Lo sviluppo narrativo
dell'Adelchi ( 1822 )
La vicenda della tragedia Adelchi Il popolo longobardo occupa ormai da quasi 200 anni l’Italia e minaccia con il suo re DESIDERIO lo stato pontificio ed il Papa ADRIANO I. Costui chiede aiuto al re dei Franchi CARLO.
CARLO ha sposato ERMENGARDA, la figlia di
DESIDERIO ma ora la ripudia e si accinge a scendere in Italia per
attaccare l’esercito longobardo. Manzoni giudica colpevole l’azione dei
Longobardi contro il popolo italiano, ingiustamente privato delle sue
terre, e ritiene soprattutto vile l'attacco prospettato contro la Chiesa di
Roma, unica protettrice della gente italica e suo elemento di coesione
culturale e morale. ADELCHI, sinceramente religioso, pur riconoscendo la colpa di CARLO non ritiene giusta la guerra contro l’indifeso pontefice. Seguirà, nonostante tutto, il padre, anche se sente lontana dalla sua natura di nobile cavaliere questa azione. Allo scoppio del conflitto molti duchi longobardi si preparano a tradire Desiderio e si apprestano a schierarsi con Carlo. Tra questi il traditore SVARTO. CARLO è accampato presso le Chiuse di Val Susa (unico passaggio per chi voglia invadere dall’ occidente l’Italia ) baluardo apparentemente insormontabile per la natura ostile dei luoghi e per l’attenta difesa di Adelchi. Carlo sta per abbandonare l’impresa. Giunge il diacono MARTINO, inviato dall’arcivescovo di Ravenna. Egli, dopo un'avventurosa traversata delle Alpi scopre un passaggio agevole e sconosciuto ai Longobardi, che permetterà all’esercito di Carlo di entrare in Italia e di cogliere di sorpresa Desiderio. ADELCHI è a colloquio con lo scudiero ANFRIDO e gli confessa che la sua scelta di sostenere il padre nella guerra contro il Pontefice va contro i suoi nobili ideali. Adelchi riconosce le antiche colpe del suo popolo. Anfirido apprezza la sua nobiltà d'animo e gli predice un destino di generosità, sofferenza e dolore. CORO ATTO III. Il popolo italiano vede giungere i Franchi e spera inutilmente di avere da loro la sua antica libertà. I Longobardi sono in fuga, ma l’esercito di Carlo non è giunto in Italia per porre fine al al servaggio di un 'volgo disperso che nome non ha"
ERMENGARDA nel convento di Brescia è assalita
dal terribile ricordo del passato amore per Carlo. La sua
agonia lacerante, inutilmente consolata dalla sorella ANSBERGA, si
chiude con la pura offerta della sua anima a Dio. Desiderio è sconfitto. Nella decisiva battaglia di Verona anche il figlio Adelchi è ferito a morte. Si presenta in un ultimo colloquio al padre, prigioniero di Carlo; lo rincuora e gli dice di non rammaricarsi per la sua morte e per la perdita del regno. Essere re è sinonimo di potere ingiusto e quindi ogni giorno trascorso lontano dal potere lo renderà ben accetto a Dio. Infatti sulla terra "non resta che fare il torto o patirlo”. " Una legge iniqua regge gli uomini, in base ad essa non è possibile essere giusti impunemente.
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Sistema dei personaggi dell'Adelchi
Popoli e sovrani |
Personaggi che si
staccano dalla colpa del loro popolo. |
Entità storiche positive |
Forze storiche
coadiutrici, destinate ad incarnare |
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Papato |
Franchi |
Desiderio
Desiderio |
Ermengarda Adelchi |
Adriano I chiama in suo aiuto in Italia Carlo re dei Franchi |
Carlo Magno ripudia Ermengarda
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Adelchi a colloquio con Anfrido contesta l'attacco vile del padre al Papa, |
Il diacono Martino consente a Carlo Magno di entrare in Italia, indicando un sentiero sconosciuto ai Longobardi |
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Ermengarda CORO atto IV - Agonia e morte di Ermengarda |
La Chiesa trova in Carlo Magno il suo difensore armato che la aiuterà a mantenere anche il suo potere territoriale in Italia. |
CORO atto III - Il popolo italiano spera invano la libertà dai Franchi. Manzoni ricorda che la libertà che non viene mai donata da popoli stranieri |
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Desiderio
Desiderio |
Adelchi
Adelchi
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Carlo Magno
Carlo Magno |