonelliana vista a Torino, mausolei, rossi bastioni, la
torre di Pisa, le colonne e le torri dei
paesaggi giotteschi di Assisi.
m
an
Mole Antonelliana a Torino
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Torre di Pisa
|
gi
Giotto, S.Francesco scaccia i
diavoli da arezzo, Assisi, 1297-1299 |
Giotto, La rinuncia agli averi, Assisi,
1297-1299 |
Come costruzioni verticali si stagliano isolate
nell'apertura di spazi luminosi, periferici, non minacciati dalle
incombenti ombre di prospettive urbane (
La nostalgia dell'infinito,
1913) oppure stratificate,
quasi accatastate le une sulle altre, quali volumi erompenti da
reticoli di strade, chiuse alla luce, se non in un luminoso
squarcio frontale, imprevisto e leggerissimo (
Piazze d'Italia, 1914
).
Nel primo dipinto una coppia conversante č come risucchiata dall'imponenza
architettonica della torre ( sorta di mausoleo, osservatorio,
tempio innalzato dall'uomo alla vana perlustrazione degli astri ). Il
vento che muove gli stendardi, lo spettrale colore del cielo,
la nettezza dei campi di luce e di fosca oscuritā, che segnano i
lati dell'edificio, permettono di cogliere pienamente la metafisica
tetra connotazione delle architetture. Esse richiamano l'arbitrarietā di
qualsiasi ricerca di senso nella vita. La verticalitā č correlativo dello
spasimo umano verso il cielo, spasimo robusto ma cieco ( troppo esigue
le feritoie delle costruzioni, per poter perlustrare la luce
del giorno ); esso non diviene mai elevazione dall'insensatezza
della terrena condizione.
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n
inf
G. De Chirico, La nostalgia dell'infinito, 1913
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G. De Chirico, Piazze d'Italia, 1914
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G. De Chirico, Arianna, 1913
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G. De Chirico, Melancolia, 1912
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G. De Chirico, Canto d'amore, 1914
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G. De Chirico, La partenza degli Argonauti, 1920
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G. De Chirico, Il vaticinatore, 1915 |
G. De Chirico, Il grande metafisico, 1917
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G. De Chirico, Gli archeologi, 1927 |
G. De Chirico, L'archeologo, 1926 - 27 |