Negli anni immediatamente successivi alla
Liberazione si registrarono dure lotte dei braccianti, dei salariati e delle
mondine vercellesi, per la conquista dei contratti collettivi di lavoro e
migliori condizioni di vita, come avvenne per altre categorie di lavoratori
in Piemonte e in Italia.
Settembre 1945: esce
"L'Amico del Popolo"
Il 25 settembre 1945 uscì il primo numero de
"L'Amico del Popolo",
settimanale della Federazione
comunista vercellese fondato dall'on.
Francesco Leone, il quale riportava le
notizie degli scioperi nelle campagne per la stipulazione del contratto dei tagliariso, avvenuti a metà settembre e conclusi con la conquista di 70 lire
di indennità di contingenza. Al settimanale "La Risaia", organo della
Federazione di Vercelli del Partito socialista italiano, che riprese le
pubblicazioni dopo la Liberazione, si aggiunse così un altro organo di
stampa locale, sostenitore delle lotte di classe nel Vercellese. Il 31
marzo 1946 ebbe luogo a Vercelli il 1° Congresso provinciale della Federterra, l'organizzazione sindacale delle mondine, dei braccianti e dei
salariati agricoli vercellesi.
Le tariffe salariali per il contratto della monda del riso per il 1946,
prevedevano 320 lire al giorno per 8 ore di lavoro, per gli uomini e le
donne dai 15 ai 65 anni, e il 10 per cento in meno per uomini e donne dai 14
ai 15 anni, per i lavori di trapianto del riso lire 350 al giorno, più un
chilogrammo di riso bianco al giorno e la minestra gratuita. Le tariffe per
gli operai della fabbrica Chatillon, dal 1 aprile 1946, erano di lire 20
all'ora per gli operai specializzati; per gli operai comuni sopra i 20 anni
lire 17,05 all'ora, per i manovali sopra i 20 anni lire 15,70 all'ora, per
le donne soltanto lire 11,55 all'ora, più lire 1,25 per cento sul totale.
Dal confronto delle due tariffe salariali emerge che il salario per la monda
del riso era raddoppiato rispetto a quello dell'operaio specializzato della Chatillon di Vercelli,
e quasi triplicato
rispetto a quello delle operaie e questa notevole differenza salariale, che
durava soltanto per quaranta giorni di lavoro, spingeva diversi operai ed
operaie a partecipare ai lavori stagionali di monda e trapianto del riso.
Nella prima decade di luglio l'on.
Giuseppe Di Vittorio
segretario generale
della Cgil, tenne un comizio durante la festa della mondina alla colonia
elioterapica di Vercelli.
Il primo sciopero generale
nella valle Padana
Nel 1947 ebbe luogo, nel mese di settembre, lo sciopero dei braccianti della
valle Padana, i quali, per la prima volta in Italia, uscirono dalla lotta
provinciale per investire con una direzione unica tutte le province.
A questo proposito,
Ilio Bosi, allora dirigente della Confederterra
nazionale, sul mensile "Rinascita"
così si espresse:
"I braccianti
del Vercellese, che sono certamente tra i più poveri dell'Italia
settentrionale, hanno sostenuto il peso maggiore dell'agitazione perché,
quando lo sciopero è stato proclamato, essi di fatto erano in sciopero già
da una settimana, cioè da quando sarebbe stato possibile il taglio del
riso...
Alla cessazione dello sciopero, il governo sottoscrisse, con la firma degli
onorevoli Amintore Fanfani e
Antonio Segni
l'impegno di estendere il
sussidio di disoccupazione ai braccianti ed ai salariati agricoli e di
rendere obbligatori investimenti per migliorie agrarie.
L'anno 1948 fu
caratterizzato dal risultato delle elezioni politiche del 18 aprile, le
quali, anche nel Vercellese, segnarono un successo elettorale della
Democrazia cristiana, che conquistò la maggioranza dei voti e dei deputati
in Parlamento. Nel clima post-elettorale si ebbe l'attentato all'on.
Palmiro
Togliatti il 14 luglio 1948, al quale seguì immediatamente lo sciopero
generale politico fino al 16 luglio, a Vercelli e nel Vercellese, come in
tutta Italia. Successivamente si ebbe, anche nel Vercellese, la scissione
sindacale della corrente democristiana, come avvenne su scala nazionale, con
l'on. Giulio Pastore, valsesiano, che diventò poi
segretario generale della Cisl per diversi anni. Anche nel 1948
proseguirono le lotte sindacali dei
lavoratori agricoli, che portarono
il salario per la monda del riso a lire
1.000 al giorno, più 1 chilogrammo di riso e la minestra gratuita a
mezzogiorno.
Da parte padronale, nel mese di aprile del 1949 si rese noto che alle
trattative della monda del riso sarebbe stata avanzata
la proposta di
abolire i trenta giorni di minimo impegnativo di giornate di lavoro.
Il 16
maggio iniziò lo sciopero nazionale dei lavoratori agricoli e, dopo venti
giorni di lotta, il 5 giugno, nel comune di Ronsecco si raggiunse un accordo
tra le parti, il quale riconfermava l'applicazione del contratto di monda
del 1948; accordo che sarà poi esteso per tutta la risaia.
Il più lungo e difficile
sciopero dopo la Liberazione,
nel settembre del 1950
Un accordo sindacale venne raggiunto nel febbraio del 1950 per la
contingenza. Alla fine del mese di giugno l'on.
Giuseppe Di Vittorio
partecipò, per la seconda volta, alla
festa provinciale delle mondine che si
tenne a Trino. Ai primi di settembre venne stipulato il contratto per il
taglio del riso che confermò le 140 lire
al giorno dell'anno precedente.
Il 29 settembre i giornali locali annunciarono
l'inizio dello sciopero provinciale per l'imponibile di mano d'opera a
carico della proprietà,
per la giusta causa nelle disdette dei salariati
fissi, per le medicine gratuite e altre rivendicazioni. Durante lo sciopero
ci fu un intervento massiccio delle forze di polizia provenienti da altre
province, e solo dopo diciassette giorni si raggiunse un accordo su una
delle tre principali rivendicazioni: le medicine gratuite. Fu il
secondo accordo provinciale su questa materia, dopo quello della provincia
di Bologna. Tuttavia il quotidiano l'Unità precisava:
"Presso il ministero a Roma non si è trovato l'accordo per
l'assistenza farmaceutica e
la questione è rimandata in sede provinciale. Malgrado ciò
gli agrari hanno ancora il modo di tergiversare. Così da domani domenica
i
lavoratori della terra del Vercellese sono in sciopero. Domani mattina si
riunisce il Consiglio delle Leghe per coordinare e sviluppare l'azione. Per
intanto le disposizioni sono di sciopero di tutti i braccianti avventizi e tagliariso con l'esclusione della mano d'opera necessaria ai coltivatori
diretti. I cavallanti solo il governo, i mungitori salteranno la mungitura
pomeridiana di domenica, i manzolai per domenica solo il governo".
"[...] Grandi assemblee di lavoratori in tutti i paesi. Sciopero totale
nelle grandi aziende, mentre in quelle dei piccoli coltivatori si sta
mietendo il riso".
"Il sangue di un altro bracciante è sceso a bagnare la risaia vercellese: a
questo tragico bilancio ha portato, alla fine del sesto giorno di sciopero,
la ricerca insensata della provocazione da parte degli agrari e delle forze
di polizia. A Quinto Vercellese, sulla riva d'uno dei campi della Cascina
Nuova, il bracciante Mosè Braga è stato ferito gravemente all'addome dalla
pistola di un agrario [...]. Non appena venuto a conoscenza del ferimento
del giovane bracciante Braga, l'esecutivo della Camera del Lavoro Vercellese
si è riunito ed ha unanimemente deliberato di proclamare per domani sabato
uno sciopero generale di protesta per i lavoratori vercellesi, biellesi e
valsesiani di tutte le categorie (agricoltura, industria, commercio) ad eccezione dei servizi
indispensabili".
"In seguito al sanguinoso fatto di Quinto Vercellese domani 30 settembre incroceranno le braccia dalle ore 16 alle ore
18 in segno di fraterna solidarietà coi braccianti vercellesi in lotta ed in
segno di vibrata protesta contro gli agrari. Tutti i lavoratori del
Biellese alle ore 16,30 si raggrupperanno in largo Matteotti in una pubblica
manifestazione di protesta. Avrà luogo un comizio pubblico.
Analoghe manifestazioni avranno luogo a Borgosesia, Croce Mosso, Pray,
Ponzone, Occhieppo Inferiore, Cavaglià".
"Anche nel Novarese la Commissione esecutiva della Camera del Lavoro ha
deliberato due ore di sciopero generale per tutti i lavoratori
dell'industria dalle ore 10 alle 12 di domani in segno di protesta contro il
ferimento del bracciante vercellese a Quinto. Ci sono comizi di protesta in
tutte le località della provincia".
La Camera del Lavoro di Torino e provincia a nome dei lavoratori torinesi
offrì la somma di un milione e duecentomila lire a favore degli
scioperanti.
In una lettera alla Confagricoltura,
Di Vittorio affermava tra l'altro:
"Poiché, data la stagione avanzata, il prolungarsi dello sciopero dei
braccianti della Valle Padana potrebbe compromettere una parte notevole del
raccolto risicolo, al fine di evitare una iattura per l'economia nazionale,
la Segreteria della Cgil propone un tentativo comune di conciliazione, con
lo scopo di promuovere in brevissimo tempo un accordo tra le parti con
l'intervento diretto delle nostre due Confederazioni.
"Dopo sette ore di discussione fra
Bitossi, segretario della Cgil,
Luciano
Romagnoli, segretario nazionale della Federbraccianti, l'on.
Sampietro e i
rappresentanti della Associazione provinciale degli agricoltori di Vercelli,
presente il prefetto dott.
Morosi e il Direttore dell'Ufficio provinciale
del Lavoro, è stato raggiunto un accordo di massima per la soluzione della
vertenza bracciantile in atto da 17 giorni in tutte le zone risicole del
Vercellese.
È stato raggiunto l'accordo circa il
contratto provinciale dei braccianti
giornalieri e dei salariati fissi, che andrà in vigore l'11 novembre del
corrente anno. Circa l'assistenza farmaceutica è stato concluso il seguente
accordo:
'Gli agricoltori si impegnano a corrispondere per ogni unità lavorativa loro
derivante in forza dell'imponibile di mano d'opera, come previsto dal
contratto collettivo di lavoro per i braccianti agricoli avventizi, da
valere per l'annata agraria 1950-51, indipendentemente dalla effettiva
prestazione, una indennità straordinaria giornaliera in aggiunta alla paga
normale. L'ammontare dell'indennità suddetta sarà fissata dalle parti entro
quindici giorni dalla firma del presente accordo. Qualora entro il termine
stabilito le parti non abbiano raggiunto un'intesa, la decisione sarà
demandata all'arbitrato dell'Eccellenza il prefetto di Vercelli. Tale
indennità straordinaria ed eccezionale, a richiesta dei rappresentanti delle
organizzazioni provinciali dei lavoratori, sarà trattenuta e versata da
ciascun agricoltore interessato alla Banca sul conto corrente a disposizione
delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, le quali si impegnano di
devolverne l'importo per il raggiungimento delle finalità previste. La
suddetta indennità, in relazione all'art. 4 dell'accordo interconfederale
del 28 giugno 1949, sarà corrisposta fino alla data dell'entrata in vigore
della riforma della previdenza sociale o di qualsiasi altra disposizione
regolante in materia ' [...].
Circa l'imponibile di mano d'opera, affermato il principio dello
sgravio dei
coltivatori diretti da ogni obbligo, su richiesta della Federbraccianti il
Prefetto si è impegnato a garantire l'effettiva
applicazione del testo unico
delle leggi sanitarie e d'igiene, le quali fanno
obbligo ai proprietari di
aziende agricole di provvedere alla sistemazione dei locali di abitazione e
delle concimaie, secondo le norme d'igiene; il
che significa garantire un
notevole assorbimento di mano d'opera e insieme migliori condizioni
ambientali alle famiglie dei lavoratori abitanti nelle cascine.
Negli
anni cinquanta inizia l'esodo dalla risaia, verso il lavoro industriale e
terziario nelle città
Nel corso degli anni cinquanta proseguirono le lotte sindacali per i
contratti, il salario, l'occupazione e la parità previdenziale, mentre
iniziava l'esodo dei lavoratori dalla risaia, i quali, da 30.585
iscritti negli elenchi anagrafici della provincia di Vercelli, scesero a
14.754 nel 1963, ed a 4.185 nel 1978, occupandosi nell'industria e nel
terziario. Un
accordo stipulato nel maggio 1951 stabiliva che, quando il lavoratore
agricolo avesse compiuto cinquantuno giornate di lavoro all'anno, aveva
diritto gratuitamente all'assistenza ospedaliera, farmaceutica, ostetrica,
sanitaria, specialistica e ambulatoriale.
Nella seconda metà degli anni cinquanta, si ottennero limitati aumenti
salariali, e non si riuscì a rinnovare il contratto di lavoro come nel 1956,
per monda e taglio, e nel 1957, per la raccolta del riso.
A Trino nell'aprile 1956 ebbe luogo l'Assise della risaia, con una relazione
di Piero Besate, segretario della
Federbraccianti, e le conclusioni dell'on.
Emilio Sereni. Sono gli anni del
"ridimensionamento" della risaia.
Nel 1958 si tenne a Vercelli una manifestazione al cinema Corso con un
discorso del nuovo segretario nazionale della Federbraccianti
Giuseppe
Caleffi, e nel 1959 venne emessa
la sentenza della Corte Costituzionale che
aboliva l'imponibile di mano d'opera. Dopo limitati aumenti salariali negli
anni 1960 e 1961, solo nel 1962 il salario monda salirà di 250 lire al
giorno, per un totale di 2.170 lire, preludio della lotta per le 7 ore di
lavoro nella monda del riso, che inizierà l'anno successivo.
La lotta
per le 7 ore negli anni sessanta
Dal 18 marzo 1963 entrarono in vigore i
nuovi contratti provinciali di
lavoro per i salariati e i braccianti. Essi prevedevano aumenti di salario
dal 10 al 18 per cento, le qualifiche, e le 46 ore di lavoro per i salariati
fissi, tradotte in un mese in più a 7 ore di lavoro, in conseguenza
dell'attuazione del rinnovo del contratto nazionale dei salariati fissi. Il
14 maggio venne organizzata a Vercelli una manifestazione di mondine per le
7 ore di lavoro nella monda del riso, e dopo le 48 ore di sciopero del 5 e
6 giugno (per le 7 ore in risaia), lo sciopero continuò a tempo
indeterminato nei comuni di Caresana e Villarboit, dove ebbero luogo anche
comizi unitari della Cgil e della Cisl.
In una quindicina di comuni vercellesi le mondariso realizzarono di fatto le
7 ore di lavoro dal 1963 in avanti, ma
solo nel 1968 si ottennero le 7 ore e
30 minuti per contratto; 7 ore e 20 minuti nel contratto del 1969, col
salario di 3.300 lire al giorno. Nei giorni 10 e 19 dicembre 1969 si
scioperò per i patti nazionali di lavoro, i quali vennero rinnovati il 24
dicembre con la conquista delle 42 ore settimanali, un aumento del 15 per
cento, il diritto di assemblea in azienda e di eleggere delegati sindacali
dove siano occupati oltre cinque lavoratori. Si svilupparono anche scioperi
e manifestazioni per pensioni adeguate, in particolare per quelle al
"minimo", e per la parità assistenziale e previdenziale dei lavoratori
agricoli, non ancora completamente acquisita attualmente.
La
Federazione sindacale unitaria e la manifestazione regionale della
Federazione dei coltivatori diretti
Nel 1972 si rinnovò il Patto nazionale di lavoro e si ottenne la
Cassa
integrazione guadagni anche per i lavoratori agricoli.
Il 23 ottobre a
Vercelli si costituì la
Federazione sindacale unitaria Cgil-Cisl-Uil,
composta da Ghisio, Mandrino, Robotti, Coralli, Osenga, Catellani, Ferraris,
Pavese, Graziano, Stefanuto, Lobbia, Pertusi, Massardi, Orlandi, Marazzina
per la Cgil; Abbiate, Data, Sironi, Berardi, Di Criscio, Ferraris, Roggia,
Lo Bascio, La Terra, Marocchi, Nasi, Alaimo, Veziaga, Cesa, Leonardi per la
Cisl; Porro, Novaretti, Zarino, Picaluga, Melotti, Sereno, Zampalla, Panetta,
Massa, Bertini, Sorisio, Di Ronzio, Tennaco, Spinelli, Mascari per la Uil.
Il 31 ottobre, si riunirono i Comitati direttivi provinciali della Federbraccianti-Cgil e della Fisba-Cisl,
e procedettero alla costituzione
della Federazione provinciale unitaria degli operai agricoli. Nella stessa
circostanza venne sottolineata
"la necessità di intensificare ulteriormente
l'azione per il miglioramento delle condizioni salariali e normative
contrattuali degli operai dell'agricoltura, per il raggiungimento di
condizioni generali di vita e di lavoro analoghe a quelle dei lavoratori
degli altri settori produttivi. Particolarmente marcato l'accento posto
sulla necessità che l'azione futura del sindacato esca dai confini meramente corporativisti categoriali, per inserirsi nella azione generale, e sia
elemento incentivante allo sviluppo economico generale di tutta l'economia
della Provincia".
Il 5 novembre 1975 si tenne a Torino la manifestazione dei coltivatori
diretti, in preparazione della quale venne affisso nei comuni del Vercellese
il seguente manifesto: "Le Federazioni provinciali Coltivatori Diretti del
Piemonte invitano
i coltivatori diretti a partecipare in
massa alla manifestazione di
Torino lunedì 5 novembre
per
richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e dei pubblici poteri sul
grave stato di abbandono in cui si trovano oggi le comunità rurali e
l'agricoltura piemontese.
Tutti devono sapere che: - L'agricoltura sta morendo. I coltivatori devono
abbandonare le loro aziende. I costi di produzione aumentano
vertiginosamente. I prezzi dei prodotti agricoli molte volte non compensano
le spese sostenute. Da oltre tre anni è venuto meno un qualsiasi intervento
pubblico, organico e continuativo a favore dei produttori agricoli. Le
federazioni provinciali coltivatori diretti del Piemonte
chiedono
al Governo ed alla Regione d'intervenire
urgentemente per un rilancio dell'agricoltura a livello nazionale e
regionale, anche nell'interesse più generale di tutti i consumatori
italiani".
Le
Conferenze agrarie comunali e zonali
Dal 1970, dopo la costituzione delle
Regioni, al 1973 nel Vercellese si
organizzarono le Conferenze agrarie comunali o zonali,
alle quali parteciparono complessivamente circa un
migliaio di coltivatori
diretti e lavoratori agricoli, oltre a dirigenti sindacali, di partiti
politici e di organizzazioni sindacali, consiglieri comunali, provinciali e
regionali. I promotori furono alcuni comuni e l'Alleanza dei contadini,
organizzazione minoritaria, costituitasi nel Vercellese dopo la Liberazione
con la denominazione Associazione piccoli proprietari e affittuari (Appa)
ed
ora Confcoltivatori.
Costituzione, programmazione e commissioni per i piani zonali di sviluppo agricolo
L'articolo 44 della Costituzione riguarda interamente l'agricoltura ed
afferma testualmente:
"Al fine di conseguire il razionale sfruttamento del
suolo e di stabilire equi rapporti sociali la legge impone obblighi e
vincoli alla proprietà terriera privata, fissa limiti alla sua estensione
secondo le regioni e le zone agrarie, promuove ed impone la bonifica delle
terre, la trasformazione del latifondo e la ricostituzione delle unità
produttive; aiuta la piccola e la media proprietà. La legge dispone
provvedimenti a favore delle zone montane".
Sono passati circa trentacinque
anni dall'approvazione della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza
e, salvo la limitata riforma fondiaria del 1950, che non ha interessato il
Vercellese, una effettiva riforma agraria rimane ancora da attuare.
. L'articolo 11, riguardante la programmazione economica
nazionale e regionale, afferma testualmente: "Lo Stato determina gli
obiettivi della programmazione economica nazionale con il concorso delle
regioni. Le regioni determinano i programmi regionali di sviluppo,
in
armonia con gli obiettivi della programmazione economica nazionale e con il
concorso degli enti locali territoriali secondo le modalità previste dagli
statuti regionali. Nei programmi regionali di sviluppo gli interventi di
competenza regionale sono coordinati con quello dello Stato e con quelli di
competenza degli enti locali territoriali.
La programmazione costituisce riferimento per il coordinamento della finanza
pubblica".
Il Consiglio della Regione Piemonte ha approvato una legge regionale che ha
istituito le commissioni per la elaborazione dei piani zonali di sviluppo
agricolo, composte da sei rappresentanti per ogni comune, le quali sono
state insediate nel Vercellese nel settembre del 1979.
Dopo il necessario periodo di rodaggio, le prime proposte per la
elaborazione dei piani zonali di sviluppo agricolo sono state abbozzate per
la discussione, l'approvazione e per la successiva realizzazione.
Nel frattempo, anche il riso è entrato a far parte della politica agricola
comunitaria, con una
specifica regolamentazione, e l'Ente Nazionale Risi è
diventato organismo di intervento sul mercato.
Negli anni '70 i salari per la monda e la raccolta del riso e per gli altri
lavori agricoli si sono adeguati ai salari degli altri lavoratori. Per
il 1982 le tariffe per la monda del riso sono state di lire 37.707 al giorno
per 7 ore di lavoro, e di lire 7.099 per ogni ora di lavoro straordinario.
Per la raccolta del riso: lire 39.374 al giorno per 7 ore, e 8.064 lire per
ogni ora festiva o notturna.
Le mondine sono però state sostituite dai
diserbanti chimici, i tagliariso dalle mietitrebbie, e sono rimasti in tutta
la risaia vercellese circa 3.000 lavoratori dipendenti e circa 3.000 aziende
di coltivatori diretti, oltre ai particellari, e meno di cento grandi
aziende capitalistiche.
Diritto al lavoro e nuova qualità della vita
L'ultima lotta storica nel periodo da noi considerato, nelle campagne
vercellesi, fu quella dell'autunno 1950, che strappò il principio
dell'assistenza farmaceutica ma non l'aumento di occupazione, che sarà
ottenuto in seguito, con lo sviluppo industriale e terziario, anche se nel
Vercellese ha avuto i limiti storici noti. Per analizzare questi limiti,
alla luce di quanto è avvenuto nell'ultimo decennio, sarà interessante avere
presente la seconda parte degli avvenimenti storici dell'ultimo secolo, i
quali possono essere raggruppati intorno a quattro temi omogenei:
gli
affitti e il costo della terra: ieri e oggi; il
costo della irrigazione,
della bonifica e il
mercato del riso, lo
sviluppo della meccanizzazione, del
diserbo chimico, della
ricerca e della
sperimentazione risicola, i
censimenti della popolazione e lo sviluppo agricolo-industriale e del
terziario negli anni ottanta, per dare lavoro agli oltre 2.000 disoccupati
iscritti all'Ufficio di collocamento di Vercelli, dei quali 900 giovani.
Se ci sono previsioni di aumento della popolazione per il 2000 nel
mondo e in misura minore anche per l'Italia, il Vercellese nell'ultimo
decennio ha registrato un calo di popolazione di 9.000 abitanti; altri 5.000
abitanti in meno si sono avuti nel Biellese e un centinaio in Valsesia, per
un totale di oltre 12.000 unità nella provincia. Il calo di abitanti non
dipende solo da fattori demografici, collegati allo sviluppo di società
mature, come si usa dire: in queste zone avanzate è possibile programmare
uno sviluppo economico nuovo, utilizzando tutte le risorse esistenti, e
richiamandone altre da zone congestionate.
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