Le campagne durante il secondo conflitto mondiale
|
|
Le scarse informazioni La propaganda fascista, preparazione ad un'economia di guerra Dopo l'invasione tedesca della Polonia, il 1° settembre 1939, data di inizio della seconda guerra mondiale, sul quindicinale degli agricoltori furono predisposti articoli di fondo chiaramente destinati a suscitare euforia fra gli agricoltori, sulla sorta dell'esaltazione dei risultati positivi rivendicati per gli ultimi dalla politica agraria fascista.
Sono
appena trascorsi quattro anni da quando i bilanci delle nostre aziende
agricole chiudevano in deficit con riflessi negativi sulle condizioni dei
lavoratori e su tutto l'andamento dell'economia nazionale e l'esodo rurale
non era inferiore a quello dell'oro. A sanare questa situazione ha
provveduto, come sempre, il Duce impartendo al Ministro dell'Agricoltura e
delle Foreste precise direttive. (...) L'articolo, che prosegue con l'elencazione dei risultati di singoli settori, senza dimenticare le opere di bonifica, voleva essere la "Sintesi di quattro anni di politica agraria fascista", secondo il titolo. Tutto quanto era elencato, però, apparteneva più alle indicazioni che non all'effettiva realtà dell'agricoltura che si presentava con un panorama variegato di situazioni differenziate fra le diverse zone agrarie e le stesse aziende agricole.
Si voleva del
resto riaffermare una sorta di preparazione raggiunta per affrontare anche
eventi straordinari. Queste erano le conclusioni espresse il 29 agosto 1939 da. Olmo, presidente dell'Unione degli agricoltori di Vercelli, nel primo dei cosiddetti raduni di propaganda agraria, organizzati per 80 Comuni. In esse si ritrova la prima indicazione precisa per la guerra, pur con tutte le dovute espressioni di perseguimento della pace. Il numero successivo del quindicinale degli agricoltori definiva il momento come quello dell'economia armata:
Gli
eventi bellici in Europa inducono
a considerare la situazione economica come il mezzo e la base per il
potenziamento indispensabile all'Armata ed alla popolazione civile delle
Nazioni.
La disciplina dei
consumi s'impone ed è già previdentemente in atto nell'Italia
fascista per rendere efficienti le nostre riserve alimentari e per stroncare
sul nascere gli eventuali tentativi di accaparramento di prodotti o
d'indisciplina economica a danno della collettività. Le informazioni fornite negli altri articoli del giornale esprimevano una situazione molto meno entusiasta. Compensi ai proprietari dei quadrupedi e dei carreggi requisiti, divieto di vendita e di acquisto del granoturco, divieto di macellazione dei vitelli inferiori ai 125 chilogrammi di peso, licenze per gli addetti all'agricoltura richiamati sotto le armi, pene per gli accaparramenti e imboscamenti di merci, divieti di esportazione delle castagne, denuncia delle quantità di vino prodotto e accantonamento del 20 per cento per la distillazione, limitazione alla distribuzione del gas, ammasso della lana di seconda tosa, l'elenco è più che sufficiente per illustrare il clima entro il quale ci si ritrovava ad operare mentre si concludeva il mese di settembre del 1939. Il Consiglio dei Ministri deliberava intanto l'introduzione di nuove imposte, una ordinaria sul patrimonio e l'IGE, imposta generale sulle entrate, per fronteggiare il disavanzo del bilancio e per le nuove spese militari. La situazione si presentava con cattivi presagi, soprattutto considerando che la stampa di categoria non poteva certamente esprimere opinioni di dissenso, pur obbligata a dare notizie per informare gli agricoltori degli impegni a cui erano chiamati. Fra questi vi fu anche la raccolta e la consegna di tutti i rottami metallici, che si ritenevano con certezza presenti in ogni ambiente rurale. Dal 4 dicembre 1939 si giunse alla proibizione per gli industriali risieri della vendita diretta dei sottoprodotti del riso, «corpetto, mezzagrana, risina, pula, farinaccio, gemma e grana verde», ponendoli a disposizione dell'Ente risi.
II sistema del
controllo totale
della produzione e del mercato era ormai giunto alla fine del 1939 ad
un livello eccezionale.
Fra tutti questi annunci,
il quindicinale degli agricoltori
incrementò gli articoli e le notizie dì informazione
tecnica, chiaramente
indirizzati
a migliorare la produttività dell'agricoltura. Il Consorzio agrario
provinciale di Vercelli dall'inizio del
1940 iniziò ad occupare una pagina intera dì presentazione di macchine,
sementi e concimi, mentre, purtroppo, ci si doveva confrontare con il
razionamento delle fonti di energia come carbone e derivati dal petrolio,
che appunto avrebbero dovuto muovere le macchine che non utilizzavano
la trazione animale. Queste ultime, in ogni caso, erano ancora prevalenti. |
|
|
|
La guerra: imposizione di ammassi, tessera per i beni di prima necessità, la borsanera.
Nel 1940 l'Italia
entrava in guerra con la Francia e l'Inghilterra. Dopo l'avvio
apparentemente facile del conflitto, che illude sulle reali possibilità
italiane,
arrivarono i
provvedimenti di guerra, con
l'imposizione
degli ammassi e il conferimento obbligatorio dei
generi alimentari. Fu applicato il
blocco dei prezzi
di beni e servizi. Si diedero
norme per
l'oscuramento. Si applicarono
addizionali di
guerra all'imposta complementare sul reddito, che era stata diffusa
alle categorie agricole sin dal 1925. Fu esteso il tesseramento a burro,
olio, lardo e strutto, coinvolgendo Ì
produttori agricoli in un controllo
sempre più pressante delle loro produzioni. Il 1940 terminava con
espressioni di
incitamento agli agricoltori per un loro
impegno totale al fine di garantire l'autosufficienza
alimentare del paese in guerra.
Non vi è dubbio che nel
contesto generale siano state messe in essere anche
forme di evasione.
Un preciso indice lo si ritrova nella revisione delle leggi che sanzionavano
i comportamenti illeciti, che si ebbe nel febbraio del 1942, dopo la legge
generale dell'8 luglio 1941.
Il sistema degli
ammassi e del razionamento, senza dimenticare i rifornimenti per i militari,
poteva offrire occasioni di trasgressioni in diverse fasi della vera e
propria filiera che, partendo dalla terra, portava i prodotti finali
al mercato dei consumatori. I provvedimenti adottati dal Comitato Interministeriale per gli approvvigionamenti, la distribuzione e i prezzi allo scopo di assicurare alla Nazione una razione alimentare adeguata alla attuale situazione granaria, impongono a tutti gli Italiani una nuova prova di disciplina e di comprensione degli immensi valori storici che questa guerra universale ha posto in gioco. In questo momento tutti i figli d'Italia, a qualsiasi categoria economica e sociale appartengano, qualunque sia il campo del loro lavoro, devono essere sulla stessa linea e sentire come primo inderogabile dovere quello della solidarietà nazionale. Anche i rurali pertanto sono chiamati a dare il loro contributo. Tale contributo si concretizza nella cessione agli ammassi di una quota parte del grano o del granoturco - che essi hanno diritto di trattenere per i bisogni alimentari propri, dei famigliari e dipendenti; quota che è parte corrispondente alla decurtazione arrecata alla razione di pane per i non produttori. A parte il notevole contributo materiale che in tal modo si sarà recato al raggiungimento della saldatura tra il vecchio e il nuovo raccolto, l'apporto degli agricoltori ha un altissimo valore morale in quanto testimone ancora una volta della intima unità e fusione del popolo italiano, graniticamente compatto di fronte al nemico. La consegna delle aliquote di cereale deve assumere pertanto il carattere di una unanime manifestazione di fede patriottica e civile.
Si toccava in questo modo
uno dei punti che
più creavano contrapposizione fra i produttori agrari e i consumatori,
che già avevano richiesto interventi delle organizzazioni degli agricoltori,
cioè una differenza di trattamento
per i consumi individuali e i margini di manovra disponibili nelle campagne.
La campagna di monda del
1943, se
fosse stata attuata in periodo di pace, avrebbe potuto essere considerata
come eccezionale, almeno a leggere il numero complessivo dei contingenti di
mondariso stabiliti per la provincia di Vercelli: ben 26.310 contro i
24.30.0 previsti nel 1939. Giunsero quindi Le ore più gravi della
nostra storia, come si espressero gli agricoltori vercellesi,
nell'apprendere la notizia della nascita della Repubblica Sociale.
L'anno 1943 terminava con
la pubblicazione
del Programma del Partito Fascista Repubblicano. Seguì il periodo
dell'occupazione
tedesca, delle incursioni aeree nelle campagne, del dramma
degli sfollati dalle grandi città, della guerra civile sino
al tracollo dell'aprile del 1945.
È la fase più difficile da ricostruire sulla base delle fonti documentarie
originali, in gran parte disperse e spesso distrutte, pur se esistono
numerosissime testimonianze dei protagonisti, di valore molto differenziato.
Senza volere né potere procedere ad una narrazione dettagliata degli eventi
di quegli anni, si deve ricordare che le terre del riso,
pur vivendo tutte le tragedie e le difficoltà derivanti dalle terribili
vicende quotidiane, si trovarono nella condizione di essere considerate fra
le poche ricchezze disponibili. Il riso del
Vercellese e degli altri comprensori risicoli svolsero un ruolo importante
nel fornire un contributo alle misere razioni alimentari distribuite con le
tessere annonarie. Nell'inverno del 1944-45 sembrarono molto lontani Ì tempi
in cui si vietava l'impiego delle farine di riso nella panificazione: in
molti giorni il pane fu confezionato con sola farina di riso. |
|