Tra
le diverse forme in cui si può manifestare, l'ansia può presentarsi
in connessione ad una prestazione sociale, cioè in relazione ad un
impegno o ad una attività che richiede un certo tipo di abilità,
cognizioni o conoscenza.
L'ambiente scolastico costituisce un luogo in cui
si può produrre un'ansia legata alla prestazione. Anche se il
fine del sistema scolastico è avvicinare al mondo della cultura e della
tecnica, aprendo la sua mente e la sua anima a quanto vi è di più
importante nel sapere, sia per la vita sia per il lavoro, la
prestazione scolastica, cioè la valutazione dell'apprendimento con un
risultato che si condensa durante l'interrogazione e il voto, possono
diventare l'unico oggetto della preoccupazione dell'alunno. Il
piacere di studiare e il desiderio di sapere vengono così messi in
secondo piano, o addirittura si perdono.
Per affrontare il problema dell'ansia è innanzitutto necessario partire
dal presupposto che le manifestazioni dell'ansia non sono tutte uguali;
e tenere bene presente che anche le persone non sono tutte uguali. Niente
è più deleterio del trattare le forme di ansia scolastica come se
fossero tutte uguali, senza tenere conto delle differenze individuali,
in un ambiente come la scuola, che già di per sé, come ogni altra
istituzione, deve mantenere operante un livello sovraindividuale. Del
resto tutti sappiamo, per esperienza diretta, che possiamo essere in
ansia per diversi motivi; che non tutte le ansie che abbiamo provato
sono delle stesso tipo; che non per tutte ci preoccupiamo come per
qualcosa di patologico.
Il fatto di provare una sensazione di ansia che oltrepassi una certa
soglia, fa sì che la prestazione ne risulti compromessa o resa
gravemente difficoltosa. Si crea, infatti, un circolo vizioso: ad una
sofferenza (l'ansia), si aggiunge una cattiva prestazione, che accresce di
fatto l'ansia successiva; in questa spirale, la persona non può fare
altro che sottrarsi alle successive prove e verifiche, interrompendo di
fatto la possibilità di proseguire il percorso scolastico. Queste "assenze"
(dalla lezione, dalla classe quando c'è una verifica, dalla scuola e
dalla vita scolastica) vanno considerate come un rimedio e non come
puramente sintomatiche; la persona le mette in
campo per fronteggiare una angoscia che rischia di mandare in frantumi il
senso del proprio valore. Esse vanno valutate quindi attentamente: intendo
qui riferirmi all'attenzione e al giudizio che su di esse può arrivare
dal corpo docente o dai genitori.
Ciò che bisogna fare come primo passo di fronte ad una situazione di
questo tipo, è distinguere nel modo più preciso possibile le
circostanze in cui si è prodotto il primo fenomeno ansioso rilevante o
la prima circostanza in cui si è verificata l'assenza. Bisogna cioè capire
se il problema che ha scatenato l'ansia sia stata la valutazione da parte
dell'insegnante, oppure se non sia stato un evento problematico o
traumatico, che abbia inciso negativamente sui rapporti tra l'alunno in
difficoltà e i compagni di scuola.
Va sottolineato che questa operazione può richiedere tempo; è necessario
infatti mettere in un moto un processo di comprensione di quello che
l'alunno sta vivendo. E' sempre auspicabile che questo processo venga
coadiuvato da un esperto che può avere la funzione di creare un buon
ambiente di riflessione tra gli insegnanti. Questo ruolo dell'esperto nel
gruppo degli insegnanti deve essere considerato della massima importanza e
non è secondario rispetto all'altro ruolo, più tradizionale, di
ascolto dell'alunno. In un certo senso, questa operazione di
comprensione, se bene avviata, svuota il corpo docente da eventuali
tensioni o preoccupazioni che l'alunno impone: uno svuotamento che produce
un ambiente affettivamente meglio orientato per l'alunno.
Dott.
Luigi Colombo |
Si
tratta della riflessione di uno psicologo sul ruolo dell'ansia
da prestazione nella scuola. Ognuno di voi come studente avrà
vissuto la paura dell'interrogazione o della prova in classe, l'ansia per
una valutazione, che viene sentita spesso come una prova con se
stessi non superata. Il brano cerca di dare una giusta dimensione a
tali problemi anche quando si presentano in forme più gravi, che
degenerano in assenze, abbandoni o anche solo nel rifiuto di sostenere le
prove o affrontare certi compiti di studio. Lo psicologo suggerisce come
affrontare tali casi.
La
lettura dell'articolo è un'occasione per far maggior chiarezza su queste
problematiche che forse ti riguardano da vicino - almeno un po' - nel tuo
ruolo di studente. |