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Il valore dell'opera: conclusioni

Dal  1842, anno della sua ideazione, fino al 1954, anno del suo definitivo assetto, la storia del Canale attraversa più di cento anni, ricchi di avvenimenti drammatici e grandiosi; le vicende amare di Francesco Rossi, le glorie dell’ingegner Noè, le piccolezze umane di Cavour ed il suo genio politico, hanno comunque lasciato un segno importante, tangibile e ricco di effetti sul nostro territorio: IL GRAN CANALE.
Non vogliamo qui dimenticare le immagini, ormai sbiadite nella memoria, degli “scarriolanti”, uomini di fatica dura e di forte volontà:


 


 

Canale Cavour - Lavori di sistemazione della diga sul Po
 

Il canale ha significato per loro salario sicuro e sostentamento per le loro famiglie; la buona irrigazione derivante ha significato migliorie agricole, ricchezza per alcuni, lavoro, anche stagionale, per moltissimi. E’ stato dunque un buon investimento.

Sopite le polemiche, placate le discussioni, possiamo ora dire che il Progetto Noé, con un percorso a maggiore quota di quello del Rossi, ha aumentato la zona irrigabile ed irrigata. Per vero, anche il Rossi aveva sottolineato il problema delle magre estive del Po da colmarsi con il ricorso alla Dora Baltea.

La Storia ha voluto vincitore in questo caso l’ingegner Noé, più duttile forse e meno duramente “vercellese” dell’agrimensore Rossi. Ambedue, insieme a Camillo Cavour, sono ricordati nella targa collocata alla presa d’acqua principale – meravigliosa opera d’arte – all’imbocco del Canale

 


Canale Cavour - Edificio di imbocco a valle


Non è nata questa “opera d’arte del genio umano” per diventare un percorso turistico, eppure lo sta diventando, e noi fortemente lo vogliamo; le sue chiuse, i sottopassi, i ponti, i mulini, i sifoni, le prese, le centrali sono opere di quella ingegneria civile che non ci accompagna più; eppure sono bellissime e, di certo, non deturpano la tranquilla armonia delle nostre campagne.

Il ripercorrere le sponde del canale forse indurrà in qualcuno il ripensare a quanti ci hanno lavorato e a quanto quel lavoro è valso. Gli umili scarriolanti, scavatori e trasformatori di detrito, hanno profuso sudore e fatica in quantità difficilmente immaginabile ai nostri giorni, ma hanno anche portato un salario alle loro diseredate famiglie in momenti in cui il resto dell’agricoltura non poteva offrire lavoro stagionale, insieme ai muratori, ai falegnami e agli ingegneri….; insomma, il Canale ha creato benessere ai suoi costruttori e, assai di più, ai suoi utilizzatori. Per questo noi gli dedichiamo questo nostro lavoro: perché è geniale e bello, perché ha portato ricchezza, perché ci fa sentire il canto di mille acque, perché è nostro.

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