La ricostruzione e la meccanizzazione delle campagne
Il secondo dopoguerra
Con la fine della guerra e la caduta della Repubblica sociale
furono rese pubbliche le vere condizioni dell'agricoltura vercellese,
prima mascherate dalla propaganda che aveva continuato a sollecitare la
produzione agraria dichiarando risultati positivi di molto superiori alla
realtà. Le difficoltà dell'agricoltura vercellese nel 1945, oltre quelle
derivanti dal quadro economico e sociale generale, si ritrovavano in aspetti
particolari.
Il quadro delle necessità
locali fu tracciato nel corso dell'assemblea che il 28 dicembre 1945 segnò
la nascita ufficiale dell'Associazione
degli agricoltori del Vercellese. Alla presidenza era stato
chiamato, sin dal maggio, il dott.
Carlo Alberto
Gallesio, che svolse la relazione. Egli diede conto delle iniziative
che pur erano state portate avanti prima di indicare i problemi sul tappeto
e fornire le linee di azione sindacale. Al primo punto si poneva la
questione dell'Ente risi,
organismo creato durante il regime caduto e in quanto tale visto da alcuni
come uno strumento che poteva essere sospetto. Gli agricoltori del
Vercellese avevano operato per la sua conservazione, ne avevano
discusso con i rappresentanti delle altre zone risicole ed avevano avuto il
compito di governare la transizione con la nomina di una Commissione,
vercellese. Dimostrazione, questa, di un ruolo trainante che stavano
chiaramente assumendo i risicoltori vercellesi. Subito dopo l'Ente risi fu
decisa la linea nei confronti del
Consorzio agrario,
che si
voleva riportare alla primitiva funzione, dopo che era stato gestito come
ente governativo monopolistico.
Il venire meno
dell'unicità delle rappresentanze di categoria che era stato proprio
dell'esperienza corporativa aveva determinato i tentativi di formare una
molteplicità di associazioni anche fra gli agricoltori, ma la
ricostituita Associazione di Vercelli poteva vantare una continuità
con la prima associazione formata all'inizio del secolo e la
rappresentanza della maggioranza delle aziende del territorio. Per
garantire il proprio ruolo storico il consiglio direttivo dell'associazione
fu costituito tenendo conto delle diverse realtà dimensionali e
territoriali. A presidente fu scelto un proprietario di grande azienda,
affiancato da due vicepresidenti, rispettivamente proprietari di una media e
di una grande azienda.
Gli esperti attribuivano il vistoso calo della produzione
soprattutto a due cause, la mancanza di concimi
e il cattivo andamento
stagionale. Mentre su quest'ultimo poco si poteva dire, la carenza
di concimi era la stretta conseguenza del venire meno delle produzioni
della chimica nazionale, con gli impianti intasati dalla produzione di
guerra, e dall'interruzione delle importazioni. Approfondendo l'analisi
appariva inoltre che
il 1940 era stato l'anno nel quale la coltivazione del riso aveva occupato
in assoluto la maggiore
superficie. Se i dati erano reali il termine di
ricostruzione era adatto a descrivere lo sforzo a cui era chiamata
l'agricoltura italiana e vercellese in particolare.
L'emergenza stava rientrando e si incominciavano ad
affrontare i vari problemi per la ricostruzione del sistema.
Chiari segnali di svolta venivano pure dall'atteggiamento assunto verso i
comportamenti illeciti, come il
mercato nero o
l'immissione sul mercato di concimi di scarsa qualità, se non
frutto di sofisticazioni e adulterazioni. La ricostruzione nel Vercellese ed i primi aiuti americani La dichiarazione ufficiale della fine dello stato di guerra diede praticamente inizio alla fase più propria della ricostruzione dell'economia italiana. Ricostruire significava recuperare le situazioni preesistenti la guerra e si fecero alcuni calcoli per offrire il quadro delle dimensioni del fenomeno da affrontare. Si constatò che lo sforzo del 1945, doveva essere maggiore di quello del 1918. Infatti, la superficie risicola nel 1918 si era ridotta a circa 112 mila ettari dai 148 mila preesistenti e nel 1945 era di circa 95 mila ettari contro circa 160 mila. Subito dopo vi era il problema della produttività connesso alle .pratiche colturali e alla eccessiva varietà della produzione.
Gli agricoltori
del Vercellese assunsero in questa fase un chiaro
ruolo trainante
all’interno della risicoltura dell’area padana anche in relazione ai
settori della lavorazione e dello smercio del riso. Un compito significativo
fu affidato alla gloriosa Stazione sperimentale di Vercelli,
impegnata nella ricerca e produzione di sementi selezionate, mentre
si raccomandava la
diffusione delle pratiche migliorative, come il
trapianto del riso,
che prima della guerra si era in qualche modo diffuso coprendo il 40% delle
colture. Nel frattempo erano
incominciate ad arrivare le prime macchine d’oltre Atlantico,
ponendo il problema della loro distribuzione, con le modalità per
l’acquisizione da parte delle aziende interessate. Il primo contingente si
componeva di 750 trattori, a livello nazionale. |
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Le moderne operazioni di mietitura ad opera di una mietitrebbiatrice |
Era passato poco più di un mese dalla nomina del Commissario e il bollettino dell'Associazione doveva intervenire per chiarire i termini della trasformazione che si sarebbe voluto realizzare, ben sapendo che un nuovo statuto poteva essere redatto soltanto dopo che fosse cessata l’emergenza e dopo che fossero state coinvolte tutte le categorie, agricoltori, industriali e commercianti di riso. Si stabilirono le tappe da percorrere iniziando con una prima "Consulta dell'Ente risi", incaricata di predisporre il necessario per giungere ad una vera e propria costituente. Comunque si ponevano alcuni punti fermi e pregiudiziali: 1°) l'Ente Risi deve perdere completamente la sua fisionomia vincolistica e corporativistica che tanto danno fece agli agricoltori 2°) l'adesione all'Ente dovrà essere possibilmente e completamente libera e volontaria 3°) i compiti affidatigli dovranno essere esclusivamente economici
4°) l'amministrazione
dovrà essere affidata alle categorie che non solo vi siano interessate, ma
che ne Nel momento in cui l'intero paese viveva una profonda trasformazione istituzionale e doveva confrontarsi nello stesso tempo con le difficoltà proprie di una pesante gestione finanziaria, gli agricoltori dovettero anche fronteggiare richieste per contribuzioni fiscali straordinarie sui cosiddetti utili di guerra. Fra l'estate e l'autunno del 1947 le campagne del Vercellese vissero momenti di aspri scontri, formalmente per le trattative di rinnovo dei patti di lavoro, ma con accuse di politicizzazione scambiate reciprocamente tra le parti. Si stavano comunque profilando in tutta la loro gravità alcuni problemi aperti fra i diversi soggetti che operano nel settore agricolo, dagli affitti ai patti agrari, dalla sicurezza sociale agli ammassi, dai prezzi ai carichi fiscali. Incominciava ad essere dispiegato comunque un impegno per migliorare le produzioni, reintrodurre quelle abbandonate per la guerra e ricercarne di nuove. La contingenza favorevole della guerra di Corea
Le
elezioni politiche del 1948 videro un impegno dell'Associazione fra
gli agricoltori della Provincia di Vercelli con la candidatura
al Senato di Giovanni Gallo,
il commissario dell’Ente Risi, come indipendente nelle liste del partito della
Democrazia
Cristiana, affiancandosi alla
Federazione provinciale dei
Coltivatori diretti di Vercelli, la quale espresse la candidatura
alla Camera del suo direttore,
Renzo Franzo,
sempre nelle liste della Democrazia Cristiana. I dati sulla campagna risicola derivante dal raccolto del 1949 fecero rilevare un andamento singolare. La ricostruzione postbellica era condotta con riferimento ai parametri economici dell'annata 1938-39, che dovevano essere recuperati. Ebbene, mentre la produzione totale di riso era ancora inferiore, si constatava che la quota esportata era, a febbraio 1950, maggiore di quella consumata sul mercato interno, mentre nel 1938-39 era nel rapporto di uno a tre. L'Ente risi riportava un elenco di quantità esportate, espresse in quintali di risone e addirittura si riferiva: In questi giorni è stato concluso dall'Ente risi col Ministero della alimentazione inglese un contratto per la fornitura in Oriente dì 150 mila quintali di risi. Con tale contratto, in aggiunta a quelli stipulati con la Germania e con altri Paesi, viene data la possibilità immediata di esportare circa 400 mila quintali in risone. Il problema ora stava nel consumo interno, che ristagnava e fu oggetto di apposite campagne di promozione per il riso. Il commercio con l'estero beneficiava di una politica di liberalizzazione degli scambi, mentre nei paesi dell'Oriente, grandi produttori e concorrenti storici, vigevano norme protezionistiche derivanti dalle disastrose condizioni economiche conseguenti alla guerra mondiale, che continuavano a manifestarsi. La guerra di Corea rappresentò un momento particolare per il mercato internazionale del riso, che pose gli agricoltori vercellesi in una situazione di favore, trovando pochi concorrenti sui mercati esteri tradizionali. Forse proprio questa condizione tardò le trasformazioni nel mondo agricolo più tradizionale, che invece avvennero quando si esaurirono le guerre dell’Oriente, approfittando di tutte le innovazioni che erano disponibili.. Fu quello il momento in cui le campagne del Vercellese mutarono totalmente il loro aspetto, soprattutto per il ruolo degli uomini e degli animali. |
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La
raccolta meccanica dei cereali, che subì un'accelerazione
nei primi anni '60, contribuì ad abbattere da 800 a 45/50 |
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