La Compagnia
generale dei Canali
di Irrigazione Italiani
Canale Cavour - Rotta per la piena del fiume
Sesia ( Torrente Marchiazza )
Dopo la firma del 25 agosto 1862, senza modificazioni particolari, la convenzione ottiene il riconoscimento ufficiale con la legge “per la concessione della costruzione d’un canale d’irrigazione a derivarsi dal fiume Po”. In questa legge si stabilisce anche il nome del canale in Canale Cavour. L’atto costitutivo della Compagnia Generale dei Canali d’Irrigazione Italiani venne redatto, dal notaio Turvano presso lo studio dell’Avocato Boggio, a Torino il 1° settembre 1862. Erano quattro le persone presenti; due testimoni e due rappresentanti dei sottoscrittori. Gli statuti, insieme all’atto costitutivo, ottennero l’approvazione da parte del Governo il 14 settembre 1862 e vennero depositati a Torino il successivo 20 settembre. Nel giorno in cui fu sottoscritta la costituzione della società si diede atto che i soci fondatori apportavano, per un valore di 1.500.000 lire, tutti i piani, progetti e studi relativi. In questo giorno fu anche stipulato il contratto per la costruzione con Henry Bonnaire (“l’imprenditore generale”), per una somma di 47.787.366 lire. Sempre nello stesso giorno Bonnaire subappaltò l’opera alla ditta Scanzi, Bernasconi e C, per un importo di 44.347.874 lire. Nelle questioni finanziarie gli uomini del Vercellese, non hanno svolto un ruolo fondamentale anche se erano tra i maggiori beneficiari dell’opera. Nell’area infatti non esistevano strutture finanziarie e bancarie di tale livello da entrare nel grande gioco che si svolgeva essenzialmente fra Torino e Milano, fra Parigi e Londra, le piazze dalle quali furono garantite le sottoscrizioni del capitale sociale. Molti dei grandi proprietari avevano la loro dimora fuori dal territorio, come era del resto il caso di Cavour.
Analizzando le vicende gestionali si nota un
comportamento amministrativo che lascia molti dubbi sulla correttezza dei
responsabili. I promotori inglesi e francesi avevano saputo coinvolgere
banchieri e finanziatori italiani, che furono chiamati al primo Consiglio di
Amministrazione della società. la delegazione italiana era costituita dal
marchese
Gustavo Cavour
( presidente ), dal
Minghetti, dal
conte Odifredi, dal
milanese marchese
Cusani e il banchiere De Fernex.
Alcuni di questi erano esperti dei consigli di amministrazione delle società
che operarono nel sistema delle infrastrutture piemontesi ( ad esempio la
società per la ferrovia da Torino a Novara o la Savona - Torino ) in cui
erano coinvolte gli stessi finanziatori inglesi dedicatisi al canale.
Le difficoltà finanziarie della Compagnia dei canali
derivarono dalle difficoltà incontrate per la raccolta dei denari, sia nella
forma di azioni che di obbligazioni. |
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L’impegno economico non fu limitato alla sola Compagnia con i suoi soci fondatori, ma anche un altissimo numero di sottoscrittori direttamente o attraverso le banche. Oltre il capitale sociale, fu necessario raccogliere i soldi per le obbligazioni. L’interesse del 6% avrebbe potuto essere buono se le condizioni del corso e del rendimento dei titoli pubblici italiani avesse offerto aspettative migliori di quelle che si stavano verificando. Era tradizionale in Piemonte, soprattutto per gli uomini della campagna, investire i risparmi in titoli pubblici. Nel 1862 il corso del titolo consolidato era pari a 70,37 ed il saggio di interesse effettivo oscillava sul 7,11 contro il 5 nominale. Il titolo redimibile garantiva un interesse del 5,96%. Il rischio legato al titolo appariva alto, anche perché nel 1863 i tassi di sconto inglesi e francesi salirono al 4,43 e 4,65 per cento, determinando un ulteriore freno alla febbre speculativa. L’effetto del cambio fisso stabilito per il pagamento degli interessi in Inghilterra fu quasi esplosivo. Le difficoltà finanziarie della Compagnia, si evidenziarono già nel 1865, in correlazione con la difficile situazione della finanza pubblica italiana. C’erano difficoltà di liquidità, dovute al ritardo del versamento dei decimi del capitale sociale, con le proteste del costruttore che non riceveva in modo regolare i pagamenti e chiedeva anche alcune variazioni tecniche. Si fece, così, ricorso al credito bancario, coinvolgendo non solo il Banco sconto e sete di Torino ma anche altre banche estere. Si ottennero interventi governativi. I verbali del Consiglio di Amministrazione della Compagnia riportano le discussioni ricorrenti sulla grave situazione finanziaria che si aggravava sempre di più, fino a quando, il 19 luglio 1867, fu pronunciata dal Tibunale di Torino, la sentenza di fallimento della Compagnia. La gestione del canale fu, così, messa nelle mani dei curatori del fallimento che conclusero un concordato con i creditori. Nel 1869 si procedette alla costituzione di una nuova società stipulando una nuova convenzione con il Governo. Questa sostituzione con la nuova società poteva essere considerata una specie di liberazione per i capitali inglesi, che avevano cercato di trarre tutti i vantaggi possibili, giocando sui contratti di appalto e sui prezzi della costruzione. |
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La nuova Società dei canali Cavour iniziò l’attività il 1° novembre 1869 e, come la prima Compagnia, durò cinque anni. Con la legge 2002 del 16 giugno 1874, che segnò definitivamente il termine della vita della società dei canali, il Governo tornò in possesso dei canali demaniali che aveva concesso in godimento nel 1862 e entrò in possesso del canale di Cavour, già operativo da qualche anno. I benefici attesi facevano premio sui rendimenti garantiti dei capitali investiti e molti soldi furono stanziati dai « comuni, corpi morali e privati », per sottoscrivere le obbligazioni. Al 28 giugno 1862 avevano già garantito 5.933.500 lire, quasi l’11% di tutto l’ammontare previsto per le obbligazioni. I documenti dimostrano che al primo posto viene posta la sottoscrizione di Novara con 2..981.600 lire seguita da quella di Lomellina con 211.500, quindi quella di Vercelli con sole 336.900. Era presente anche la Provincia di Pavia con 500.000 lire. Si nota anche in questo caso il modesto impegno del Vercellese. Si sperava che l’esistenza del canale portasse un aumento della produttività agraria e che aumentassero le occasioni di occupazione e di lavoro. Dal canale ci si aspettava, anche, un apporto di energia motrice, per i motori idraulici. Dopo il 1862, le statistiche dimostrano che le produzioni industriali furono facilitate dalle acque del canale, specialmente nel Novarese. Fino all’arrivo dell’energia elettrica, il canale Cavour ed i canali derivati consentirono una certa diffusione di impianti sul territorio, maggiore di quella che era stata consentita precedentemente. |
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