La lezione
Formati e strategie dell'istruzione o didattiche in senso stretto

Liberamente tratto da A. Calvani - Elementi di didattica pp.146 sgg.


L'insegnate normalmente entra in classe accompagnato dall'idea di far lezione. La lezione deriva dalla lectio medioevale che prevedeva la discussione tra le opinioni del maestro e quelle contrarie all'interno di un fitto dibattito. Poi la lezione si è svuotata della sua componente dialettica, è sopravvissuta come semplice esposizione di informazioni ed è divenuta simbolo di una modalità trasmissiva e passivizzante del far scuola.
La lezione è stata oggetto di critiche da parte di tutti i movimenti innovatori; gli aspetti tradizionalmente indicati come negativi consistono nel carattere retorico,  nella eccessiva prolissità verbale, nella disattenzione  per i tempi di attenzione e per il coinvolgimento degli allievi. A causa della carente interazione l'insegnante stabilisce con difficoltà quanto gli studenti apprendono, e non si rende conto delle implicazioni sul piano emotivo della sua esposizione. La lezione fornisce una soluzione economica di fronte ad altri formati didattici, senza dubbio più rispettosi della soggettività di chi apprende, ma più complessi da gestire.
Il concetto di lezione ha confini imprecisi. Tradizionalmente la lezione si confonde con una esposizione o presentazione-conferenza, realizzata da parte di un docente-oratore intorno ad uno specifico tema-contenuto.
Intesa in senso più ampio può essere intesa come l'insieme degli interventi istruttivi che l'insegnante può compiere in rapporto ad informazioni e nozioni ( contenuto di apprendimento ) e può connotarsi soprattutto per le sue modalità euristiche, organizzative, narratologiche di sviluppo dell'attività.

La lezione euristica o socratica ha carattere dialogico; l'insegnate alterna brevi esposizioni a domande o a frasi non completate. Bruner ha mostrato la differenza tra un insegnamento espositivo e algoritmico ( sequenziale, realizzato per blocchi successivi di conoscenze ) ed uno ipotetico o euristico ( mosso da domande stimolo e orientato alla ricerca di significato ). Nel primo caso la le decisioni sul modo, sul ritmo e sullo stile dell'esposizione sono determinate principalmente dall'insegnante che presenta linearmente ed integralmente i contenuti mentre lo studente ascolta. Nel modo ipotetico l'insegnante e lo studente cooperano. Lo studente non è un ascoltatore ma prende parte alla formulazione dei contenuti nelle interruzioni, spazi, problematizzazioni che continuamente il docente solleva.
 


Strategie e modelli didattici
 

Schema delle relazioni

Punti di forza

 

Lezione, presentazione

 

Efficienza
Standardizzazione
Strutturazione

Lezione euristica / socratica
 

Problematicità
Apertura
Dialogicità


Durante la lezione si possono presentare concetti e modelli che anticipano le acquisizioni fondamentale attraverso gli advance organizers di cui parla Ausubel , che in un linguaggio semplice e congeniale agli allievi lasciano già intuire gli oggetti finali del percorso di apprendimento o i criteri organizzativi del lavoro da svolgere.
La lezione può assumere il carattere di racconto; presentare una storia, dando spazio alla narratività tanto rivalutata da Bruner e Schank.
Distinto dalla lezione rimane l'aspetto dell'esposizione delle consegne di lavoro, che mira a mettere i soggetti in situazione operativa, spiegando loro che cosa fare. Esso è un elemento che correda abitualmente la lezione e può talora diventare anche sostitutivo della lezione.
A fianco della lezione orale tradizionale si incontra sempre più oggi l'esposizione e la presentazione coadiuvate da supporti visivi o multimediali. Quando e come avvalersi di supporti visivi alla lezione? Ad esempio l'impiego del lucido o frame che affianca le esposizioni professionali oggi sempre più attuate con ambienti informatici tipo Power Point.
 


"Il frame può essere usato, oltre che per introdurre un argomento, per creare interesse, per rinforzare un processo ed un abilità, per sintetizzare informazioni o concetti, al termine di una relazione. In casi particolari - ad esempio nelle esperienze di brainstorming - può essere costruito dal relatore sul momento, come operazione che sintetizza gli apporti emersi. Per quanto concerne l'uso del mezzo visivo dinamico - ad esempio le presentazioni multimediali - esistono situazioni in cui l'impiego di una presentazione dinamica è più efficace. C'è tuttavia una tendenza attuale ad abusarne senza soppesare criticamente l'efficacia effettiva a livello didattico. Un video è qualcosa di denso e di difficile da catturare mentalmente. Si pensi alla ripresa da un microscopio elettronico di fenomeni interni a una cellula o alla ripresa filmica di un chirurgo che opera ( ma anche, a livello diverso, ad un video di carattere storico ). L'occhio può essere incapace di afferrare i fenomeni significativi, se non opportunamente evidenziati. In questi casi occorre che la presentazione video venga opportunamente manipolata, ad esempio rallentata, segmentata in fasi separate, arricchita con evidenziazioni."

Tabella : Regole elementari per l'impiego di supporti visivi alla esposizione
( Calvani, Elementi di didattica, p.148. )
 

In un frame proiettato non si deve scrivere molto: non più di tre -quattro punti / concetti in forte evidenza. Si eviti di riportarvi passi fotocopiati da testi o comunque testi più lunghi di 2-3 righe.
 
Si controlli che la proiezioni sia agevolmente leggibile anche dai punti estremi del locale ( aula, laboratorio attrezzato.. ).
 
Nell'esposizione il numero dei frame non deve essere eccessivo ( non oltre una decina ). Frame visivo ed esposizione orale devono opportunamente integrarsi.
 
Non arricchire il frame con eccessivi abbellimenti ( figurine , icone, animazioni ) che possono in realtà distogliere dal concetto che si intende mettere in evidenza.
 
Usare il frame soprattutto per veicolare concetti che in modo particolare richiedono il mezzo visivo ( ad es. grafici, schemi, diagrammi sinottici ).
 

Partendo dall'analisi del testo di Calvani, si possono suggerire nuove considerazioni circa le dinamiche cognitive implicate nella fruizione di supporti visivi e multimediali, che accompagnano l'esposizione durante una lezione. L'impiego di tali supporti crea indubbiamente un setting  più ordinato, accattivante ed amichevole di approccio ai contenuti, in quanto canalizza sullo schermo modalità percettive legate alla frequentazione dei media socialmente più amati. Tuttavia non bisogna dimenticare che l'impiego didattico di questi strumenti si deve sottoporre alla verifica dell'effettiva comunicabilità  dei contenuti con un approccio cognitivamente padroneggiabile. Non sempre proporre dei prodotti industriali che inglobino al loro interno sintesi e concettualizzazioni pertinenti, sequenze di presentazione calibrate, proceduralità criticamente verificate dagli esperti del settore ..... garantisce un'automatica ed utile fruizione da parte dell'alunno.
Ogni media possiede una sua specifica struttura progettuale interna che deve essere prioritariamente evidenziata  nelle sue logiche di fondo. Ad esempio un prodotto multimediale si regge su un impianto reticolare di riferimenti ad ambienti di navigazione e contesti espositivi, che sarà bene anticipare verbalmente ( o addirittura analizzare graficamente ). Un filmato di carattere storico, geografico, artistico... poggerà su precisi  palinsesti assemblativi delle sequenze, su equilibrati ritmi di presentazione delle inquadrature e comunque su complesse logiche di montaggio. A livello di testualità inoltre la realizzazione di tali prodotti richiede spesso l'impiego di linguaggi settoriali e specialistici, di metalinguaggi, di frequenti concettualizzazioni ed astrazioni legate alla  categorizzazione dei contenuti, necessaria per ordinare l'impianto organizzativo del prodotto. Viene invece ridotta spesso la narratività e la ridondanza descrittiva.
Ecco dunque delineate ancor più precisamente alcune delle difficoltà legate ad un impiego ingenuo e spontaneo di questi supporti, che Calvani sintetizza opportunamente nella frase "..un video è qualcosa di denso e di difficile da catturare mentalmente".

Del resto i supporti visivi e multimediali, in quanto mediatori didattici offrono nuove possibilità comunicative e relazionali all'insegnante espositore di contenuti. Ribaltano temporaneamente sulla realtà esterna l'attenzione dell'alunno, sfruttando la preziosa interfaccia virtuale del medium, che non è mai puramente rispecchiante e descrittiva, ma sempre anche perlustrativa, analitica, esemplificativa, generalizzante, discriminante, cognitivamente ed emozionalmente costruttiva. Essa infatti mette in atto un complesso intreccio di stimoli memoriali, di input analogici (veicolati dai copioni situazionali precedentemente interiorizzati  ) smuovendo una ricca gamma di vissuti attraverso proiezioni, anticipazioni, immedesimazioni... che stimolano indirettamente anche la costruzione di significati concettuali.

E' utile pertanto sfruttare i supporti visivi e multimediali con modalità di impiego vicine a quelle suggerite da Calvani, fatte di rallentamenti, continua razionalizzazione del mezzo, commenti frequenti, straniamento rispetto al naturale coinvolgimento, nutrita discorsività indotta dalle presentazioni .... E non solo utilizzando prodotti didattici posti sul mercato dall'industria dei media, ma soprattutto sfruttando ripetutamente realizzazioni nate dal lavoro laboratoriale delle classi, sulle quali riflettere e procedere verso elaborazioni successive.
 


( 1 ) Ausubel ( D. Ausubel, Educazione e processi cognitivi. Guida psicologica per gli insegnanti, Milano, F. Angeli, 1987 ) si interessa soprattutto del modo in cui le conoscenze preesistenti influenzano il processo di apprendimento e distingue due tipi fondamentali di apprendimento, quello meccanico e quello significativo. L'apprendimento "significativo" si realizza quando le conoscenze primarie interagiscono con le nuove conoscenze; l'assenza di tale interazione porta invece all'apprendimento "meccanico". Egli non ipotizza una distinzione netta tra i due tipi di apprendimento e suggerisce vari livelli di apprendimento significativo a seconda delle conoscenze preesistenti e del come interagiscono con le nuove conoscenze; l'apprendimento meccanico appare così come il grado più basso di questi livelli di apprendimento. Ausubel, infine, chiama subsumers Le conoscenze primarie che portano all'apprendimento significativo, in quanto causano l'associazione dei componenti della nuova conoscenza, ed introduce la nozione di advance organizers per quei concetti, presentati prima delle nuove conoscenze, che forniscono legami tra le nuove conoscenze stesse se i subsumers sono inadeguati.

http://www.funzioniobiettivo.it/glossadid/ausubel.htm

http://puntoeduft.indire.it/160mila/b/moduli/sintesi/1/DISCO2/B_1.2.2.a.htm
 


"Nel libro di testo non avviene alcuna negoziazione dei significati, così come invece accade nel corso della lezione in cui viene utilizzato il medium verbale. La mancanza di negoziazione, però, non significa che nel testo sia superfluo un ancoraggio referenziale. Infatti, "è essenziale, per il successivo apprendimento, la disponibilità nel discente (e l'eventuale attivazione) di idee di riferimento (anchoring ideas) a cui il nuovo materiale possa essere collegato con un processo di assimilazione che Ausubel definisce in genere come subsumption, sussunzione o inclusione intesa in senso non strettamente logico [Pontecorvo 1985, p. 233]."
Bacceli in
http://www.pianetascuola.it/resonline/RES_23/12_bacceli_e.html

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