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Il contesto territoriale

Dal punto di vista geografico il vercellese  è una regione ben definita.
E’ delimitata a nord dalle colline biellesi, circondata dagli altri 3 lati dai fiumi Po, Sesia e Dora Baltea, e attraversata dai torrenti che discendono dalle prealpi biellesi ( Cervo, Elvo, Rovasenda, Marchiazza ).
 


La collocazione del territorio vercellese - Archivio Ovest Sesia
 

La formazione dei  terreni vercellesi risale all’era quaternaria (pleistocene e olocene) in conseguenza della  deposizione dei  detriti trasportati  prima dai  ghiacciai ed in seguito dai corsi d’acqua  che si originarono successivamente al loro ritirarsi. Le diverse dimensioni dei detriti  che da nord verso sud sono sempre più fini determinano la maggiore permeabilità dei terreni  dell’alta pianura rispetto a quelli della bassa pianura. 
 

L’acqua che proviene dai torrenti montani o dalle precipitazioni atmosferiche  a livello dell’alta pianura si infiltra nel terreno e ritorna in superficie nella bassa pianura quando incontra terreni impermeabili di natura prevalentemente argillosa. Si forma così una fascia di fontanili da cui sgorga acqua alla temperatura costante di 10-12 gradi: Crescentino, Livorno Ferraris, Santhià, Carisio, S.Germano, Salussola, Formigliana, Oldenico.
 


Fontanile del Vercellese -  Archivio Ovest Sesia
 

L’abbondanza di acqua favorì lo stabilirsi di varie popolazioni che in modo più o meno marcato cominciarono modificare il territorio originale. 

o      I Celti  (inizialmente come guerrieri invasori e successivamente come agricoltori e pastori)
o
      I Romani  che costruirono le prime città (municipi e borghi franchi) e impostarono le prime opere di bonifica e di irrigazione
o
      I Longobardi che costituirono i primi grandi possessi fondiari 

Maggiori  modificazioni  del territorio padano e quindi della regione vercellese si verificarono in seguito all’avvento delle comunità monastiche e dei liberi comuni. Infatti, la vasta superficie della pianura, nell’alto medioevo ancora largamente coperta di foreste e paludi, venne trasformata in primo luogo dagli ordini monastici, in particolare dai Benedettini e tra questi dai Cistercensi.  

Nonostante ciò, un viaggiatore che nel 1500 si fosse avventurato nel nostro  territorio avrebbe visto foreste, brughiere inframmezzate da  paludi e acquitrini, corsi d’acqua  sulle cui rive cresceva un’abbondante e varia vegetazione, gerbidi nei quali grufolavano i maiali e solo poche terre irrigate.  

La più marcata trasformazione del territorio  è conseguenza  di questi elementi determinanti: 

o      la ricchezza d’acqua e la presenza di numerosi canali
o
      l’avvento e lo sviluppo della coltivazione del riso ( XVI secolo)
o
      la costituzione dei consorzi di irrigazione ed il completamento delle reti irrigue dal 1800 fino ai giorni nostri.

Benché attualmente non si possano individuare aree che non abbiano risentito in alcun modo dell’intervento umano, tuttavia permangono alcuni luoghi sottoposti a tutela  che mantengono in gran parte le condizioni originarie del territorio  e nei quali sono in atto interventi di recupero ambientale proprio allo scopo di ricondurli ad una condizione il più possibile  vicina a quella originale.

Si tratta delle aree soggette a tutela, esse sono: 

-        Riserva naturale orientata delle Baragge
-        Parco Naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza;
-
        Parco Naturale Lame del Sesia

Un viaggiatore che attualmente visiti questo territorio  potrà osservare un paesaggio che si modifica nel corso dell’anno seguendo i ritmi delle colture risicole.

-      In primavera esso si presenta come una immensa laguna costituita da appezzamenti  ben delimitati (il
       mare a quadretti)
-      In estate la “laguna”  si trasforma in appezzamenti di prati verdi
-
     In autunno i prati da verdi divengono dorati, ricchi di spighe rigogliose
-
      In inverno dopo il taglio del riso restano le stoppie che parzialmente coperte dalla neve o sfumate dalla
        nebbia  conferiscono la paesaggio un aspetto irreale.
 


Primavera - Archivio Ovest Sesia


Estate - Archivio Ovest Sesia



Estate - Archivio Ovest Sesia
 


Inverno

Quindi, quanto  oggi possiamo osservare è il risultato dell’integrazione  tra il territorio naturale e l’attività della nostra specie e delle complesse relazioni che al loro interno si sono instaurate.

Dal punto di vista naturalistico l’ambiente che si è venuto a costituire in conseguenza della  coltivazione risicola ha dato  origine ad una ricca e complessa rete  alimentare.  Si tratta di uno dei principali ecosistemi del Piemonte conseguente all’integrazione tra l’intervento dell’uomo e la vita naturale.

L’ecosistema risaia è infatti frutto delle esigenze agronomiche umane  e del conseguente costituirsi di un nuovo equilibrio ecologico.
Nelle risaie sono presenti insetti,  molluschi, anfibi, rettili e piccoli mammiferi. La fauna più facilmente visibile  è rappresentata dagli uccelli, anche un viaggiatore poco attento non potrà fare a meno di notare:
piccoli trampolieri, come ad esempio il Cavaliere d’Italia,  ardeidi, tra i quali  Garzette, Nitticore, Aironi cenerini, che frequentano le risaie  dove trovano abbondanza di cibo in tutto il periodo di coltivazione.
Germani reali, che nidificano sugli argini, e gallinelle d’acqua che nidificano direttamente fra il riso.

Al taglio del riso, richiamati dai chicchi di riso rimasti sul terreno,  si osserveranno   fringuelli, peppole, verdoni, migliarini di palude. Non mancano i rapaci come le poiane, i nibbi, le albanelle e i gheppi.
 


Cavaliere d'Italia
 


Nitticora
 

- Nonostante  l’abbondanza di acque correnti e la favorevole giacitura dei terreni l’evoluzione storica ed economica del Piemonte non consentì il sorgere di una irrigazione collettiva fino agli albori dell’800
 

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