Formati e strategie dell'istruzione o didattiche in senso stretto
Liberamente tratto da A. Calvani - Elementi di didattica  pp.143 sgg.

Lezione - Modellamento / apprendistato - Approccio turoriale e drill & practice - Discussione -
Studio del caso - Apprendimenti cooperativi di gruppo - Problem solving - Simulazione, role playng -
Progetto, metodologia della ricerca - Espressione libera individuale, brain storming

Facciamo riferimento a formati / strategie didattiche, cioè a sequenze di interventi istruttivi che normalmente mette in atto l'educatore ( inteso ora come semplice trasmettitore di informazioni o piuttosto come facilitatore dell'apprendimento ) nell'interazione con l'allievo. Pensiamo ad una situazione didattica tipica: da un lato ci saranno uno o più educatori, dall'altro degli allievi, intorno una varietà di possibili supporti sia tecnici ( libri, strumenti multimediali, telematici.... ) sia umani ( tutor, compagni, esperti ). Possiamo schematizzare la situazione in un grafo esemplificativo:

In una situazione didattica entrano in gioco tre componenti fondamentali: l'educatore, l'allievo ed i supporti esterni.
L'educatore ( umano, ma in alcuni casi anche artificiale ) fornisce informazioni in forma verbale o non verbale, definisce o aiuta a definire obiettivi e consegne di lavoro, presenta eventuali comportamenti auspicabili.
Da parte dell'allievo intervengono funzioni cognitive più superficiali, quali percezione, attenzione e memoria a breve termine, in eventuale integrazione con funzioni più profonde come attivazione di preconoscenze ed impiego della memoria semantica all'interno di eventuali comportamenti di imitazione ( modellamento ) e di strutturazione cognitiva.
Al rapporto tra educatore ed allievo può aggiungersi un terzo elemento, un insieme di supporti contestuali di altro tipo sia tecnologici che umani. In alcuni casi questo ulteriore elemento può assumere un ruolo decisivo: perde allora rilevanza il ruolo dell'educatore a favore di un'impalcatura di risorse che può mettere in condizione di sviluppare maggiore autonomia nel discente.
 

Le strategie ed i formati possibili di intervento possono più o meno far leva sul ruolo attivo del docente, del discente, su altri sostegni esterni ( tutor, compagni, libri, supporti tecnologici ). Entrano in gioco due dimensioni, una più propriamente comunicativa, un'altra costruttiva.
All'interno di questo quadro generale si possono individuare dieci formati didattici classici, collocabili secondo un asse istruttività - attività  , mettendo a sinistra quelli prevalentemente centrati su un'azione poggiante sul docente e, all'opposto, quelli che muovono dal discente. In questo secondo caso il docente ha un ruolo prevalente di supporto e di incoraggiamento più che di conduzione e direzione; possono inoltre entrare in gioco altre componenti tecniche ed umane di supporto.




I 10 formati didattici posti sull'asse istruttività / attività.
 


Joyce
, Weil
( 1996 ) propongono altre classificazioni di modelli di formati didattici centrati ora sulla dimensione comportamentale-interazionale, ora sulla strutturazione dell'informazione, sull'organizzazione dei rapporti, od infine centrati sulle condizioni interne del soggetto ( identità ). Vengono individuati i seguenti quattro modelli fondamentali:

Modelli comportamentali-interazionali


istruzione programmata e rinforzo (
Skinner )
mastery learning
( Bloom, Block )
drill & practice, social learning ( Bandura )
 

Modelli cognitivo - informazionali

lezione con anticipazione delle informazioni (Ausubel)
inductive thinking, scientific inquiry, inquiry training, centrati sull'elaborazione concettuale ( Bruner )
mnemonics (Pressley )
simulazione
, synectics ( Gordon )
 

Modelli socio-realzionali,

cooperative learning ( Johnson, Slavin, Sharan )
ricerca di gruppo ( Dewey )
role playng, studio di caso ( indagine giudiziaria )
 

Modelli centrati sulla costruzione della persona

insegnamento non direttivo ( Rogers )
sviluppo dell'autostima ( Maslow )


(1) Negli studi sulla comunicazione fino agli anni Sessanta ha prevalso una sostanziale identificazione della comunicazione umana con il messaggio verbale. La situazione si modifica a partire dagli anni Sessanta in particolare in virtù di approcci teorici nuovi, quali quelli della scuola di Palo Alto secondo cui in ogni comunicazione c'è una trasmissione di contenuto ed una trasmissione metacomunicativa. Da allora si diffonde anche l'attenzione alla comunicazione attraverso i silenzi, la corporeità. Nuovi rapporti con l'ermeneutica ( teoria dell'interpretazione ) ampliano più recentemente la panoramica delle dimensioni comunicative. Lucia Lumbelli ha studiato come gestire il rapporto comunicativo e relazionale in classe.

(2) Con il termine costruttivo si intende far riferimento al processo di strutturazione e ristrutturazione del campo semantico proprio dei diversi attori coinvolti nella relazione comunicativa, ciascuno dei quali ha una percezione del contesto in cui opera che può essere soggetta a trasformazione.

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