La bellezza neoclassica e l'idealizzazione.


Alla base del concetto di bellezza neoclassica c'è senza dubbio la tendenza all'idealizzazione. Intendiamo con questo termine ogni tentativo di innalzamento iperbolico ( straordinario ) del soggetto artistico ( personaggio, contesto, evento ) al di là del suo concreto storico riferimento, per renderlo eterno, emblematico di valori, universali nella memoria degli uomini. Il riferimento ad antichi soggetti mitologici si inquadra in questa volontà di ricollegare passato e presente senza porre attenzione alle specificità storiche dei soggetti, ma affiancandoli nel tentativo di ricondurli alla comune grandezza e incisività degli effetti scenografici.

In poesia Foscolo riconosce al mito un valore altrettanto universale: quello di richiamare per gli uomini alcuni eventi chiave della storia dell'umanità ( come ad esempio la nascita delle arti ) o di fissare valori profondi della sensibilità umana ( amor figliale, ospitalità, suggestione della giovinezza, bellezza della natura personificata della bellezza femminile divinizzata,...ma anche valore militare e spirito di sacrificio ).



Canova, Ebe ( la Giovinezza ), 1816


David, Madame de Récamier, 1800
 

All'amica risanata

L'ode del 1802 e' stata dedicata alla donna amata Antonietta Fagnani Arese, che fu a lungo ammalata La guarigione è occasione per esaltare l'incorruttibilità della bellezza come valore ideale, quando esso venga opportunamente celebrato dai poeti..

Il motivo dell'ode e' racchiuso nel tema della bellezza femminile, capace di consolare l'uomo dagli affanni della vita. Il ritorno della bella donna nei ritrovi notturni fa sì che i giovani, ammirandola, dimentichino le danze: sia che ella canti accompagnandosi con l'arpa, sia che ella danzi, sempre è motivo di ammirazione la sua presenza. La prima parte dell'ode tende a ricreare il fascino della presenza femminile.

Le Grazie negano ogni favore a chi crede che la bellezza sia fugace e destinata a scomparire con il tempo. Viceversa essa e' resa eterna dal canto dei poeti che, con la forza dei loro versi hanno trasformato  donne mortali come Diana ( terrena cacciatrice), Bellona; (amazzone invincibile), Venere (  regina di Cipro), in divinità oggetto di culto.

Anche Antonietta Fagnani Arese, dopo aver riacquistato la sua bellezza, non verrà meno nel ricordo dei posteri, perchè il poeta la sottrarrà all'oblio del tempo con il proprio canto e la farà vivere eternamente

La figura femminile è quindi celebrata dalla poesia e accanto al mito della bellezza serenatrice, nasce un secondo ideale per Foscolo: il mito della poesia eternatrice.;


Canova, Le Grazie, 1812 - 1816
 

Commissionata nel 1813 dalla moglie di Napoleone, l'opera di Canova celebrava uno dei temi particolarmente gradito agli artisti e ai teorici del Neoclassicismo; essa evidenziava un desiderio di grazia e compostezza, che in quegli anni era molto ricercato nell'arte figurativa. Per l'impostazione, Canova si ispirò alle opere dell'antichità classica, dove però la dea centrale era sempre stata raffigurata con le spalle all'osservatore; l'artista, invece, rappresentò la figura di Talia frontalmente e modificò solo le due figure ai lati.
L'abbraccio delle tre dee e la posizione delle loro gambe sono impostate in modo tale da suscitare un effetto di movimento circolare, mentre l'espressione dei volti dona una sensazione di delicatezza all'intera opera. Canova scelse di utilizzare del marmo in quanto esso evita gli effetti di chiaroscuro e permette una maggiore levigatezza della superficie.
L'opera è oggi conservata all'Ermitage di Leningrado.



A. CANOVA, Paolina Borghese come Venere vincitrice, 1805 - 1808

 


Canova ricevette dalla famiglia di Napoleone importanti committenze, tra cui la statua in marmo che immortala la sorella dell'imperatore, Paolina Borghese; l'opera gli fu commissionata dal principe Camillo Borghese, secondo marito della donna.
In quest'opera, prevale la bellezza naturale femminile, condotta fino al massimo grado di
idealizzazione
L'artista veneto si ispirò alla leggenda del giudizio di Paride. Paolina è raffigurata con in mano il pomo vinto. Giace semisdraiata su un lettuccio, con il corpo ricoperto parzialmente da un velo di lino; la superficie di marmo del letto fu modellata in modo da rendere le pieghe provocate dal peso del soggetto.
Canova utilizzò, per l'opera, un unico blocco di marmo e ricoprì la statua terminata con della cera sciolta per donarle un effetto luminoso rosato che aumenta il realismo della composizione scultorea. L'opera è ora conservata a Roma, all'interno della Galleria Borghese.

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