Il rapporto con il territorio
in una prospettiva integrata di analisi del personaggio Cavour
Le immagini che aprono la pagina
sintetizzano la duplice prospettiva di analisi del presente lavoro
sulla personalità di Camillo Cavour. Da una parte
l'autorevolezza e l'intelligente operosità dell'uomo politico, capace
delle più significative realizzazioni che portarono all'unità d'Italia;
dall'altra un filare di alberi che si specchia nelle acque delle risaie
sommerse e l'edificio di imbocco del Canale
Cavour, ad indicare emblematicamente le terre e le acque del
Vercellese e la loro vocazione economica, precisata e valorizzata
definitivamente a metà dell'Ottocento. Spesso si è studiato il personaggio
Cavour in due ottiche ben distinte: una pubblica legata alla
sua attività politica, diplomatica e culturale ed una privata
caratterizzata dallo studio della sua attività di imprenditore agricolo
( 1 ) nelle tenute paterne di Grinzane, Leri e
Santena. E questa seconda prospettiva sembrerebbe essere quella da
privilegiare in uno studio di carattere territoriale.
Tuttavia le ricerche più approfondite e complete, tra le quali senza
dubbio si annovera lo studio di
Rosario Romeo
( 2 ) legano indissolubilmente i
due ambiti di analisi, facendo intuire il rapporto che corre
tra le sue realizzazioni pubbliche e quelle private. Una relazione che
collega l'Europa
con le sue nuove teorie politiche ( liberalismo ) ed economiche ( liberismo
) al Piemonte sabaudo e questo ai contesti locali,
tra cui il
Vercellese, con la sua cultura materiale e la sua particolare mentalità
imprenditoriale. Tale legame non rimane del resto astratto ed estrinseco,
casuale e frammentario, ma si concretizza in una serie di viaggi, letture,
interessi, scambi epistolari, progetti, investimenti e soprattutto
interventi agronomici, capaci di incidere stabilmente sugli orientamenti
produttivi di un intero territorio.
Oreste Mottirolo, Presidente della Regia Accademia di
Agricoltura di Torino, di cui Cavour fu per un breve periodo socio
ordinario, commentando la pubblicazione di alcuni documenti e lettere dello
statista, nella ricorrenza del settantesimo anniversario della sua morte
( 3 ), ci ricorda come Cavour, anche quando
giunse a ricoprire le più importanti cariche politiche, " si
compiacesse onorarsi del titolo di Agricoltore". Non è senza
significato questa notazione, poiché - meglio di tanti rilievi storiografici
- serve a focalizzare la mentalità del personaggio, che considerava
essenziale la realizzazione pratica dei suoi progetti di
imprenditore agricolo e l'amministrazione delle sue aziende come
effettivo banco di prova di un progetto ben più ampio, volto ad inserire il
Piemonte sabaudo e poi il Regno d'Italia nel più ampio contesto delle
nazioni europee, avvicinandolo gradualmente ai nuovi circuiti economici -
produttivi e commerciali - che si aprivano nel continente.
Il personaggio storico che dà giustamente il
nome all'Istituto Cavour è dunque legato al nostro territorio ed
alla sua cultura economica, in quanto ha incarnato storicamente le
potenzialità più alte di questa società, tanto da proporsi come modello
per il futuro. Studio, riflessione sui cambiamenti in atto,
sperimentazione e inserimento coraggioso di nuove pratiche colturali, senza
alcun avventato sovvertimento delle tradizioni economiche locali, sono le
caratteristiche generali della sua azione. Tre contributi specifici sono
comunque da richiamare per la loro incidenza nello sviluppo del territorio
vercellese e per la loro attualità
• Il nuovo regime
delle acque.
Il 3 luglio 1853 il governo
di Cavour emanò la legge che creava l’Associazione
d’Irrigazione dell’Agro Ovest Sesia; essa rappresentò
quasi una rivoluzione nei sistemi di utilizzo delle acque demaniali. Per migliorare la gestione del nuovo sistema
irriguo vercellese occorreva
infatti trasformare gli utenti in gestori della rete. La gestione diretta dei canali
veniva da quel momento affidata ai proprietari dei fondi irrigabili con acque demaniali.
Questa realizzazione, accanto alla costruzione del
Canale Cavour, di cui egli fu uno dei
principali promotori, si pone come essenziale per la razionalizzazione ed il
miglioramento delle pratiche irrigue della risicoltura.
• Il liberismo e le industrie naturali
Ancora nel suo ultimo discorso alla Camera prima della morte, il 27 maggio
1861, Cavour tracciò una strategia del futuro sviluppo economico
italiano, una sorta di modello di sviluppo, che sarebbe interessante
tentare di attualizzare. La sua prospettiva si richiamava
prioritariamente alla sua esperienza ed alle caratteristiche economiche del
Piemonte sabaudo, anche se puntava ad estendersi a livello nazionale. Egli
riaffermò il principio liberista delle industrie naturali,
alieno da forzature protezionistiche, capace di integrare le risorse
economiche di un'area - come quella piemontese - con i grandi circuiti
commerciali europei e volto a creare stabilmente una cospicua corrente di
esportazione di prodotti primari in questa direzione
( 4 ). Queste riflessioni - debitamente
reinterpretate - richiamano alla mente i recenti sviluppi del mercato
risicolo europeo, con la crisi delle misure protezionistiche, e l'ipotesi di
creazione dei distretti agro-industriali
legati alla valorizzazione territoriale della risicoltura.
• La cultura tecnico - professionale
Cavour infine indicò con chiarezza un'altra
strada da percorrere per avviare riforme volte al progressivo rafforzamento
dell' industrializzazione del Paese. Essa prevedeva un grande programma
di istruzione professionale e tecnica, del quale l'Istituto
Cavour fu uno dei primi esempi.
Tale indicazione è tutta da ripensare nel contesto attuale delle riforme
dell'istruzione secondaria, ma certo non va sottovalutata l'indicazione
cavouriana alla necessità di una cultura di orientamento
robustamente tecnico-scientifico e ad indirizzo professionalizzante,
come terreno su cui doveva misurarsi parte della nuova classe dirigente del
nuovo stato.
Le pagine che seguono tentano di dare più
analiticamente ragione dell'intreccio di esperienze, di convinzioni e di
valori, che portarono Camillo Cavour ad essere uno dei protagonisti centrali
della storia italiana dell'Ottocento ed una figura senz'altro fondamentale
all'interno del panorama socio-economico e culturale del nostro territorio.
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