Molto lineare è l'interpretazione della realtà umana e storica da
parte di Manzoni. La morale cristiana opera differentemente
nel cuore e nelle scelte di vita degli uomini e li distingue - a livello
narrativo - in personaggi positivi e personaggi negativi.
Il '600 è del resto un secolo particolarmente adatto ad evidenziare
l'appartenenza dei personaggi ad ambiti eticamente ben circoscrivibili.
Ad esempio la scelta religiosa di alcuni di essi è assolutamente
opportunistica e tesa a mascherarsi dietro al il potere dei più forti (
Don Abbondio ) o addirittura a confondersi con le logiche feudali della
sopraffazione ( Padre provinciale, Madre badessa, Monaca di Monza ).
In altri personaggi è invece scelta coraggiosa di sacrificio e rinuncia,
espiazione e consapevole esercizio della carità cristiana ( Padre
Cristoforo ) oppure apostolato e guida di una intera comunità (
Cardinale Federigo Borromeo ). La definizione etica del carattere del
personaggio coincide con la sua collocazione ad una polarità negativa o
positiva nell'intreccio del romanzo. I coadiutori dei personaggi
positivi sono anch'essi inseriti nell'area del bene, in quanto coagiscono
per la realizzazione dei valori cristiani. La Provvidenza divina,
legge superiore della storia operante sugli eventi umani, ha il compito di
fornire premi e punizioni, ricompense e sofferenze in rapporto alla
scelta di campo dei personaggi stessi. Il dolore e la sofferenza
sono - nella prospettiva cristiana - prove a cui siamo chiamati: la
coerenza nel testimoniare adesione ai valori del
cristianesimo ( le virtù teologali della fede, speranza e carità
) assicura il raggiungimento di obiettivi esistenziali, affettivi, e perfino
economici. In una prospettiva finalmente ottimistica della storia.
Esiste per la verità uno spazio della mediazione, che consente il
passaggio dei personaggi dall'area del male a quella del bene, dopo aver
affrontato vittoriosamente la prova a cui Dio li ha destinati. La
loro militanza cristiana significa automaticamente rinnegamento delle
logiche di violenza oppressiva che la nobiltà feudale del '600
pare riproporre incessantemente ( Ludovico, l'Innominato ).
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Manzoni muove la sua analisi del '600 sul piano narrativo, ma è attento
a giustificare strutturalmente ogni scelta di campo, utilizzando una
specie di isomorfismo tra i contesti esistenziali dei personaggi e quelli
storico-sociali in cui essi sono naturalmente inseriti.
La negatività di Don Rodrigo non appare solo legata alla sua smania
persecutoria nei confronti di Lucia, ma più generalmente alla sua irrisione
della giustizia, alla sua futile demistificazione della morale religiosa,
alla sua cieca smania di esercizio del potere fine a se stesso... tutti
caratteri tipici della sua classe di appartenenza ( la piccola nobiltà
lombarda protetta dagli Spagnoli ). La sua misera fine non è solo la
punizione di Dio nei confronti di un peccatore impenitente, ma anche lo
scacco potenziale di un intero ceto politico senza alcun futuro in un secolo
che sta lentamente < provvidenzialmente > preparando i nuovi valori
dell'Illuminismo della libertà e dell'uguaglianza.
Così pure la vicenda della Monaca di Monza non enfatizza solo il
dramma psicologico dell'infelice vittima di un oscuro disegno famigliare, ma
mette in luce anche le riprovevoli connivenze del potere religioso (
Padre provinciale, Madre Badessa ) che non esitano a fiancheggiare lo
spadroneggiare del potere politico della famiglia di Gertrude..
In conclusione il sistema dei personaggi dei Promessi sposi (
cioè il quadro complessivo delle loro relazioni attrattive ed oppositive
e delle logiche sottese a tali rapporti ) è
perfettamente prevedibile nella sua paradigmatica simmetria.
Non c'è personaggio capace di incarnare valori positivi a livello morale,
senza rinnegare fino in fondo le forze storiche negative che pervadono il
secolo, come non c'è personaggio negativo che venga davvero toccato dalla
repulsione per quanto c'è di insano e irrazionale nel '600. Così ignoranza,
insipienza, arroganza e falso senso dell'onore vanno d'accordo con
l'irrisione delle leggi, della morale e del decoro; mentre spirito di
sacrificio, mansuetudine, purezza e carità si sposano naturalmente ad uno
senso egualitario sconosciuto alle classi feudali del XVII secolo.
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