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Il paesaggio agrario della Padania irrigua
e della risaia.

 

L'affermazione di un paesaggio agrario dotato di caratteri omogenei

"La prevalenza dei sistemi agrari a rotazione continua, che in buona parte della Pianura padana cominciò ad affermarsi verso la fine del ‘700, diviene generale ed esclusiva fra l’età Risorgimentale e quella dell’Unità italiana. Nella Padana irrigua precipita verso la conclusione, in modo precoce e rapido, la crisi dell’antico sistema mezzadrile e si afferma un nuovo tipo aziendale dominante, quello della cascina, condotta da grandi affittuari, con un impegno di capitali e con un’organizzazione produttiva che ripetono le dimensioni e le forme caratterizzanti l’età della manifattura.

In settori come quello della pianura lombarda irrigua il processo assume rilievo tale, che l’Inghilterra stessa potrà ritrarne esempi ed ammaestramenti per la sua “rivoluzione agronomica” e per il perfezionamento del suo high farming." ( E. Sereni )
 


Gli schemi geometrici delle rogge e dei campi nel paesaggio della cascina irrigua ( Dalle illustrazioni alle Note relative all'agricoltura milanese del 1784 - tratto da Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, Bari, 1961)
 


Abbazia di Lucedio al centro di una grangia a riso


L'area risicola vercellese - Cartogramma tratto da: :Borgia ( a cura di ) Le risaie del Vercellese,
 Guida al paesaggio, alla storia, alla natura delle terre d'acqua - Regione Piemonte
 

Le nuove forme del paesaggio agrario, caratteristico per la Padana irrigua, sono essenzialmente quelle del prato irriguo e quelle della risaia. E’ importante rilevare la progressiva e rapida diffusione di queste forme, che sempre più largamente improntano di sé intieri settori della Pianura padana.

Vediamo per esempio, per quel che riguarda l’estensione del paesaggio della risaia, i dati abbastanza precisi disponibili per il Vercellese.

Ai primi del ‘700, la coltura del riso occupava qui solo il 7% della superficie complessiva. Verso la metà del ‘700, la superficie a risaia appare solo di poco aumentata; ma nella seconda metà del secolo essa si estende rapidamente, sino a superare, nel 1809, il 25% della superficie complessiva, mentre la superficie di boschi e degl’incolti si riduce del 20%.

E’ certo che, dopo l’Unità, lo sviluppo delle opere irrigue e la crescente specializzazione regionale delle colture condizionano un'ulteriore rapida estensione della risaia del Vercellese. Attorno al 1860, l’estensione complessiva delle risaie era calcolata in Italia in 144.907 ha., dei quali  la maggior parte era distribuita nelle province padane come la Lombardia, l’Emilia  Romagna ed il Veneto.

In Lombardia si tratta quasi esclusivamente di risaie a vicenda; mentre in Emilia e nel Veneto resta ancora importante la risaia stabile nei terreni acquitrinosi.


Secondo il Catasto agrario del 1929, la superficie complessiva delle risaie in Italia appare di poco aumentata rispetto al 1860, ma di molto accresciuta è invece la produzione del risone. Questo importante aumento della resa unitaria è dovuto soprattutto al progresso delle tecniche colturali, della concimazioni, delle rotazioni, ed alla diffusione della pratica del trapianto.
 

Nei decenni seguenti la specializzazione regionale e provinciale della cultura del riso ha compiuto degli ulteriori progressi: nel 1929, oltre un terzo della superficie a riso si trova nella provincia di Vercelli; dove, con le province di Pavia, Milano e Novara è concentrata ormai la quasi totalità della produzione risicola italiana, completamente scomparsa nelle province dell’Italia centro-meridionale, ed assai ridotta anche nel Veneto e in Emilia.

Il prato irriguo in Lombardia

"Nel periodo che va dall’età del Risorgimento a quella dell’Unità d’Italia è importante anche parlare della progressiva e rapida diffusione del prato irriguo. Fin dai primi secoli del Basso Medioevo e poi dall’età dei Comuni a quella del Rinascimento, le province della pianura lombarda si erano poste all’avanguardia di tutte le province italiane, per quanto riguarda l’estensione e la perfezione delle sistemazioni irrigue. Già nel 1847 Carlo Cattaneo calcolava che, nella sola pianura fra Milano, Lodi e Pavia, quasi 8/10 della superficie agraria poteva usufruire dei benefici dell’irrigazione. Per il complesso della pianura lombarda, lui calcolava che, dei 30 e più milioni di metri cubi d’acqua che ogni giorno d’estate si diffondevano nelle campagne, tre quarti circa fossero derivati dalla rete fluviale, mentre una minor parte proveniva dai caratteristici fontanili. Ma quale che fosse la provenienza delle acque, e l’uso irriguo al quale esse erano adibite, le sistemazioni che tale uso imponeva erano così cospicue, che a buon diritto il Cattaneo poteva parlare di queste terre della Padana irrigua come di una “patria artificiale”, come di una patria il cui suolo per nove decimi, si può dire, era opera e conquista degli uomini che l’avevano costruito.

Secondo una relazione del 1865 al ministro dell’Agricoltura, la provincia di Milano è di gran lunga in testa a tutte le province italiane per comprensori irrigui; seguita da Pavia, da Brescia e da Cremona. Importante è il rilievo, secondo il quale notevole è  l’estensione dei comprensori irrigui  anche in Piemonte, ove l’irrigazione si estende nel 1865 su ben 405.000 ha." ( E. Sereni )

 

La risicoltura e la canalizzazione dell'età cavouriana in Piemonte


Nel rapido sviluppo delle opere irrigue in Piemonte ha avuto una parte di primo piano Camillo Benso di Cavour. Resta decisiva, infatti, l’iniziativa di Cavour per la costituzione dell’ Associazione d’Irrigazione dell’Agro Ovest Sesia  : che - come rilevò Cavour stesso -  rappresentò “un fatto nuovo non solo in questo paese, ma in tutta Europa... la più larga applicazione dello spirito di associazione che fu, fino ad allora, fatto all’agricoltura”. Nel 1884, l’Associazione  provvedeva all’irrigazione di oltre 23.000 ha. Fin dal 1862, Cavour meditava che la Camera decretasse l’attribuzione del nome di Canali Cavour a tutto il sistema dei cavi e delle rogge d’irrigazione di quel settore.

 

"Nel decennio immediatamente precedente l’unificazione, le province venete restavano ancora molto indietro a quelle lombarde e piemontesi, quanto all’estensione delle opere irrigue. Qui, infatti, prevaleva, come nelle province emiliane, l’impegno nelle opere di difesa idraulica e di scolo. Nel 1905 vediamo un’estensione complessiva dei comprensori irrigui, calcolata in ha. 798.000, di contro ai 644.000 del 1865 in Lombardia ed ai 495.000 in Piemonte.
Al terzo posto passa in questo anno Venezia con i suoi 215.000 ha. di contro ai 64.000 del 1855. A Venezia, l’impegno nell’estensione delle opere irrigue appare, dopo l’Unità, relativamente più forte, e il loro slancio espansivo  è più importante ancora di quel che non sia avvenuto in Piemonte, e nella stessa Lombardia. I dati pubblicati, nel 1931, dal Ministero dei Lavori pubblici danno l’impressione di un nuovo slancio nell’espansione delle opere irrigue in vecchi e nuovi settori della Lombardia, e poi del Piemonte. In Emilia, l’espansione delle superfici irrigue resta ancora contenuta in limiti più modesti.
 


Il paesaggio della risaia vercellese in un dipinto di Enzo Gazzone
 



L'organizzazione dei campi a riso durante il periodo di immersione.
 

 

Negli ultimi decenni del sec. XIX, le fondamentali produzioni agricole, la trasformazione dei sistemi agrari, lo sviluppo delle tecniche ed una crescente subordinazione dell’agricoltura al capitale, hanno assicurato alle quattro regioni padane ( Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia ) un aumento della produttività del lavoro agricolo, che non ha riscontro in altre regioni italiane, più arretrate sulla via dello sviluppo capitalistico. Nel complesso, le quattro regioni padane forniscono, attorno al 1921, il 47% della produzione agricola complessiva: con una percentuale che apparirebbe ancora maggiore se fosse riferita, invece che alla produzione agricola presa nel suo complesso, a quella parte di essa che viene destinata solo agli scambi mercantili ".( E. Sereni )
 


  Fonti bibliografiche:
- Emilio Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, 1974, Laterza, pp. 383 sgg
- Borgia ( a cura di ) Le risaie del Vercellese, Guida al paesaggio, alla storia, alla natura delle terre d'acqua - Regione Piemonte
 

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