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Dalla Ricerca Metodologico Disciplinare alla costruzione delle conoscenze
Premessa
. 1.
Convergenze e attualità di alcuni ambiti di riflessione. L’iniziativa intende proporsi come la naturale
prosecuzione del percorso di avvicinamento e di cooperazione avviato da alcune
scuole della Provincia di Vercelli relativamente alle problematiche della ricerca
metodologica, disciplinare e didattica, che, a sua volta, si pone
all’interno della più vasta materia prevista
dall’Art.6 del D.M. n° 251 del maggio 1998 concernente “L’autonomia di
ricerca, sperimentazione e sviluppo” delle singole istituzioni scolastiche”.
Come avvenuto lo scorso anno, è opportuno ricordare la
direttiva ministeriale n°226 del 18 maggio 1998 sulla qualità
della formazione in servizio,
da trasformare in momento di sviluppo professionale degli operatori della scuola
mediante un’azione che punti a criteri di efficacia, efficienza e
miglioramento delle tecniche didattiche. Quale quadro di
riferimento più preciso per l’anno scolastico 2000-2001 vengono individuati
quattro ordini di problematiche entro cui attivare una riflessione sul ruolo
della ricerca disciplinare: le indicazioni sui nuovi curricoli ( apparse
sinteticamente sugli Annali della Pubblica Istruzione fin dal 1999 ), quelle
relative alla Legge - quadro del 10 febbraio 2000 in materia di riordino dei
cicli scolastici, l’introduzione degli istituti comprensivi nella
nostra provincia e l’ampio dibattito sulla modularità. Consci
dell’attualità di tali tematiche si è pensato, all’interno del nuovo
progetto, di inserire più ampie prospettive di riflessione che interessino
tutti i docenti della scuola di base, con un’attenzione più specifica
ai momenti iniziali di costruzione delle conoscenze e delle abilità
fondamentali nel percorso curricolare. 2.
Che cosa si intende per Ricerca Metodologico Disciplinare ( RMD ) Con la definizione di Ricerca Metodologico
Disciplinare ( RMD ), tratta dal lessico della Didattica Breve del
Prof. F. Ciampolini, si intende indicare l’insieme dei processi di riflessione
e di ricerca operati dai docenti sulle modalità di trasmissione dei saperi
disciplinari. Tali saperi richiedono, nella prospettiva dei nuovi curricoli,
di essere essenzializzati e
rimodellati, in parte prescindendo dalle prescrittive ed univoche indicazioni
dei programmi ministeriali. E ciò in vista di una più specifica progettualità
territoriale dell’autonomia scolastica. La RMD non pretende di essere ricerca
accademica e puramente rivolta alla ridefinizione critica dei contenuti
disciplinari, ma vuole calarsi piuttosto nella difficile mediazione del sapere
che avviene nelle aule scolastiche, studiando tempi, ritmi, sequenze, metodologie
e modalità più agili e consapevoli di trasmissione e condivisione dei
saperi. Dunque una ricerca che partendo dai contenuti passa attraverso i metodi
e ritorna nuovamente sui contenuti, per una loro riorganizzazione
essenzializzata e razionalizzata. Essa tenta altresì di realizzare una
progressiva autonomia di apprendimento negli alunni anche grazie alla creazione
di abilità trasversali soprattutto di carattere linguistico e logico
matematico. La RMD guarda con favore la didattica laboratoriale e cooperativa,
le forme di tutorato e di studio guidato, rivolte a innescare abilità
metacognitive, auspica l’applicazione della modularità, ma non intende
misurarsi su un piano rigidamente pedagogico. Essa lascia grande libertà di
azione ai docenti, impegnati in iniziative sinergiche volte all’ottimizzazione
dell’impianto progettuale e didattico attraverso la programmazione di
istituto, di dipartimento, di classe e interclasse. Tale progettualità si
intende sostenuta anche dai
rapporti collaborativi innescati con altri docenti o gruppi di ricerca
distribuiti sul territorio ed accessibili in rete. Il pedagogista Franco Frabboni ricorda in un
articolo di Nuova Secondaria ( “Le discipline ridotte a competenze ?” ,
NS n°9, annata 1998-99 ) il complesso ma ineliminabile ruolo della disciplinarietà
nella costruzione dei nuovi saperi. “…..
Dunque disciplinarietà. Proprio perché essa attribuisce alle
singole discipline il titolo di intelligenza specifica
( ogni materia dispone di una lente con la quale conosce ed interpreta il
mondo ) la disciplinarietà ha l’indiscutibile merito di esporre alla luce del
sole la carta d’identità culturale ( lo statuto ) di ogni materia scolastica:
la morfologia delle competenze cognitive che le sono proprie”. Tale
riflessione invita i docenti di ogni segmento scolare, compresi quelli della
scuola di base, a perlustrare più attentamente le strutture concettuali
fondanti delle discipline, per estrarne i linguaggi, le logiche profonde, le
metodologie di ricerca, la configurazione dinamica dei significati…
individuandone gli isomorfismi con le strutture concettuali dei discenti ( Jerome
Bruner ). Solo un' interdisciplinarietà che riscopra il ruolo fondante ed internamente
metacognitivo delle discipline ( non ridotte a nozionismo enciclopedico ) può
sostanziare una lenta, sistematica ed efficace perlustrazione della complessità
del reale.
3.
Didattica
per concetti e ricercazione: costruire le conoscenze in modo condiviso. Il concetto di ricerca, non deve
tuttavia intendersi limitato all'aspetto puramente disciplinare, teso a isolare
contenuti accuratamente modellizzati e calati dall’alto. Un modo di operare
attento solo all’ingegneria di presentazione delle varie unità porta a
trasmettere saperi ben formalizzati ( talvolta attraverso raffinate
modellizzazioni, parole chiave, intelligenti tematizzazioni ) senza tuttavia far
emergere sufficientemente la stabilità delle acquisizioni concettuali,
discorsive e procedurali realizzate dagli alunni in prima persona e
soprattutto corre il rischio di non tener conto dei processi innescati o inibiti nel momento della mediazione didattica. Occorre
viceversa favorire processi che incidano in profondità sulle mappe mentali dei
giovani, fornendo loro crescente autonomia di
perlustrazione dei saperi, muovendosi con consapevolezza metacognitiva
tra i compiti di apprendimento. In tal senso vanno attivati gli sfondi di
significato che appartengono alle loro esperienze pregresse solo a partire dalle
quali si innescano veri processi di conoscenza. Si profilano in tale prospettiva nuovi approcci di ricerca,
motivati dal bisogno di “entrare in contatto con le motivazioni reali e con le
dinamiche mentali degli alunni" per metterli in condizione di partecipare
costruttivamente alla formazione delle conoscenze. Modelli didattici fertili
soprattutto nei livelli della scolarità primaria sono la didattica per
concetti di Elio Damiano, il costruttivismo e
la ricercazione ,
affiancati da metodi di verifica qualitativi orientati al monitoraggio dei
processi oltre che alla valutazione dei prodotti. Le prime due metodologie appaiono molto
adatte per trarre indicazioni in itinere sui percorsi di configurazione
progressiva dei concetti da parte dei discenti. Si tende ad osservare in questo caso la
ristrutturazione graduale e dinamica delle aree semantiche degli alunni, in
percorsi che, muovendo da mappe
concettuali e passando attraverso la "conversazione clinica", approdano a matrici cognitive, le quali
evidenziano le reti concettuali
pertinenti, significative e condivise. Il
lavoro con le mappe concettuali, con il brainstorming, la conversazione
investigante….può considerarsi uno
dei momenti più coinvolgenti dell'attività didattica; esso permette, a tratti, di entrare in perfetta sintonia con gli
alunni nel corso della lezione, impegnando tutti - docenti e discenti - in ruoli
attivi. La
ricercazione parte anch’essa dal bisogno di movimentare una
situazione problematica sul piano del rendimento e più generalmente
dall’esigenza di adattare il lavoro scolastico alle effettive motivazioni
delle classi, innescando metodologie attive, cooperative, costruttive e tentando
di realizzare apprendimenti significativi. Tale metodologia è
laboriosa in quanto si basa sulla raccolta di dati ( diario di bordo del
docente, osservazione dei comportamenti, registrazione attenta delle
prestazioni, miniprotocolli di verifica
riguardo all’attivazione di forme variate di intervento didattico anche
laboratoriale, contributo dell’amico critico , sorta di osservatore
esterno dell’attività, monitoraggio dei processi di
adattamento e dei comportamenti propositivi…). 4.
Le abilità linguistiche. Linguaggio e linguaggi La prospettiva convergente del
progetto dello scorso anno era stata individuata nella centralità delle abilità
linguistiche,
intese come abilità trasversali. Si erano, da parte dei docenti, individuate
alcune possibili piste di ricerca, a partire dall’analisi condivisa ed
aggregante dei bisogni. Tale prospettiva, mutuata inizialmente dalle indicazioni della Didattica Breve,
riconosce alle abilità linguistiche, accanto a quelle logico-matematiche,
il ruolo di cassetta degli attrezzi operativa per impadronirsi dei saperi
disciplinari, la funzione di strumenti strategici essenziali a livello
comunicativo-relazionale e cognitivo-operazionale, capaci di caratterizzare il
successo dei percorsi formativi in chiave di continuità verticale e di trasversalità orizzontale. Anche il progetto RMD 2001 individua la necessità di
una prioritaria riflessione sul linguaggio ( sui linguaggi per meglio dire )
e sulle abilità ad essi collegate. Ancor di più oggi, in fase di
riordino dei cicli e di ridefinizione dei contenuti
essenziali dei curricoli, di continuità educativa e di elevazione
dell’obbligo scolastico. Le considerazioni di merito, che si potrebbero
avanzare in rapporto a tale materia, sono numerosissime e costituiscono forse
uno dei compiti più impegnativi - perché centrali - del legislatore.
Ricorderò solo l’incidenza di questa materia nell’organizzazione del
curricolo nazionale in Europa. In Inghilterra si affiancano due sole
macro-aree disciplinari fondanti: quella delle scienze e quella della lingua.
L’organizzazione del curricolo in lingua si muove per grandi fasi, quasi
scavalcando la distinzione tra primario e secondario ed enfatizzando non solo
l’importanza dei livelli di competenza, ma anche le modalità di
organizzazione del curricolo. Le specificità strutturali della lingua sono
tre; il parlare, l’ascoltare, il leggere e lo scrivere
e ritornano in tutte le fasi del percorso educativo. Tre sono i settori
rilevanti in cui le abilità vanno costruite e valutate: gli ambiti di
applicazione, le competenze di base, la lingua standard e lo studio
della lingua. In Francia tra le competenze trasversali che vanno verificate
dai cicli primari fino all’ultimo ciclo, il terminale, troviamo i metodi di
lavoro e il trattamento dell’informazione. ( L.Guasti, Quaderno
n°2 di ITER, Il riordino dei cicli scolastici, settembre 2000 ). Anche in Italia, il Documento dei saperi di base
si esprime esplicitamente in relazione alla centralità dell’educazione
linguistica, suggerendo: “……Una particolare attenzione va dedicata alla comprensione e
alla produzione del discorso parlato e scritto, in tutta la pluralità di testi
possibili, sollecitando sia l'efficacia della comunicazione sia il controllo
della validità delle argomentazioni. Il progetto RMD 2001, cogliendo tali sollecitazioni
generali, coglie la centralità dell’ambito linguistico
all’interno di tutte le aree disciplinari, come prima ed essenziale
dimensione fattuale dell’agire didattico. Pertanto ripropone tale
centralità alla riflessione dei docenti, che si pongano in ottica di ricerca,
tentando di motivare piste di lavoro scolastico innovative tali da affrontare,
in una prospettiva di analisi
descrittiva, teorica e critica, le seguenti problematiche legate alle pratiche
linguistiche, oltre naturalmente ad altre individuate in contesti specifici.
L’elenco delle proposte potrebbe proseguire, in
modo forse disordinato ma certo anche con indicazioni significative, purché si individui la vera finalità
dell’operazione. Cogliere la continuità dei processi, innescati da tali
scelte metodologiche. Una scheda capace di certificare le competenze
linguistiche progressivamente attivate nell’alunno nell’avanzamento del suo
percorso scolastico, in rapporto a compiti e richieste di prestazioni sempre più
complesse, potrebbe costituire una mappa ordinata per l’impostazione di un
curricolo trasversale delle abilità linguistiche. 5.
Un’ottica di facilitazione e collaborazione Definite le premesse teoriche, che giustificano,
anche attraverso sollecitazioni culturali, un’idea di formazione in
servizio, capace di prevedere momenti di ricerca, resta ora da
individuare un ruolo più preciso di intervento al progetto RMD 2001 sul
territorio. Innanzitutto esso intende rivolgersi a tutti gli insegnanti della
provincia di Vercelli, che, alla vigilia della riforma dei cicli,
siano disposti a misurarsi con impegni nuovi, inediti nella scuola retta
solo da meccanismi burocratici. Tali compiti non sono più legati alla semplice
traduzione in atto dei programmi ministeriali, ma orientano a definire
consapevolmente e in prima persona, ruoli professionali,
specificità e curvatura territoriale dei curricoli, peculiarità di
metodologie, strategie e strumenti nelle pratiche di insegnamento-apprendimento.
Per valorizzare le competenze professionali e metodologiche del corpo docente
occorre, a nostro parere, un’azione di coordinamento e di facilitazione,
leggera e snella, ma ben articolata e nitidamente configurabile, che
consenta di mettere in comune il lavoro di quei docenti e di quelle istituzioni
scolastiche che si pongono responsabilmente interrogativi di miglioramento del
servizio e di riflessione sull’incisività della loro azione didattica.
Obiettivo del progetto di rete RMD 2001 appare quello di rinsaldare forme
di collaborazione tra le scuole del Vercellese e della Valsesia,
ampliando i rapporti collaborativi già impostati lo scorso anno, possibilmente
individuando nuove specificità e/o continuità nelle azioni di ricerca. L’ azione di coordinamento e facilitazione dei
rapporti tra i docenti e le istituzioni scolastiche si realizza in varia misura
attraverso il contributo progettuale ed organizzativo delle scuole-polo, con
l’affiancamento del coordinatore
di progetto, la mediazione dei referenti di progetto per le singole scuole,
dell’IRRSAE Piemonte e di altri esperti
esterni per gli eventuali episodi di aggiornamento e formazione. 6.
Il ruolo delle scuole - polo. Le due scuole-polo, l’ITCG CAVOUR di Vercelli ed il
Liceo Scientifico FERRARI di Borgosesia avranno, come lo scorso anno,
funzioni organizzative e propositive delle varie attività legate al
progetto RMD con modalità così configurabili:
7.
Il ruolo della rete valsesiana Uno dei risultati più stabili dell’attività
organizzativa tra le scuole dell’area valsesiana, è stata, lo scorso anno, la
nascita della rete telematica ( www.valsesiascuole.it
) gestita dal Prof. Mauro Festa Larel, docente presso il Liceo Classico di
Varallo, in posizione di esonero. Sfruttando questo potente strumento di
raccordo tra le realtà scolastiche del territorio è stato possibile trovare un
canale di collegamento anche per le attività della RMD, pubblicando tra
l’altro in rete alcuni lavori realizzati all’interno dei laboratori di
ricerca. Nell’anno scolastico 2000-2001 si intende precisare le modalità di
impiego della rete, rendendo più rapide, capillari e funzionali le
comunicazioni tra i vari soggetti interessati, con l’utilizzo delle chat e con
l’attivazione di servizi più mirati.
8.
Contenuti e prospettive dei sei laboratori di ricerca. Come lo scorso anno si è pensato di canalizzare le
proposte di ricerca all’interno di alcuni laboratori disciplinari e
pluridisciplinari. Tale proposta, mantenendo centrale una focalizzazione
linguistica del discorso, mira a coniugarla nell’ambito più vasto dei
saperi, analiticamente esaminati. L’attenzione per le competenze
linguistiche, all’interno di tutti laboratori, si giustifica
innanzitutto con la dovuta riflessione sulla natura dei vari linguaggi (
simbolici, formali, iconici, analogici, testuali…) e sulla loro
complementarietà nell’universo segnico. In secondo luogo apre
una riflessione sulla lenta costruzione delle abilità linguistiche,
intese come capacità del pensiero di fornire rappresentazioni del reale, dotate
di senso per il soggetto. Il linguaggio diventa, gradualmente, nello sviluppo cognitivo e psico-affettivo
dell’adolescente, strumento mosso dal pensiero a farsi medium decodificatorio
del reale e, nel contempo, esso stesso ristruttura le mappe cognitive interne al
soggetto, riorganizzandole continuamente, operando gerarchie e categorizzazioni,
nuove aggregazioni di significati, inedite proceduralità. Il progetto RMD 2001
intende proporre ai docenti stimoli di riflessione su tali compiti strategici
del linguaggio all’interno del lavoro scolastico.
Veniamo ora alla
definizione del concetto di laboratorio, tentando di coglierne la
specificità e la valenza positiva per l’orientamento didattico di tipo
costruttivo, di cui intendiamo sottolineare la positività. Con il concetto di laboratorio
si intende un
contesto privilegiato di insegnamento-apprendimento in cui si affiancano realtà
e simulazione. Un ambiente ecologico di coapprendimento che favorisce le
relazioni tra i soggetti e con l’esterno, operando alternativamente
riavvicinamento e distanziamento dalla realtà. Laboratorio è contesto di
insegnamento-apprendimento che valorizza un ambiente condiviso, ove cooperano
docenti e discenti attorno a compiti di indagine sul reale, ancora una volta
mediati dal linguaggio. Laboratorio è infine l’insieme dei sistemi
strumentali organizzati per la modellizzazione, la formalizzazione e la
rappresentazione dei fenomeni descritti ed interpretati. Le
applicazioni didattiche del concetto di laboratorio sono numerose,
soprattutto se noi le allarghiamo ad attività povere di supporti tecnici
eppure facili da realizzare in classe. Può diventare esperienza
laboratoriale una lezione in cui gli alunni siano chiamati costantemente ad
intervenire per ridefinire i concetti proposti dall’insegnante o rintracciati
nei testi, imparando ad inferire ed argomentare. E’ laboratoriale
un’attività in cui, dopo un’esperimento, attraverso congetture e abilità
di ragionamento ancora informali, i bambini, opportunamente guidati, si
impegnano a riannodare legami tra il loro senso comune e le conoscenze
scientifiche. Ma è anche pertinente un’idea di laboratorio che includa
l’insieme dei momenti perlustrativi e produttivi delle conoscenze, operati
tramite strumenti informatici e multimediali, capaci di mediare in modo del
tutto originale la trasmissione dei saperi, con modalità di coinvolgimento
emotivo decisamente sconosciute ad altri linguaggi. Può muoversi in ottica laboratoriale
un progetto complesso, quando esso richieda la modellizzazione del
problema centrale, la definizione dei percorsi di indagine, le modalità di
raccolta dei dati e delle informazioni, la loro categorizzazione,
rappresentazione e rilettura critica, la suddivisione dei compiti, la
realizzazione del prodotto e la sua presentazione all’esterno. Come
iniziali sollecitazioni si individuano sette tematiche disciplinari, che possono
costituire il punto di partenza per attività didattiche, mosse da logiche
cooperative e costruttive.
9.
Finalità ed obiettivi. In continuità con l’attività dello scorso anno,
le finalità generali e gli obiettivi specifici che il progetto di rete RMD 2001
intende perseguire possono così sintetizzarsi: ¨
Evidenziare
l’opportunità di inserire attività di ricerca ( teorica, disciplinare,
laboratoriale.. ), all’interno dei Piani dell’Offerta Formativa dei singoli
istituti, per affrontare con anticipo le problematiche legate ai nuovi curricoli
ed alla riforma dei cicli, che richiederanno forme di progettazione didattica,
volte alla costruzione di competenze oltre che di conoscenze. ¨
Porre a
confronto prospettive di analisi valide per la scuola di base con altre piste di
intervento didattico più adatte al ciclo secondario, cogliendo elementi di continuità nelle strategie di intervento. ¨
Dare
visibilità, anche attraverso il contributo della rete valsesiana, ai
presupposti teorici ed applicativi di alcune iniziative di punta, nel campo
dell’aggiornamento e della formazione dei docenti, presentando esperienze
attivate dalle scuole nel presente anno scolastico e individuate come
caratterizzanti nell’ambito dell’autonomia organizzativa e didattica. ¨
Offrire
modelli didattici da disseminare sul territorio attraverso collaborazioni
di varia natura. ¨
Ribadire
la prospettiva generale che ogni attività degli insegnanti e della scuola può
essere concepita in un’ottica di ricerca, purché ne venga individuata la sua
natura di intervento complesso e dinamico, che si apre sui saperi con ottiche
sempre nuove, capaci di rendere condivisibili le conoscenze attraverso l’uso
di mediatori culturali. ¨
Ribadire
l’ottica collaborativa dei gruppi di lavoro, disposti a rendere disponibili
i loro prodotti e le loro elaborazioni critiche in un mutuo interscambio. ¨
Rintracciare
l’importante valenza comunicativa della rete ( internet ) e più in generale
gli apporti didattici degli strumenti informatici e multimediali, sorta
di nuovi ambienti educativi e creative occasioni di costruzione del sapere. ¨
Realizzare,
partendo dalle proposte dei laboratori, una riflessione più mirata sul tema
della modularità nelle sue varie possibili articolazioni (
organizzative, culturali, orientative…) coniugate a forme di ricerca
disciplinare e pluridisciplinare ( laboratorio n°7 ) ¨
Suggerire
la realizzazione di percorsi didattici capaci di sperimentare sul campo gli
assunti teorici, verificando, attraverso opportune batterie di prove e/o la
realizzazione di prodotti finali, l’avvenuta assunzione di reali competenze. ¨
Riflettere
sui dati che emergono dai processi innescati. Operare un’analisi mirata
dell’errore. ¨
Creare condizioni che stimolino i
docenti ad essere aperti al tema della complessità, dando vita a ricerche sulle
realtà territoriali, che coinvolgano più scuole attorno a comuni compiti di
rivelazione e a metodi condivisi di rilettura dei dati. ¨
Enfatizzare le logiche di
verticalità e continuità processuale delle competenze via via acquisite. ¨
Enfatizzare, oltre al concetto di
disciplinarietà, anche quello di trasversalità delle conoscenze e di
trasferibilità delle abilità di base. ¨ Potenziare la dimensione descrittiva delle esperienze che si giova della verifica multipla e dell’impiego di più indicatori ( descrittori di processi, valutazioni qualitative oltre che quantitative …) ¨
Promuovere l’autovalutazione
dei percorsi, finalizzata al loro perfezionamento.. ¨
Individuare, attraverso la
formazione in servizio, linee direttrici di sviluppo dell’autonomia didattica
ed organizzativa dei singoli istituti, collegandole stabilmente con la ricerca
disciplinare e l’approfondimento delle tematiche connesse con i saperi
irrinunciabili. ¨
Puntare ad una maggiore trasparenza
e sistematicità nella progettazione didattica, attraverso la condivisione delle
finalità generali, degli obiettivi trasversali e delle priorità di intervento.
¨
Approdare alla documentazione
delle esperienze sotto forma di protocolli, per consentire il
trasferimento delle stesse ad altri contesti. Più generalmente innescare
l’abitudine alla documentazione delle
attività realizzate. 10. Articolazione organizzativa del progettoSi individua schematicamente la
scansione organizzativa del progetto in una serie di fasi che dovrebbero
assicurare, nella loro ordinata successione, la realizzazione di buona parte
degli obiettivi prefissati.
¨
Dopo la
presentazione del testo della RMD 2001 alle varie scuole della provincia di
Vercelli, con l’indicazione del finanziamento minimo previsto per i
progetti di rete ( lire 150.000 per ogni scuola aderente ), verranno
formalizzate le adesioni presso le due scuole polo: l’ITCG Cavour di Vercelli
ed il Liceo Scientifico di Borgosesia. Pur essendo stata dal Provveditorato
individuata nel 30 novembre la data ultima per la presentazione dei progetti che
non richiedono esonero dal servizio, si ritiene opportuno avere indicazioni
anticipate, per quanto possibile, da parte delle scuole circa la loro
disponibilità ad aderire all’iniziativa, ai fini di un dimensionamento
opportuno delle attività. ¨
Verrà
alla fine di ottobre organizzato un incontro preparatorio all’attività
vera e propria per la formulazione degli intendimenti di ricerca da parte
di ciascun gruppo. Il coordinamento dei vari gruppi di lavoro avverrà con una
cadenza mensile nelle due sedi decentrate di Vercelli e Borgosesia. ¨
L’impiego
della rete valsesiana servirà per fornire indicazioni bibliografiche e
ragguagli organizzativi. Nel forum potranno trovar posto
osservazioni relative ad aspetti più specifici della RMD. ¨
Si
prevedono prestiti della durata quindicinale dalla biblioteca
didattico-pedagogica dell’ITCG CAVOUR di Vercelli fin dall’inizio
dell’attività. ¨
Non si
esclude la convocazione di qualche incontro intermedio, legato ad esigenze
organizzative specifiche o alla puntualizzazione di aspetti metodologici o di
contenuto dei laboratori. ¨
Parallelamente
si inizierà l’attività di RMD nelle classi attraverso la realizzazione di
moduli sperimentali da inserire nella programmazione annuale e curricolare. Le
proposte vanno approvate dai Consigli di Classe e dai Collegi Docenti. ¨
Per facilitare i contatti con il coordinatore e con la rete si
prevede che ogni scuola nomini un referente di progetto. ¨
Gli
interventi didattici vanno possibilmente relazionati ai modelli teorici
valorizzati all’interno del progetto, Tali strategie operative, del resto, si
muovono in totale autonomia di realizzazione all’interno delle singole scuole. ¨
Si creano
laboratori reali e virtuali in realtà scolastiche chiaramente contestualizzate
e con obiettivi specificatamente individuati.
Gli episodi di formazione o aggiornamento con l’intervento di
esperti ( docenti universitari, facilitatori…) dovranno essere concordati in
itinere con le scuole ed i docenti interessati. Il possibile finanziamento di
tale attività nell’ambito della RMD sarà valutato solo a posteriori, dopo
l’approvazione del prospetto economico definitivo. ¨
Nella
fase intermedia di attività si auspica la stesura, seppur schematica, di brevi
protocolli di osservazione, che registrino le strategie adottate e gli eventuali
risultati raggiunti in itinere. Una riunione potrà essere dedicata
specificatamente ad un primo scambio delle esperienze ¨
Si rende
capillare la comunicazione dei risultati anche sfruttando le potenzialità della
rete telematica valsesiana. Si prevedono incontri dei gruppi anche senza la
presenza del coordinatore. ¨
Dopo gli
incontri del periodo gennaio-maggio 2001, si stilano protocolli finali delle
singole ricerche. ¨
Si
procede alla valutazione interna ( qualitativa e quantitativa ) di prodotti e
processi in relazione ad obiettivi
e risultati attesi. ¨
Si dà
veste definitiva ai materiali didattici prodotti nelle classi e alle relazioni
di attività, in vista della presentazione degli stessi nell’incontro
pubblico della giornata finale, che si terrà nella fase conclusiva
dell’anno scolastico. ¨
Verranno
consegnati ai docenti aderenti al progetto RMD i certificati attestanti la
partecipazione ai laboratori di ricerca, con l’indicazione della frequenza
agli incontri di coordinamento, di intergruppo e di eventuale formazione. |
Vercelli 12 settembre 2000
Prof.
Roberto Crosio
Il Preside
Prof. Roberto Tonani